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LENTEZZA A parte il “Manfredonia svegliati” dell’arcivescovo Moscone, solo chiacchiere. Nell’insieme: zero dibattito politico

"Hai ragione, la lentezza con la quale gli attori politici esprimono le loro analisi riguardo al fenomeno mafia a Manfredonia è preoccupante"

LEGGI ANCHE //  “Giù le mani” un punto di non ritorno. Manfredonia sembra morta. Silenzio imbarazzante dei ‘big politici’
AUTORE:
Andrea Pacilli
PUBBLICATO IL:
3 Maggio 2024
Manfredonia // Politica //

A cura di Andrea Pacilli per StatoQuotidiano.it

Gentile Direttore

Ho letto il tuo intervento del giorno 13 marzo dal titolo “Giù le mani un punto di non ritorno” e, condividendone l’analisi, mi sono ricordato di alcuni appunti redatti in occasione della prima manifestazione che in città parlò pubblicamente di mafia, quella organizzata dal Rotary club di Manfredonia (all’epoca ne ero il presidente) il 28 settembre 2019.

Mi aspettavo dunque che al tuo intervento ne seguisse qualcun altro, in merito, dal versante delle forze politiche organizzate. Invece, settimana dopo settimana … niente, a parte le sollecitazioni della chiesa sipontina e del suo vescovo. Adesso la caccia selvaggia al candidato sindaco si è finalmente conclusa, pare, ma della questione che tu hai posto, questione fondamentale da risolvere in città … ancora silenzio.

Hai ragione, la lentezza con la quale gli attori politici esprimono le loro analisi riguardo al fenomeno mafia a Manfredonia è preoccupante; lo dico da giornalista ma anche da imprenditore che dal territorio si è distaccato andando per forza di cose ad operare altrove. Visto però che resto giornalista, provo a proporre un approfondimento di analisi, per poi arrivare ad una conclusione.

Il fenomeno mafioso tecnicamente parlando si insedia sulle rive del golfo più o meno intorno alle metà degli anni ’80: la città è scalo inizialmente per il contrabbando, successivamente è scelta come piazza di riciclaggio: spaccio e prostituzione sono le attività accessorie (don Carlo Sansone, inascoltato, lo spiegava molto bene all’inizio degli anni ’90). Dopo la crisi Enichem questa economia gradualmente si espande nel tessuto cittadino. Arriva in maniera soft in una comunità che prima non aveva vissuto grandi eventi criminali e dunque, per comodità, continua ad evitare eclatanti fatti di sangue.

Gradualmente le resistenze del tessuto sociale cedono mentre questo del riciclaggio diventa uno dei principali filoni “produttivi” del tessuto economico: l’intervento pubblico del contratto d’area come è arrivato se ne va, la “produttività” mafiosa resta e regola sempre più l’economia criminale e l’economia stessa della città. L’evoluzione è nella costruzione di un volto vincente della “ditta”: al netto delle vicende giudiziarie che la coinvolgono già da tempo, si tenta l’operazione dell’emersione nella vita pubblica e si punta ad istituzionalizzare il consenso.

Gianrico Carofiglio (immagine da oreal.de)
Gianrico Carofiglio (immagine da oreal.de)

 

Nel 2002 (inchieste Vela 1 e 2 di Carofiglio) la prima avvisaglia, segnalata anche dalla commissione antimafia, non ha continuità e il progetto di “emersione” mafiosa non trova più ostacoli. Alla fine del primo decennio del 2000 la crisi per la comunità è ormai strutturale e l’attività di riciclaggio affiora come una delle poche “risorse” cittadine ancora in grado di “far girare i soldi”, come dicono i ragazzi delle medie superiori convinti già che i mafiosi siano imprenditori. Quella parallela del “consenso” è dunque un’operazione che nel corso di quindici anni prende piede e funziona alla grande, simile a quella tentata da Michael Corleone nel film “Il padrino 3”, ma più spicciola. A Manfredonia la “legge” scompare gradualmente e tutto diventa possibile per “chi può”.

Tuttavia nel 2017 il quadruplice omicidio presso la stazione ferroviaria di San Marco in Lamis spariglia tutto. Lo Stato si ricorda che il Gargano e la Provincia di Foggia si trovano pur sempre in Italia, batte finalmente un colpo e incominciano a cambiare le cose. Si arriva alle indagini, alle interdittive, agli scioglimenti.

STRAGE SAN MARCO, COMMEMORAZIONE PH ENZO MAIZZI
STRAGE SAN MARCO, COMMEMORAZIONE PH ENZO MAIZZI

 

A fronte di questa breve sintesi di 40 anni di vita sipontina, parlare in termini di “noi” e “loro”, così come molti continuano a fare a Manfredonia, è per lo meno ipocrita e non permette di progredire in un’analisi che ci porti fuori dal tunnel.

In questi anni il “noi” e il “loro” a Manfredonia è tramontato progressivamente: la città è stata un’unica comunità che ha condiviso meccanismi e modalità e dinamiche che erano o poco chiare o troppo chiare. Parlare del fenomeno mafioso a Manfredonia limitandolo ad un aspetto “criminale” in senso tecnico è vedere solo una parte della questione. Parlare di un tessuto “infiltrato” dalla criminalità mafiosa è adoperare il linguaggio che si autoassolve: non di “infiltrazione” bisogna parlare ma di “osmosi”, il tessuto cittadino dava e riceveva, in uscita ed entrata, dando e traendone linfa.

Manfredonia negli ultimi 20 anni è stata la notte in cui tutte le vacche sono state grigie, per usare una metafora filosofica. È stata la città dove l’operazione “consenso” aveva preso un ritmo a dir poco trionfale istituzionalizzandosi nelle menti e nei costumi delle persone, producendo un mutamento antropologico evidente, per esempio, nelle “pose” gansta degli adolescenti contemporanei. Quanto la cosiddetta “politica” fosse in grado o avesse voglia di accorgersi di ciò che stava succedendo è da capire: tutto era così incredibilmente normale. Anche chi non era direttamente coinvolto da questa “normalità”, a dire il vero, non sembrava che la notasse più di tanto.

Ecco perché, caro direttore, quando dici del “silenzio imbarazzante” hai ragione.

La conclusione è che a parte il “Manfredonia svegliati” dell’arcivescovo Moscone, altrove solo chiacchiere e distinguo pretestuosi. E nell’insieme: zero dibattito politico.

Sembra che la cittadinanza, nel suo esser comunità, non abbia tuttora la consapevolezza di ciò che sta accadendo, almeno a giudicare, banalmente, dalla sguaiatezza che contraddistingue i vari eventi pubblici, dal modo supino di subire i soprusi della normale vita quotidiana, dalle giaculatorie fini a se stesse, dalla ricerca disperata di un “nome” da candidare a sindaco che salvi l’immagine della tornata elettorale.

Prendere invece coscienza di questa situazione è l’unico modo per incominciare a cambiare, ed è anche l’unico modo che ha la città nella sua dimensione di “elettorato” di incominciare a svegliarsi. L’alternativa è l’erosione continua dei nostri giovani in cerca non di un futuro migliore, ma semplicemente di un futuro.

Nonostante tutto, però, prossimamente potrebbe costituirsi il presidio di Libera a Manfredonia, il giorno 30 aprile c’è stato l’incontro con don Ciotti a Mattinata. Una buona notizia, ogni tanto, non fa male.

Andrea Pacilli

3 commenti su "A parte il “Manfredonia svegliati” dell’arcivescovo Moscone, solo chiacchiere. Nell’insieme: zero dibattito politico"

  1. Quindi Libera a Manfredonia non si è ancora costituita? Le migliaia di persone in piazza a cosa dovevano servire allora…convincere lo Stato a togliere il commissariamento e concedere le elezioni?
    A vantaggio di chi o di cosa..quindi?

  2. Segnalo che ad oggi nessuno degli aspiranti alla carica di Sindaco ha parlato del tema della sicurezza. Ci sono interi quartieri, e non solo della periferia, ostaggi del degrado e della violenza. Più che di fumosi ragionamenti sulla mafia bisognerebbe parlare di come ripristinare concretamente le basilari regole di convivenza civile ed arginare il degrado urbano. I cittadini sono stanchi e rassegnati. Su questo tema il nulla assoluto. Ho sentito soltanto di servizi al turismo ( come se Manfredonia fosse Vieste) quando prima dovrebbe esserele restituita un minimo di contegno, e poi discorsi con tante metafore accattivanti di vendoliana memoria. Il linguaggio lo vogliamo potabile e soprattutto colmo di soluzioni concrete. Dell’aria fritta ne abbiamo piene le palle! Scusate l espressione poco elegante.

  3. Avevamo forse dubbi in merito? 😂🤦‍♂️
    Proprio in occasione del corteo di Libera con Don Ciotti dissi che lì sarebbe nata la cosa e lì sarebbe morta e infatti così è stato 🤣🤦‍♂️

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