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La prostituzione si combatte con l’educazione

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
6 Ottobre 2011
Editoriali //

Prostitute, immagine generica
Manfredonia – SECONDO i dati della Caritas italiana (2008) in Italia operano non meno di 70 mila prostitute, non solo donne, anche uomini e transex. Di queste, circa il 50% sono straniere prevalentemente nigeriane, albanesi, polacche e bielorusse ed il 20% sono minorenni (orribile!). Le donne che si prostituiscono in strada sono circa 30.000, le restanti esercitano la “professione” in casa o in locali privati (un sommerso di proporzioni sempre crescenti). Ma solo il 20% di chi si prostituisce è vittima del racket: soprattutto le straniere; donne condotte in Italia con il miraggio di un lavoro dignitoso per poi, tolti i documenti, essere costrette a prostituirsi attraverso violenze e minacce, rivolte anche alla famiglia rimasta in patria.

Sono 9 milioni i clienti, di questi ben l’80% richiede rapporti “non protetti”; il tutto per un giro d’affari che si aggira attorno ai 90 milioni di euro al mese. Accanto alla prostituzione coatta, esiste, dunque, una prostituzione “volontaria” che è prevalente, stimata intorno al 70-80% come rilevato anche dall’Osservatorio sulla Prostituzione del Ministero dell’Interno.

A prostituirsi, sfatando così anche un’immagine mentale collettiva parzialmente distorta, sono non soltanto le “schiave” che dovrebbero farci costantemente abbassare la testa per l’umiliazione di supporre di vivere in un paese civile ma solo per le “donne giuste” e in dissonanza con fenomeni di schiavitù femminile palesemente esibita ai bordi delle nostre strade disincantate. Si vendono anche persone che scelgono liberamente di farlo, attingendo a sfumature motivazionali ampie che vanno dal bisogno franco alla voglia di togliersi sfizi e capricci che altrimenti non si potrebbe (dopotutto la gerarchia valoriale non sembrerebbe andata, da tempo, gambe all’aria?).

La maggior parte degli uomini, invece, (in Italia come altrove) va a prostitute chiedendo spesso di esercitare una sessualità passiva, che privilegia innanzitutto i rapporti orali, solitamente invisi a mogli o compagne; così come le richieste di rapporti anali o di tipo sadomasochistico. Anche parecchi transessuali si stanno specializzando nell’arte del sadomasochismo perché molti uomini che fanno sesso a pagamento hanno problemi sessuali e fra questi tanti sono sadici o masochisti, con netta prevalenza dei masochisti.

Insomma, l’uomo che va a prostitute sembra scindere a meraviglia amore e fantasie sessuali agite o agibili. Una moglie assicura un luogo di accudimento e uno status sociale. La prostituta offre all’uomo un mondo sessualmente e magicamente irreale, dove trovino appagamento le sue fantasie erotiche; sempre però nella conferma virile del suo potere “e del suo dirigere il gioco” (anche quando predilige una sessualità passiva), perché è lui che determina l’inizio e la fine dell’atto stesso. Ora, vogliamo che queste modalità di relazione cliente-prostituta del tipo “up and down” (“io ho il potere e scelgo, tu esegui e prendi i soldi”) non abbia riverberi sull’immaginario e sullo sguardo maschile quando guarda e si relaziona con altre donne della sua vita “alla luce del sole”? Chissà. Varrebbe in ogni caso la pena di rifletterci! Con serenità e senza tabù.

Anche per questo dovremmo sforzarci di promuovere percorsi culturali ed educativi che aiutino soprattutto i ragazzi a prendere consapevolezza dell’ orrore culturale, etico, valoriale e relazionale della prostituzione, che tange indelebilmente tanto quella coatta (che è un reato gravissimo e intollerabile) quanto quella volontaria: prostituirsi svalorizza, non valorizza mai. Dovremmo puntare fermamente all’educazione sessuale e affettiva nelle nostre scuole, sin dalla primaria. Tanto più che i media spesso giocano decisamente contro un approccio etico (in senso ampio) al corpo e alla relazione, con finalità sensazionalistiche e strumentali. La relazione uomo-donna deve passare dalle aule scolastiche attraverso percorsi, non occasionali, ma istituzionali e curriculari di crescita individuale e collettiva. La piaga della prostituzione si combatte anche a scuola! E in ogni caso con un’educazione continua, presente e motivata in tutti i principali contesti socioculturali. Perché lo sguardo dei ministeri non è mai più ampio e lungimirante? Ne avremmo proprio bisogno.

(A cura della dottoressa Vittoria Gentile)

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