Bari – LA reazione scomposta dell’Ilva, che arriva a ventilare azioni legali nei miei confronti, che ho chiesto semplicemente un suo aiuto economico per i miticoltori colpiti dall’ennesima tragedia delle “cozze alla diossina”, mi conferma che questa fabbrica (uno dei poteri forti della nostra città) preferisca avere a che fare con politici proni ai suoi voleri (in cambio, forse, di qualche posto di lavoro o appalti ?) a chi come me cerca di tutelare al meglio, esercitando democraticamente il suo mandato di Consigliere Regionale, gli interessi del nostro territorio.
Nella mia ultradecennale attività politica di minacce, anche fisiche, ne ho ricevute tante, ma non mi spaventano, anzi mi rafforzano nel convincimento di essere sulla strada giusta e di continuare imperterrito ad andare avanti. Prendo atto della risposta negativa dell’Ilva, che ancora una volta si dimostra un corpo estraneo al nostro territorio, da cui trae il massimo profitto mentre lascia qui solo le briciole e tanto, tantissimo inquinamento. Nella mia nota non ho citato gli scarichi a Mar Piccolo dell’Ilva, ma le risultanze che abbiamo ricevuto nella Commissione Ambiente dal Piano Regionale delle Bonifiche, dove si evince (a pag. 29) che mentre l’ENI sta svolgendo un intervento di bonifica delle acque sotterranee, per l’Ilva: “Nonostante ripetuti solleciti delle Conferenze di Servizi ad attuare con urgenza gli idonei interventi di messa in sicurezza di emergenza (MISE) della falda, ad oggi non risultano attivate misure in tal senso né risulta pervenuta documentazione relativa ai progetti di bonifica dei suoli e delle acque.”
E di inquinanti pericolosi immessi dall’Ilva nelle falde di superficie e di profondità dal Piano ne sono citati tantissimi: dai “cianuri totali per gli inorganici” al “manganese, arsenico, cromo totale e cromo esavalente, IPA, piombo, nichel, triclometano, tetracloroetilene” ed altri nomi che solo a leggerli spaventano. Non dovrebbe essere sufficiente questa oggettiva analisi per un Amministratore accorto che, nonostante i condizionamenti dei poteri forti che dominano la nostra Città depredandola del suo habitat naturale e del suo futuro, intende, invece, proteggerla e risanarla?
Per quanto riguarda la sentenza del Tar che sospende gli effetti della Conferenza decisoria del Ministero dell’Ambiente del 25 Marzo u.s., ne prendo atto.
Non ho mai avuto dubbi sulla bravura professionale dello stuolo degli avvocati dell’Ilva, ma gli organi tecnici della Regione mi dicono che è solo una battuta di arresto, quando si entrerà nel merito saranno in grado di dimostrare, insieme al Ministero dell’Ambiente, quanto fosse opportuna e giusta quella decisione”. Altri Organi dello Stato e regionali stanno operando in questi mesi sul degrado ambientale provocato dall’Ilva alla Città di Taranto: dalla Magistratura, ai Carabinieri del NOE, all’Arpa e alla ASL, avremo la pazienza di aspettare dati inoppugnabili.
Sta di fatto che nonostante la situazione sia tragica il sottoscritto è ancora convinto che con la Proposta di Legge di SEL e della Puglia per Vendola, di cui sono primo firmatario e che in autunno sarà discussa dal Consiglio Regionale, si possano limitare in una norma molto più rigorosa e restrittiva rispetto a quella nazionale (proprio per tutelare al massimo la salute dei nostri concittadini) le attuali emissioni inquinanti dell’Industria tarantina.
Ma l’Ilva non fa nulla per aiutarci in tal senso. Finendo anzi con i suoi atteggiamenti arroganti e minacciosi col dare ragione all’estremismo ambientalista, che la vedono ormai come un corpo estraneo alla nostra Città, da estirpare il più presto possibile per evitare che i suoi veleni la distruggano definitivamente”.
(Alfredo Cervellera è attuale consigliere regionale SEL)
Sono perfettamente daccordo con quanto il consigliere Cervellera denuncia, magari (solo quando viene minacciato personalmete),Egli è nel vero quando invece sostiene: ” Ma l’Ilva non fa nulla per aiutarci in tal senso. Finendo anzi con i suoi atteggiamenti arroganti e minacciosi col dare ragione all’estremismo ambientalista, che la vedono ormai come un corpo estraneo alla nostra Città, da estirpare il più presto possibile per evitare che i suoi veleni la distruggano definitivamente”.
Bravo, a testa alta. Più la gente contro cui combatti è delinquente più è un orgoglio ricevere minacce. Ci sono omucoli a cui quella gente fa complimenti. Pensa che individui sono.
Mazza: “Prime impressioni sul rapporto ambiente e sicurezza Ilva 2011”
Il Consigliere regionale de l’Italia dei Valori, Patrizio Mazza ha diffuso il seguente intervento:
“Avendo assistito in ILVA Fire di Taranto alla presentazione del Rapporto Ambiente Sicurezza 2011 faccio le seguenti considerazioni, soprattutto in virtù del fatto che non era possibile esternarle la stesso.
Assistendo alla lunga passerella di personalità accreditate a relazionare ho seguito con vivo interesse l’intervento iniziale del rag. Fabio Riva che ha decantato il raggiungimento di risultati ‘di provata eccellenza’ dell’industria, specie in sicurezza sul lavoro e sostenibilità, dichiarando inoltre che la prossima vittoria ILVA sarà rappresentata dall’ottenimento della certificazione EMAS, che comproverebbe il considerevole impegno aziendale a mantenere alto il livello della tutela ambientale, e ha terminato dicendo che mai e poi mai cederanno di un centimetro nel diminuire la produzione in virtù di regole economiche e di mercato dettate dal socio azionario, fermo restando che non perduri la rincorsa al sensazionalismo mediatico effettuato da intereventi polemici sullo stato di salute della popolazione e degli operai, mentre ha considerato positivamente il confronto “duro e serio” con le istituzioni locali. Ed infatti le istituzioni locali rappresentate dall’arcivescovo Mons. B.L.Papa, da Gianni Cataldino, in rappresentanza del sindaco di Taranto, da Gianni Florido presidente della provincia, gli hanno fatto da eco nel riconoscere i benefici della presenza industriale sul territorio ionico così anche Pentassuglia nel suo perseverante equilibrismo politico, ed ugualmente remissivi alle ragioni del dio ‘profitto e competitività’ sono stati gli interni all’ILVA come l’ing. Buffo, relatore del Rapporto Ambiente e Sicurezza 2011, la rappresentante delle OO.SS. sig.ra DE Virgiliis e l’ing. Capogrosso.
Criticità sono state insinuate dall’assessore all’Ambiente Nicastro, mentre Assennato, Direttore Arpa Puglia, ha avuto un piglio di dissintonia tecnica riportando, durante la sua dissertazione, relativa ad una statistica mondiale delle industrie di settore, valori per i quali l’ILVA figura al 52° posto per il canone economico in termini ambientali e di salute dei cittadini etc .
Io commento dicendo che ho sempre ritenuto che l’Ilva ha una funzione sociale di esclusivo sostentamento economico per la popolazione e ciò è dimostrato proprio delle tabelle recepite dall’EEA cui si è riferito Assennato, ma anche stando ai dati in pil e ricchezza forniti nel corso del tempo dal prof. Pirro, componente del CSI ILVA, nei suoi svariati editoriali.
Mi rammarico però del fatto che ‘nessuno’ dei presenti ha riferito che sono emersi nel corso del tempo dati probanti l’esistenza di un danno reiterato provocato nei terreni, nel mare ed in tutti i luoghi ove l’industria produce e nessuno ad oggi è disposto a sostenere che considerato il nesso di causalità tra attore e danno provocato bisogna immediatamente valutare l’ammontare di un ristoro, di un risarcimento, da riversare sui danneggiati, sulla comunità ed il territorio compromesso. Nessuno ha detto che se ipotizzassimo alternative economico-lavorative per coloro che sono all’interno dell’apparato industriale ci possa essere uno sviluppo economico maggiore di quello che l’Ilva determina.
Pur riconoscendo che l’ILVA è nata in tempi in cui si considerava il miraggio industriale come il non plus ultra per progredire, non si può rinnegare che il territorio dove è nata poteva avere ben altre prospettive e verosimilmente di grande e migliore impatto economico. L’area in cui sorge si sarebbe prestata a miriadi di attività e oggi dobbiamo fare i conti anche con i danni prodotti e la mancata possibilità di far decollare alternative economiche.
La sussistenza sociale che la grande industria mantiene è sufficiente a controbilanciare il danno economico che la stessa può provocare in termini di inquinamento e danno alla salute dei cittadini? Secondo il rapporto del prof. Assennato relativo alle tabelle dell’agenzia europea dell’ambiente che prendono in considerazione alcuni indicatori di economia sanitaria relativi all’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute, nell’esame di 622 impianti europei tra i quali l’ILVA, non mi sembra di ravvisare ciò”.