Edizione n° 5394

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Il Monumento al Principe Manfredi

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
8 Luglio 2015
Manfredonia // Ricordi di storia //

(Archivio Giovanni Ognissanti)
(Archivio Giovanni Ognissanti)
Manfredonia – A proposito del nostro precedente articolo che ricostruisce a brevi linee la cosiddetta fondazione della città di Manfredonia, da parte del principe di Taranto Manfredi, si è ritenuto fare un breve excursus su come nasce in Italia il mito degli Svevi e quali sono le tappe per arrivare poi alla costruzione del monumento al figlio di Federico II. Figlio naturale dell’imperatore e di Bianca Lancia, fu reggente per il nipote Corradino dal 1250, poi autoproclamatosi re di Sicilia dal 1258 (per volere dei Lancia, suoi parenti materni). Morì durante la battaglia di Benevento, sconfitto dalle truppe di Carlo I d’Angiò 1266.

Dante gli dedicò, nel terzo canto del Purgatorio della Divina Commedia, i famosi versi che lo descrivono (“biondo era e bello e di gentile aspetto”). A maggio scorso, l’amministrazione comunale sipontina gli ha dedicato un monumento, ma non è la prima volta che si fa questo tentativo. Dopo il 1882, con la stipula da parte dell’Italia della Triplice alleanza (il patto militare difensivo stipulato il 20 maggio 1882 a Vienna dagli imperi di Germania e Austria, che già formavano la Duplice Alleanza), la Strada della Piazza di Manfredonia, venne chiamata Corso Manfredi. Ma già dopo il 1870 vi furono dei cambiamenti nella toponomastica cittadina, tant’è che Via San Matteo divenne Corso Roma. Il tutto derivò anche da una questione che riguardava i Savoia (nel XIII sec. casato emergente), legittimi successori (a sentir loro) degli Hohenstaufen nell’Italia meridionale, in quanto Manfredi sposò in prime nozze Beatrice, figlia del conte di Savoia, d’Aosta e di Moriana, Amedeo IV. E non dimentichiamoci dei rapporti poco cordiali tra gli stessi Savoia ed il papato, per cui inneggiare ai Ghibellini, significava andare contro i Guelfi (vicini allo Stato della Chiesa).

Proprio in quegli anni l’amministrazione comunale sipontina attivò le procedure per realizzare un’opera artistica che raffigurasse il Principe Manfredi, e il primo bozzetto lo raffigurava su un piedistallo. Ma il progetto naufragò per l’atavica mancanza di fondi. In quegli anni venne realizzato un quadro (di cui si sono perse le tracce), dove Manfredi viene raffigurato con tanto di corazza, ma a piedi, con il dito che indica il luogo dove fondare la città. Se ne ebbe un altro bozzetto (conservato presso il Comune) e, subito dopo la II guerra mondiale, venne formulata l’idea di intitolare la nuova strada in continuità a corso Manfredi a Federico II, ma grazie ad un insensato bigottismo venne scartata l’idea perché Federico era uno scomunicato, e la nuova arteria venne intitolata a San Giovanni Bosco. Negli anni ’70 lo scultore sipontino Franco Troiano realizzò un bozzetto per il monumento a Manfredi, che è stato esposto per anni presso l’Azienda di Soggiorno e Turismo di Manfredonia presso Palazzo dei Celestini (e che ancor s’ammira). Mentre nel 1998 un murale (che andrebbe opportunamente restaurato) è stato realizzato nella piazzetta del Mercato ad opera del pittore catanese Salvo Caramagno.

E così arriviamo ai giorni d’oggi; fu bandito un primo concorso di idee al quale parteciparono diversi professionisti e che ha visto vincitore il gruppo di lavoro guidato dal lucerino Salvatore Lovaglio. Il progetto ha portato alla realizzazione di una statua equestre in bronzo posizionata direttamente a quota pavimento, ridisegnando in parte Piazzale Ferri con sedute costituite da blocchi di pietra sparsi, di diverse misure e altezze. Un’opera classica, che ai più è parsa non confacente ad un bando di gara che richiedeva invece un progetto innovativo e contemporaneo; bando che era stato inoltre pensato per stimolare la partecipazione dei giovani talenti.

Come si evince, le polemiche, “pur troppo”, continuano… con domande e risposte, poco convincenti, addossandosi meriti e demeriti, reciprocamente, per una iniziativa che, comunque, vede la comunità sipontina vera “mecenate” dell’opera equestre (sempre denaro pubblico!). Insomma per il povero Manfredi, qualche polemica di troppo, anche se riteniamo che il luogo dove è sorta la statua non sia proprio quello giusto. Infatti quel piazzale è intitolato a Silvio Ferri, colui il quale ha valorizzato il grande patrimonio delle Stele Daunie, e al quale andrebbe dedicato un”busto”. E se proprio doveva esserci un monumento in quel posto, perché non erigere una grande stele!!!. E poi se proprio un omaggio bisognava fare al principe “svevo-piemontese”, perché non utilizzare la rotatoria di Piazza Marconi, laddove sorgeva il porto di Siponto (la cala dello Spuntone). E sempre a proposito di monumenti e toponomastica, nell’ambito della circoscrizione cittadina Croce-Di Vittorio-Siponto… Viale Manfredonia è ancora lì!. Perché?… ma questa è un’altra storia…

A cura di Giovanni Ognissanti (Archivio Storico Sipontino)

(Nota bene: su richiesta, non ci sarà possibile di commentare questo testo)

“Possiamo scoprire il significato della vita in tre diversi modi: 1. col compiere un proposito; 2. con lo sperimentare un valore; 3. con il soffrire.” VIKTOR EMIL FRANKL

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