Taranto – IL consigliere regionale SeL, Alfredo Cervellera: “Ancora una volta si decidono a Roma i destini di Taranto, mentre la Città è assente e silente, anzi peggio ancora: rassegnata. E’ successo nel 1882 quando si decise la costruzione dell’Arsenale sul Mar Piccolo, distruggendo l’oasi verde della meravigliosa rada di S. Lucia, o nel 1960 quando con Decreto Ministeriale si costruì il 4° Centro Siderurgico su un’area tre volte più estesa della Città, a ridosso di un quartiere esistente, il rione Tamburi, senza una vera e propria licenzia edilizia ( se non una provvisoria) rilasciata dal Comune di Taranto”.
“La storia si ripete con il 4° Decreto del Governo mirante a scavalcare le competenze comunali (edilizie) e regionali (VIA) per costruire ecomostri alti 80 metri (un grattacielo) e lunghi ben 720 mt. al fine di contenere i parchi minerali dell’Ilva. L’intento è sicuramente meritorio, visto che Riva asseriva l’impossibilità della loro copertura, ma è possibile che non ci siano altre soluzioni tecniche per raggiungere lo stesso scopo? Perché il Governo estromette dalle decisioni romane il Comune e la Regione? Ma la domanda più importante da porre al Governo e al Ministro Orlando: quale Piano Industriale si vorrà proporre per l’Ilva?”.
“Con l’utilizzo delle migliori ed innovative tecnologie in campo siderurgico non è possibile, come hanno fatto altre città nel mondo, superare l’area a caldo riducendo al minimo i parchi minerali da coprire ed eliminando gli agglomerati e le cokerie? Il Professor Assennato, a cui va tutta la solidarietà mia e di SEL, nei confronti dei vili attacchi subiti da chi, senza conoscere la sua limpida storia professionale sempre a difesa della salute dei lavoratori, si erge oggi a falso censore tacciandolo ridicolmente e con linguaggio pericoloso del tempo dei brigatisti come “servo del padrone”, ha posto con la prima Valutazione del Danno Sanitario sull’Ilva una questione dirimente: stante così l’AIA occorre ridurre la produzione di acciaio!!!”.
“Gli ambientalisti tarantini stanno conducendo una battaglia senza quartiere, non risparmiando colpi soprattutto nei confronti di chi vorrebbe una fabbrica ecocompatibile, pur di raggiungere lo scopo finale della chiusura dell’Ilva. Tutte le altre questioni che deriverebbero da questo atto sono per loro secondarie: dall’ aumento della disoccupazione alla possibilità che Taranto si trasformi in una Bagnoli degradata per mancanza di risorse utili per le bonifiche nella fabbrica abbandonata”.
“La loro posizione che lo Stato si debba preoccupare di queste conseguenze negative per la Città io non la condivido, ma è legittima, per cui la rispetto, però chiedo che siano rispettate le posizioni di chi mira ancora all’eco-compatibilità di tutto il sistema industriale tarantino (Non dimentichiamoci mai che esistono anche Eni, Cementir e tante altre industrie inquinanti…)”.
“Ma una cosa condivido in pieno della lunga relazione, letta a nome dei movimenti ambientalisti, dalla dottoressa Moschetti al Convegno del 7 Novembre, promosso dall’arcivescovo Santoro sul tema di Ambiente, Salute e Lavoro: non potrà più essere consentito un rischio inaccettabile per la salute dei lavoratori dell’Ilva e dei tarantini a risanamento avvenuto della fabbrica e del territorio circostante. Il Piano Industriale dell’Ilva che scaturirà dal Piano Ambientale, oggi all’approvazione definitiva del Ministero di Orlando, dovrà essere sottoposto da subito alla Valutazione del Danno Sanitario, con i metodi rigorosamente scientifici ricavati dall’applicazione della VIS (Valutazione dell’impatto sanitario) nell’industria siderurgica USA, così come ha fatto il prof. Assennato con il Regolamento regionale alla mia Legge”.
“Questo scenario, comprovato scientificamente, deve essere sottoposto dal Governo alla valutazione di tutti i tarantini. Il Governo, a cui si sono opposti con un ricorso alla Corte Costituzionale l’Arpa e la Regione Puglia, ha rinviato, invece, l’applicazione di questo Regolamento al 2016: ciò non è assolutamente accettabile per la credibilità che sarebbe definitivamente compromessa nei confronti delle Istituzioni governative e parlamentari. Già il Governo ha stoppato le iniziative encomiabili della magistratura tarantina tese a garantire il rispetto della legalità, poi ha cassato la figura indipendente dell’Autorità di Vigilanza sull’AIA che ci rassicurava sul rispetto dei tempi e delle procedure di risanamento ambientale, ora non può non garantire che, attuato il Piano Industriale, non ci saranno mai più rischi inaccettabili per la salute dei lavoratori dell’Ilva e di tutti i tarantini. Per questo Taranto e la Regione Puglia, con l’Arpa, non possono essere escluse dalle importanti decisioni che si stanno prendendo in queste ore a Roma”.
Redazione Stato
perché non fa una battaglia per far mettere pannelli fotovoltaici su questo enorme magazzino? In questo modo si avrebbe meno bisogno di energia da fonti fossili come il carbone. Non è una cosetta da nulla l’energia che esce da (700*200) 18,20 ettari di fotovoltaico!!