Edizione n° 5383

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Macondo – la città dei libri

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
13 Giugno 2015
Cultura //

Logo macondo“Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito”. (Gabriel Garcia Marquez)
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∞ Quando un romanzo è contropotere ∞
di Piero Ferrante
sur28_medium_tn_150_207Se esistesse un paradiso degli scrittori, e se fosse – il paradiso degli scrittori – quell’olimpo povero puntellato di trattorie e tavolini all’aperto, allora non sarebbe improbabile immaginare seduti insieme Jorge Amado, Gabriel Garcia Marquez, Pablo Neruda e César Vallejo. Affacciati con vista mondo, scrutando quel che succede e stramaledicendo, come gli anziani della città vecchia di De André, se non le donne, di certo il tempo e i governi. Davanti a ognuno, un bicchiere mezzo vuoto sempre da riempire e i loro romanzi antipotere, quelli che hanno saputo raccontare in epoche diverse e in paesi diversi i cambiamenti sociali da una prospettiva sghemba, quella degli occhi degli ultimi, pupille fisse che non hanno diritto al pianto. Rispettivamente: Cacao, Cent’anni di solitudine, il Canto general. E Tungsteno.

Tungsteno (che la casa editrice Sur, a distanza di oltre 80 anni dalla sua pubblicazione, ha finalmente portato in Italia) rientra appieno nella letteratura di classe sudamericana. Scritto nel 1931, ma ambientato in Perù a pochi mesi dalla fine del primo conflitto bellico, racconta degli stravolgimenti apportati da un’impresa statunitense, la Mining Society, in un angolo pressoché incontaminato di mondo nella zona di Cuzco. Un mondo a parte, senza dominanti e dominati, senza logiche se non quelle del sole e della luna, dove il metro della civiltà è l’altruismo e il lavoro è una forma di mutuo aiuto. Ma la guerra incombe, e guerra vuol dire armi, e armi vuol dire profitto, e profitto fa rima con tungsteno. Le miniere di Cuzco ne sono piene. La Mining, servendosi di compiacenti quanto striscianti politicanti ed affaristi del luogo, se ne appropria. Prende corpo un’invasione improvvisa e rumorosa, che violenta l’ancestralità e impone un altro modo di vivere. Nascono villaggi minerari, bar e saloni, sorgono sulle ceneri di una civiltà ingenua. Muore un tempo e ne nasce un altro, completamente diverso. Con le macchine e i materiali d’estrazione, con la manodopera peones, arrivano schiavitù, violenza e corruzione, potere, protervia e malizia.

Al grande banchetto dell’affare siedono tutti: dal politico al prete, dall’impiegato al giudice. Alle mammelle della Mining s’abbevera una confraternita meschina e lecchina, un sottobosco sociale che sceglie sempre di stare dalla parte del più forte e che si serve della propria autorità per accrescere il grado di controllo. Una combriccola eticamente becera, fondata su tradimenti e mormorii, pronta a tutto pur di salire, foss’anche di un piolo appena, la scala sociale.

Ma dove il potere dà, necessariamente deve anche togliere. Governare è questione di compensazione. E allora a qualcuno si dovrà presentare il conto. Quel qualcuno sono gli operai, i renitenti alla leva, gli indios, i contadini. Per loro è l’odore della polvere da sparo, per per loro il rumore del grilletto, per loro le risate ubriache di violentatori seriali. Per loro, l’inferno in terra, dove non esiste contrappasso e nemmeno un brandello di giustizia.

Vallejo è magistrale nel dipingere le perversioni della ricchezza e del potere. Tratteggia un quadro in cui prevale il fosco, dove i colori sono impastati del sangue e del sudore di chi è condannato a una vita di sottomissione. In questo senso, però Tungsteno è anche un libro di speranza, del cambiamento possibile. Perché dichiara guerra al terrore, converte la schiavitù in ribellione e la ribellione in rivolta. Un libro poderoso, che vibra di passione politica e dà voce al popolo peruviano, ai reietti, gli scartati dalla Storia, i messi-ai-margini dal mercato. Solleva i sopraffatti e li fa diventare protagonisti. Sono loro, per Vallejo, i portatori di una morale non riciclata e non vendibile. Un’etica originale che nessun capitale può contraffare.

César Vallejo, Tungsteno, Sur 2015
Giudizio: 4.5 / 5 – venceremos
Da leggere ascoltando: Inti Illimani, Venceremos
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Reportagesu Camilla Lackerg
di Federica Belleri
camilla1Sono circa le 10 del mattino. È sabato 16 maggio e mi trovo al Salone del Libro di Torino in attesa di incontrare Camilla Läckberg per Libroguerriero. Sono emozionata, è la mia prima intervista con una scrittrice di questo calibro. Camilla arriva, elegantissima in total blu, i suoi occhi azzurri risaltano alla perfezione. Si siede sul divanetto del Lounge Bar, al Circolo dei Lettori. Si dimostra da subito interessata, cordiale e determinata. Parla del passato, dello scarso rapporto della Svezia con la storia, dato anche dalla posizione neutrale del suo paese durante la guerra. Lei, al contrario, è affascinata da ciò che è stato, ama guardare le vecchie foto di parenti e amici. Ha partecipato con entusiasmo al programma televisivo “Chi pensi di essere?”, proprio per poter ricostruire l’albero genealogico della sua famiglia. Ha spiegato poi un tema che la affascina particolarmente, quello del male; secondo lei ognuno di noi nasce con il male dentro, oscuro e a tratti grottesco.

Alcuni suoi personaggi incarnano il male, altri lo esorcizzano, in un mix tra fumetto e avventura. Altri ancora si completano e diventano una coppia, un unico protagonista. Come Erica e Patrik. Lei scrittrice, lui poliziotto. Interessante la creazione dei due: inizialmente Camilla aveva pensato solo a Erica ma, non potendo lei da privata cittadina, accedere ai fascicoli delle indagini in corso, le ha affiancato Patrik, poliziotto carino, trentacinquenne e single. I contatti di Camilla con i giallisti italiani sono piuttosto limitati, purtroppo. La Svezia esporta, non importa. Un mito assoluto per lei è Italo Calvino. Per quanto riguarda le serie tv, è rimasta colpita da La Piovra, con Michele Placido. Sorridendo, racconta del rapporto che ha con gli abitanti di Fjällbacka, luogo di mille anime, dove ambienta i suoi romanzi; aveva il terrore che la odiassero, invece si sono dimostrati entusiasti e orgogliosi di questo successo e spesso le chiedono di mettere un cadavere nel loro giardino. Di cosa dovrebbero avere paura? In realtà è poco plausibile che avvengano un paio di omicidi al mese, in un paese così piccolo!
segreParlando del modo in cui si dovrebbe scrivere un giallo, Camilla è convinta che studiare, informarsi e seguire regole precise sia un must; solo con le adeguate competenze poi, ci si può permettere di spaziare e di non seguire i canoni prestabiliti. Ha portato l’esempio delle regole di “etichetta”; una di queste, lei trova sia meravigliosa. Un bicchiere di vino rovesciato a tavola, da un ospite. Il padrone di casa, per toglierlo dall’imbarazzo, dovrebbe rovesciarne uno a sua volta, andando oltre la regola. Camilla ama scrivere, non c’è dubbio. Vuole intrattenere i suoi lettori, distrarli per qualche ora dal quotidiano, non sempre facile. Non ama affrontare grandi temi, come l’ambiente o la globalizzazione. Preferisce toccare con mano la realtà che la circonda. Perciò, ne Il segreto degli angeli parla di razzismo; ha voluto evidenziare la presa di posizione di un partito politico svedese con idee xenofobe, votato da parecchi suoi concittadini, che lei disapprova in toto. Racconta di violenza domestica, su donne e bambini; di omosessualità, che in Svezia non fa scalpore. Infatti Camilla ha tanti amici gay che la frequentano senza alcun problema; si è avvicinata a loro pure sua madre, donna cattolica praticante che vive da sempre a Fjällbacka.

Camilla ha parlato di sé. È una donna d’affari con obiettivi precisi, a medio e lungo termine, tecnica che applica anche per scrivere i suoi romanzi. Scrive libri di cucina, per bambini, è impegnata nel sociale. Ha partecipato in Svezia al programma tv “Ballando con le stelle” e sta continuando a perfezionare il ballo latino-americano. Crea gioielli e sta provando a scrivere testi di canzoni. Ora si sta impegnando nella stesura di libri che avvicinino gli anti-sportivi come lei all’esercizio fisico. L’avreste mai detto? Camilla Läckberg che non ama l’attività fisica? Pensate che il suo fidanzato pratica arti marziali e ha un ottimo allenamento fisico. Spesso la invita a correre con lui. Morale? Dopo mezz’ora lui è freschissimo, lei è devastata e sente il sapore del sangue in bocca! In modo molto simpatico e coinvolgente racconta di come ha iniziato, firmando copie del suo primo romanzo nei supermercati, in Svezia si usa.
Continua a leggere il reportage di Federica Belleri sul Libroguerriero, il sito di Marilù Oliva

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In ogni paese c’è una orrenda casa moderna. L’ha progettata un geometra, figlio del sindaco. (Dino Risi)

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