Foggia. I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari hanno eseguito nei confronti di M.C., Presidente della Commissione Tributaria Provinciale di Foggia nonché giudice presso la terza sezione della stessa, un’ordinanza applicativa di misura interdittiva dal ruolo di giudice tributario, della durata di dodici mesi, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Foggia – su richiesta della Procura della Repubblica di Foggia.
La misura cautelare personale è stata notificata al termine di una complessa attività investigativa per ipotesi delittuose di falso in atto pubblico, rivelazione di segreti d’ufficio ed abuso d’ufficio, legate all’ultimo esame per l’abilitazione all’esercizio della professione di “dottore commercialista ed esperto contabile” tenutosi nel capoluogo dauno. In particolare, le indagini, dirette dalla Procura della capitanata e condotte dai militari della Guardia di Finanza di Bari, hanno permesso di disvelare un sistema illecito attraverso il quale alcuni candidati all’esame di Stato in argomento, svolto presso la Facoltà di Economia dell’Università di Foggia, nei mesi di novembre 2015, gennaio e maggio 2016, hanno superato fraudolentemente le prove previste (tre scritti e l’orale), ricorrendo all’aiuto di diversi soggetti, sia esterni alla Commissione di esami (“solutori” che svolgono le tracce d’esame e le trasmettono ai candidati interessati), sia interni alla Commissione stessa.
E’ stato accertato infatti che alcuni componenti della Commissione, a vario titolo, hanno svelato le tracce segrete di esami e si sono accordati con i candidati e loro emissari, per le interrogazioni orali, falsificando quindi anche i verbali di commissione. A conclusione dell’attività investigativa, l’Autorità Giudiziaria, preso atto dei riscontri emersi, ha ritenuto opportuno intervenire, in particolare, nei confronti di un membro della commissione esaminatrice, il quale riveste, altresì, un rilevante incarico nell’ambito della giustizia tributaria foggiana, con la misura dell’interdizione dai pubblici uffici giudicanti rivestiti, per la durata di mesi dodici.
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– ormai ci vuole solo la giustizia divina o una guerra civile…
Vedendo anche certe sentenze del Tribunale, da chiuderlo subito!
Non capisco perché con si facciano i nomi! Per la privacy?
Gli stessi signori, quando vengono nominati alla carica, godono a far sapere il proprio nome in giro, ora dovremmo godere noi dell’accusa e della condanna, almeno per ossequio alla Giustizia.
Basta, bisogna liberalizzare. Liberalizzazione degli ordini professionali, abolendo esame di stato e praticantato. Il praticantato farlo rimanere solo per la professioni mediche. Per i notai parziale liberalizzazione, raddoppiarne il numero, con dottorato obbligatorio, di tre anni, alla università, come gli altri dottorati in ricerca.
E’ proprio vero che “non esiste un palmo di terra netta”.
Ormai la corruzione e la collusione dei pubblici funzionari è entrata nel sistema Italia e sarà difficile smantellarlo se non si applicano provvedimenti più severi, tipo confisca dei beni posseduti, niente più stipendio e liquidazione, diritti previdenziali ed assistenziali.
Pubblicità della sentenza che evidenzi il nominativo cosa ha fatto e quanto messo a patrimonio pubblico….. atteso che il suo agire pubblico gli aveva permesso di arricchirsi lui e suoi parenti stretti a danno della collettività cui doveva servire…… secondo i principi costituzionali.