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Sindaco vieta wi-fi nelle scuole: “Pericolo per i ragazzi”

AUTORE:
Raffaele Salvemini
PUBBLICATO IL:
9 Gennaio 2016
Attualità // Scienza e Tecnologia //

E’ accaduto nel Torinese, a Borgofranco d’Ivrea. Il Sindaco Livio Tola ha vietato nelle scuole del Comune l’utilizzo delle reti senza fili. L’intenzione è quella di vietarne l’utilizzo non solo nelle scuole, ma anche nei luoghi pubblici.

“A casa sua ognuno faccia quel che vuole -spiega Tola-. Ma io non farò l’errore di riempire il territorio di wi-fi. Se uno voleva mettersi l’amianto in casa quarant’anni fa, poteva farlo. E’ adesso è la stessa cosa”.

La decisione del primo cittadino ha diviso la popolazione tra favorevoli e contrari e va contro la politica del Ministero dell’Istruzione che ha di recente approvato il piano di finanziamenti fino al 2020, attraverso fondi europei per lo sviluppo e l’ampliamento della rete informatica nelle scuole.

“La nostra scelta è basata sul principio di precauzione -ha puntualizzato il Sindaco-. Non siamo in grado di dire con certezza se le onde elettromagnetiche siano dannose oppure no. Sul web abbiamo abbiamo letto molte cose in merito. Nel dubbio, meglio spegnere il segnale”.

LA PAROLA DELL’ESPERTO – La tecnologia Wi-Fi è tra le più diffuse per connettere tra loro dispositivi di diverse tipologie: computer, tablet, smartphone, e-book reader, stampanti, smart TV e tanto altro. La scienza dei campi elettromagnetici ha dimostrato che essi sono in grado di penetrare nel corpo umano, ma con una capacità di penetrazione molto bassa quando si tratta di alte frequenze come possono essere quelle dei segnali Wi-Fi.

L’ICNIRP (Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti) da anni sta portando avanti una revisione critica della letteratura scientifica, prodotta sia da gruppi afferenti ai Programmi Quadro della UE, sia da gruppi indipendenti, prestando attenzione alle considerazioni emerse in merito agli apparati Wi-Fi.

In questo importante documento gli scienziati affermano che i dati epidemiologici sui possibili effetti dell’esposizione cronica a corpo intero ai campi elettromagnetici a radiofrequenza emessi da apparati lontani dal corpo (stazioni radiobase, access point Wi-Fi) sono poco significativi e non rivelano alcun effetto sulla salute derivante da questa tipologia di esposizioni.

“Tanti articoli bufala citano studi che non sono stati scientificamente provati”. E’ quanto spiega in un’intervista a Close-up Engineering il prof. Antonio Capone del Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano. “Per quanto riguarda l’esposizione ai campi elettromagnetici, non è stato rilevato alcun effetto sul corpo umano se non l’aumento di temperatura. Ma si parla di esposizioni ad elevati campi come ad esempio quello prodotto dai sistemi cellulari. Ma anche in questo caso si deve tener conto che si parla di livelli di potenza di 1 Watt per i cellulari e di qualche decina di Watt per le torri radiomobili (in Italia i limiti sono più bassi rispetto alla media internazionale).

A ciò si aggiunge anche che è una tecnologia che emette solo quando c’è trasmissione(ad esempio il download di un file). Un fattore da tenere conto è, tra l’altro, che la quantità di onde assorbite dipende dalla distanza dalla sorgente. Basterebbe allontanarsi di un paio di metri dalla sorgente per avere un abbattimento dei livelli di esposizione. E’ esattamente lo stesso motivo per cui i nostri genitori ci dicevano di tenerci lontani almeno 2-3 metri dalle vecchie TV a tubo catodico”.

Di recente sono sorti anche dubbi in merito all’installazione di sistemi Wi-Fi nelle scuole elementari. Ma anche in questo caso, i limiti di esposizione sono bassissimi e gli access point sono sempre posizionati a grande distanza (sotto il soffitto, a qualche metro di altezza).

In conclusione, si tratta di una tecnologia low cost, che non ha motivo di essere attaccata e per la quale non c’è e non deve esserci alcuna preoccupazione.

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