Edizione n° 5445

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Macondo – la città dei libri

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
24 Marzo 2012
Stato news //

“Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito”. (Gabriel Garcia Marquez)
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∞ Da qualche parte sopra l’arcobaleno… ∞
di Roberta Paraggio

Aras è una cometa di Giove, una di quelle che splendono tanto e durano pochissimo. Un bel giorno dalla sua scuola per comete, decide di venire sulla terra, di vivere in una famiglia vera, con mamma, papà e 2 fratellini.

Comincia dallo spazio lontano la storia di Sara, una neonata che col suo sorriso fa innamorare persino le farfalle, quando al parco va a spasso con la mamma nel passeggino. Ma la sua mamma sorride poco, da quando ha scoperto che la sua piccola respira a fatica, e che molto probabilmente non riuscirà a vederla grande. La mamma non sa che lei è una cometa, non riesce più ad essere felice perchè non può vedere il luccichio della sua coda, mille piccole lucettine di splendore.

“La cometa di Giove”, scritto da Luisa Staffieri e meravigliosamente illustrato da Tiziana Rinaldi, è una delle ultime uscite della casa editrice Mammeonline,dedicata al mondo della genitorialità e delle donne in generale.

Libro che parte da una vicenda realmente accaduta, e, dedicato a Sara Giachello, piccola principessa tra le comete di breve periodo, volata via col suo strascico di lucine a soli 13 mesi. A riportarla sull’arcobaleno, la SMA, acronimo terribile che sta per Atrofia Muscolare Spinale, malattia che non da tregua, e che tuttavia non viene mai nominata nel libro. Una storia voluta anche dalla mamma di Sara, e nata da un incontro casuale con Luisa Staffieri, scritto e illustrato per lasciare un segno, e per spiegare con la delicatezza e il candore di una voce bambina la durezza dell’addio. L’autrice sa narrare con candore, Tiziana Rinaldi, con i suoi disegni ha la capacità rara ”dipingere di azzurro gli ospedali”.

Commovente, scritto per spiegare ai bambini con parole semplici cose complesse, lo leggiamo noi adulti, e lo chiudiamo con i lucciconi.

Luisa Staffieri, Tiziana Rinaldi,“La cometa di Giove”, Mammeonline 2012
Giudizio:
4 / 5 – Splendidamente commovente
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∞ Polignano-Milano andata e ritorno ∞
di Piero Ferrante

Tommy Dibari e Fabio Di Credico sono l’ultimo tassello, in ordine di tempo, di un grande mosaico. Loro, giovani autori televisivi e già scrittori di discreto riscontro (nel 2007, per Rizzoli, hanno pubblicato “La Cambusa. Storia d’amore e di altre malattie”), il tassello l’hanno voluto intitolare “Non ho tempo da perdere” (e lo fanno firmare all’editrice Cairo, notoriamente citata per ben altro tipo di pubblicazioni). La composizione più generale, per quanto non omogenea, si chiama ‘letteratura pugliese’. Ovvero, quel fiume di parole e gestualità antropologica che, grazie (a vario titolo) a Gianrico Carofiglio, Mario Desiati, Omar Di Monopoli, Teresa Petruzzelli, ha strabordato, abbattuto gli argini del provincialismo, percorso gli interminabili ed avvampati rettilinei costieri, fino a conquistarsi i favori del grande pubblico e ad aver mosso all’approvazione i critici di tutta Italia.

“Non ho tempo da perdere”, anno del Signore 2012, racconta la storia di un giovane di Polignano a Mare, Lazzaro. Un tipo strano, Lazzaro, taciturno e riflessivo, estraneo alla chiassosità, malleabile nella sua estrema semplicità. Un fortino di emozioni, lacrime e sogni piantato nel mezzo di un campo di battaglia ostile, il mare sullo sfondo da un lato, le Murge sullo sfondo dall’altro. Attorno a Lazzaro ci sono i mormorii da tenere sotto silenzio, i silenzi da riempire di parole per non dare troppo nell’occhio e sembrare strani, parole magari buone per rispondere alle domande allusive della moglie del farmacista su lavoro e matrimonio. Nell’ipertrofismo di aspettative, succede che la sua maglia emotiva si sformi. Anche per diretta responsabilità della famiglia: di un padre fascistoide, macellaio dal fare violento e prevaricatore, che lo vorrebbe accanto a lui; di un fratello che nella mala ha trovato il suo vantaggio e lo vorrebbe accanto a lui; di una madre-martire asfissiante nei pianti come nei silenzi, solo apparentemente innocente, e che, senza ben capire per cosa, lo vorrebbe accanto a lei. Dibari e Di Credico, invece, lo punzecchiano; gli mettono in corpo l’entusiasmo della partenza, l’adrenalina del volo, la sapienza di alcuni vecchi comprensivi. Costruiscono attorno a Lazzaro la macchina del riscatto. La macchia è il treno, il riscatto Milano.

Nella città meneghina, eterno ed immane underground di vite sospese, il giovane lotta con tutte le sue forze, fronteggiando i mostri del fallimento. Corre, come un Forrest Gump spaesato dal freddo e dalla sconfitta. E correndo sbatte contro figuri allucinati, si lascia derubare e malmenare, ma anche prendere per mano da Sofialoren, trans battona con cui condivide scampoli di vita, aiutare da Vito, carabiniere pugliese con in testa il rimbombo del mare natio ed una vita di fallimenti familiari, cullare nella ‘casa delle incomprese’, nido internazionale popolato da giovani lavoratrici in cerca di un futuro se non facile perlomeno plausibile.

Matura con cura e dovizia, Lazzaro. Matura senza fretta e senza rancori. Matura fino al punto da andarsi a prendere la ragione laddove il parentado gliel’aveva sotterrata: nelle pieghe del tempo. E alla fine Lazzaro si alza e cammina. Sveste gli stracci del miracolato e si fa lui stesso taumaturgo. Tocca gli eventi con decisione, li indirizza dove crede. Tocca Paolino, il suo fratellino caduto in trappola, lo cura. Tocca Polignano, realizzando lì il suo sogno di cuoco. Tocca lo stesso romanzo e probabilmente gli dà un indirizzo eccessivamente buonista.

Tommy Dibari-Fabio Di Credico, “Non ho tempo da perdere”, Cairo 2012
Giudizio: 3 / 5 – Polignano: alzati e cammina
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SCELTO DA MAMMEONLINE
di Donatella Caione

L’ uccello che girava le viti del mondo (Murakami Haruki, Einaudi)
Il sigmor uccello giraviti, così chiamato dalla sua giovane amica, è un giovane che ha appena lasciato volontariamente il lavoro in uno studio di avvocati. È felicemente sposato con una donna in carriera e nell’attesa di trovare un lavoro che lo soddisfi di più si dedica alla casa e alla cucina. Finchè il gatto di casa scompare e l’uomo riceve la telefonata anonima di una donna che con voce sensuale gli chiede un incontro. A partire da quel momento la sua vita, fino ad allora normalissima, inizia a subire una strana trasformazione. Intorno a lui compaiono personaggi sempre più strani, e la realtà inizia a degradarsi in qualcosa di fantasmagorico e, ovviamente, onirico. Personagi strani dicevo, dall’odioso cognato affabulatore e aspirante politico, alla bella Kanu Creta che esercità la strana attività di prostituta mentale, e la sua misteriosa sorella Kanu Malta, la giovanissima Kasahara May, la strana moglie Kumiko, e poi un ex tenente senza un braccio cui in guerra hanno strappato via anche la voglia di vita, e lo scorticatore Boris, e la strana coppia di madre e figlio… e ai personaggi strani si aggiungono le dimensioni parallele, cui ormai i lettori di Murakami sono abituati; al di qua di un muro una persona sta morendo assassinata per i colpi di una palla da baseball e al di là dello stesso muro per un attacco cardiaco…e poi c’è un pozzo, senz’acqua, e l’uccello, ovviamente, che con il suo verso stridente sembra che giri le viti del mondo…
Forse non è il mio Murakami preferito, o forse l’ho letto in un periodo in cui avevo poco tempo da dedicargli ma è comunque un gran bel libro, che “ti porta con sè”. Un libro in cui non si deve avere paura di perdersi, perchè non è importante cosa succede dopo, o qual è il finale, ma qual è il percorso che si intraprende.
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CONSIGLIATI DA STATO E DALLA LIBRERIA STILE LIBERO
MACONDO TV V PUNTATA



LA CLASSIFICA DEI LIBRI PIU’ VENDUTI DELLA SETTIMANA (Libreria STILE LIBERO FOGGIA, pagina fb: qui)
1. Giorgio Caponnetti, “Quando l’automobile uccise la cavalleria”, Marcos y Marcos 2011
2. Winifred Wolfe,“La donna di pietra”, Elliot 2012
3.Alice Munro, “Troppo felicità”, Einaudi 2012
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QUELLE CAVE DEL SILENZIO
Brano tratto da una poesia di Lia Albertelli, La prima volta alle fosse ardeatine

Giorno di pioggia alle fosse
Vi hanno ucciso qui dentro
ammucchiati in una di queste fosse
coperti di terra
le grotte sono tanto buie e profonde
dove siete? Dove vi hanno lasciato?
Se ne sono andati e non vi hanno nemmeno guardato
La terra fatta di sangue e i loro occhi di pietra
Camminiamo a tentoni sotto le volte pesanti
L’aria grassa riempie la bocca e smorza il respiro
Ci sorreggiamo una all’altra tenendoci per mano
Siamo poche spose, e con noi è una sorella e una madre
In fondo a una grotta si alza un cumulo alto
Ci arrampichiamo e la terra si apre sotto i nostri passi
Dalle zolle scomposte ci investe a folate
L’alito greve sempre più forte
Una raccoglie una ciocca di capelli aggrumata
l’urlo suo ci butta per terra
Sono li sotto e noi li calpestiamo coi piedi
I padri dei nostri figli

PER SAPERNE DI PIU’
Robert Katz, “Morte a Roma. Il massacro delle Fosse Ardeatine”, Milano, Il Saggiatore, 2004
Carla Capponi, “Con cuore di donna. Il ventennio, la Resistenza a Roma, via Rasella: i ricordi di una protagonista”, Net 2003
Aurelio Lepre, “Via Rasella. Leggenda e realtà della Resistenza a Roma”, Laterza 1996

[In collaborazione con la Libreria StileLibero di Foggia]
Per consigli, precisazioni, indicazioni, suggerimenti, domande, curiosità, collaborazioni, dubbi, potete scrivere a macondolibri@gmail.com

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