Edizione n° 5623

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Macondo – la città dei libri

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
9 Gennaio 2015
Cultura //

Logo macondo“Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito”. (Gabriel Garcia Marquez)
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Per Charb e Cabu, Tignous, Wolinsky e per gli altri ‘orgogliosi imbecilli’ che ci rendono, tutti – d’accordo o meno -, un po’ più liberi. E per tutti, tutti, tutti i francesi

Dove finisce la libertà
di Piero Ferrante
5734852_299771Anno 2013. Il futuro (peggiore) è nel passato (recente). Le ruote panoramiche non girano più, nella grande metropoli. Il mare è un fango cattivo che annega la vita. I prati sono specchi laceri, i laghi tumuli di cadaveri, le strade depositi di spazzatura. Le stazioni saltano in aria il 28 maggio, lo stesso giorno della strage di piazza della Loggia. La città è una distesa disorganizzata di vite sotto controllo. I suoi abitanti sono computer in cammino. Se ci vivi smetti di esistere. Puoi respirare, ma non sei più nessuno. Non conta il tuo pensiero, anche se credi di essere libero. Socialnetwork e smartphone ti daranno un’illusione vana, come un filo di zucchero a velo posato sulla punta del naso, quando ne senti l’odore e sai che non potrai gustarlo mai. Se ci vivi, la tua memoria diventa una ram aperta. Sei un contenitore. Nella metropoli grigia comanda la Red, una squadra speciale segreta della polizia. Tu sei un loro strumento. Tu sei loro. A capo c’è Vincent Tripaldi, un uomo cinico come un acido e duro come un diamante scheggiato. Per compagni di vita ha due serpenti e non si capisce se siano più velenosi loro per lui o lui per loro. A suo servizio, Vincent ha Leo, Sara e Naima. Al suo fianco, il goffo Oberdan. Sulla sua testa, Luca Basile. La Red ha un metodo ma non ha confini. Controlla a tappeto la città servendosi dei POV.

I POV, cittadini inconsapevoli, punti di vista con affaccio sulla realtà. Il loro posto è sempre il posto sbagliato: quello dove accade un omicidio eccellente o un attentato. Sono gli occhi della Red puntati sulle strade La Red li rileva, li preleva, li ipnotizza, rende vivi i loro ricordi, ne pulisce le menti, infine li scarica. Scandaglia le loro menti, pesca a strascico sul fondo delle loro vite, rischiando di resuscitare vecchi dolori, bestie assopite sotto la coperta del tempo. Il posto sbagliato è la linea sottile che separa la percezione della libertà e la sua violazione. Il posto sbagliato è il confine. E “Nel posto sbagliato” è anche il titolo dell’ultimo romanzo di Luca Poldelmengo, il quattordicesimo della collana SabotAge di E/O.

Un romanzo contropotere che racconta con spietata potenza la dipendenza dal potere che attanaglia tanto il potente quanto chi farebbe carte false per diventarlo, foss’anche per un minuto. Il libro, in questo senso, è così reale da diventare esemplare. Con venature fosche, mischiando il nero-scerbanenco e il grigio-dick, e con un linguaggio che pulsa come una batteria nella tempia, Poldelmengo tratteggia profili impietosi di prede e di carnefici, a loro modo entrambi vittime della stessa bestia: la bramosia. Abitanti di un inferno in Terra in cui si è condannati, dantescamente, alla fame perenne ed eterna; cittadini di un mondo sballato e assimilatorio, che ha perso ogni riferimento sociale; popolazione di un mondo militare, del diritto delegato, governato dalla tecnologia. Non c’è scelta, non c’è dialogo. C’è soltanto la sirena assordante della repressione, sorellastra perfida della giustizia, che si spande su tutto e che tutto regna. Nella legge della Red non è contemplato l’errore, la vita diventa un calcolo e il risultato è più importante di come ci si arriva.

“Nel posto sbagliato” è inquietante e oscuro, una cappa di fumo sull’anima. Entra dagli occhi e s’insinua alla gola. Mozza il respiro, suscita rabbia. “Nel posto sbagliato” è una critica, un sasso che increspa lo stagno, è una domanda di libertà sottoforma di noir. “Nel posto sbagliato” è un libro spaventoso, tanto più quando ci si accorge che è lo specchio riflesso su carta di un’Italia che ha smarrito la sua carta d’identità, persa sotto le macerie di decenni di ingiustizie. “Nel posto sbagliato” è un sasso, grosso, appuntito, letale. “Nel posto sbagliato” è un dito: quello con cui possiamo decidere di schiacciare il tasto OFF nella stanza dei bottoni.

Luca Poldelmengo, “Nel posto sbagliato”, E/O 2014
Giudizio: 4 / 5 – Chi di potere ferisce….
Da leggere ascoltando: Litfiba, “Maudit”
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∞ Marco Proietti Mancini ∞
di Marilù Oliva
pro2Titolo: Oltre gli occhi
Autore: Marco Proietti Mancini
Editore: Giubilei Regnani
Il libro: La crescita umana, l’amore e la vita felice di un uomo “qualunque”, una caduta che è peggiore della morte, una rinascita voluta e dolorosa, per dare un senso nuovo al proprio vivere, che diventi espiazione, dolore, punizione autoinflitta per una colpa involontaria. L’esilio come forma di ricerca dell’oblio, un ritorno all’origine in una vita quasi animale, in una natura che urla la propria forza e lo schiaccia con leggi e regole che non sono quelle degli uomini, quelle che regolavano la vita di Mattia Diodati. Fino a che non succede qualcosa che obbliga questo nuovo Robinson Crusoe, volontariamente perso su un’isola inesistente, a fare i conti con la propria capacità di provare emozioni. Echi di surrealismo nelle descrizioni di posti che la nostra civiltà non ci permette di trovare, oasi di solitudine che non possiamo più avere. La capanna dietro la duna che nasconde Mattia al mondo la possiamo trovare solo nella fantasia di uno scrittore, la magia di un romanzo che rende possibile, vero, quello che è impossibile.
Uscito: settembre 2014
Pagine: 214
ISTRUZIONI PER L’USO
Categoria farmacologica:
Antibiotico a largo spettro, uccide qualsiasi forma di vita voglia contaminare la solitudine e disturbare la pace del malato. Non protegge dal virus dell’amore.
Composizione ed eccipienti:
Lacrime dolci e risate amare, fatica e paura, speranze, sogni, tracce di resurrezione. Assumibile anche da celiaci, intolleranti al lattosio e cinici.
Indicazioni terapeutiche:
Ipercinismo e disprezzo della vita, rifiuto emozionale.
Consigliato a tutti, benefico per:
– Quelli che hanno paura di vivere per paura di soffrire
– Autoreclusi
– Quelli che soffrono di animi impotentia (impotenza emozionale)
– Bisognosi di riscatto
– Cercatori di un senso della vita
Controindicazioni:
Provoca rabbia nei pragmatici, nei concreti e in tutti quelli che “la vita va avanti” nonostante tutto.
Posologia, da leggersi preferibilmente:
A piccole dosi, assorbire il contenuto attraverso gli occhi e lasciare che scenda lentamente verso il cuore. Non confondere le lacrime con reazioni allergiche derivanti da pollini.
Effetti indesiderati:
Speranze, ritorno dei sogni, allontanamento dei pessimisti.
Avvertenze:
Non avvicinare a volumi di Diogene o a libri di Houellebecq, potrebbe provocarne l’espulsione violenta dagli scaffali con rischio di contusione per chi dovesse trovarsi di fronte agli stessi.
La recensione completa la trovate su il Bugiardino, sezione de il LIBROGUERRIERO, blog della scrittrice Marilù Oliva
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Con il ritorno di Macondo, abbiamo ancora più bisogno di sentire la vostra voce. Inviateci suggerimenti, critiche, proposte, consigli a p.ferrante@statoquotidiano.it

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“Il successo inizia dalla volontà dell’individuo, è nella sua mente.” (Napoleon Hill)

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