Foggia – L’ARTE è pratica, intuizione e creazione. La fotografia è forse, oggi, una delle tendenze artistiche tra le più diffuse. Abbiamo incontrato Maria Palmieri, ventotto anni, fotografa, ragazza impegnata nella pratica forense, animatrice del tessuto culturale foggiano giovanile.
Maria, cos’è per te la fotografia?
La fotografia nasce lontano, è legata in me ai primi ricordi dell’infanzia. A otto anni già “giocavo” con la macchina fotografica ed era un bel giocare, fatto di scoperte, piccole e grandi, sotto lo sguardo di mio padre che si dilettava con macchine semiprofessionali. Il mio mondo già prendeva i caratteri di una passione che da adulta è diventata importantissima. La fotografia è per me un mondo nel mondo, fatta di luce e colori.
Qual è la peculiarità della tua arte?
Io utilizzo rullini scaduti, bianco e nero, filtri colorati, toy camere allo scopo di ricreare sulla fotografia impressioni e suggestioni provenienti dal mio animo. Tutto si gioca sul colore che è il mezzo fondamentale attraverso cui raggiungere una realtà fatta di sogno, un’atmosfera capace di ricreare la complessità del mondo interiore. I materiali usati sono alle volte volutamente scadenti proprio per avere delle infiltrazioni di luce particolari. È proprio il colore che ho dalla luce a permettere di leggere l’immagine in modo diverso, rendendo ciò che non puoi vedere ad occhio nudo.
Importantissima è per me la macchina analogica, lo strumento che mi permette di provare ed osare di più. Non è un vezzo vintage, l’analogico mi permette di esprimermi liberamente e più efficacemente, anche tenendo presente che l’adesione della luce alla pellicola è il segreto della resa puntuale per un’immagine dalla grande portata interiore.
Quali sono i soggetti che immortali?
Tutto ciò che può avere una lettura diversa dall’ordinario. Volti, luoghi, paesaggi, tutto può essere filtrato dalla luce verso una realtà che dimentica spesso la magia del significato, un realismo magico fatto di interpretazioni come se un sogno volesse irrompere nella normalità annullando la distanza della difficoltà emotiva nella trasposizione semantica. È difficile comunicare, la fotografia ci viene in aiuto permettendoci di annullare le distanze. Nei luoghi comuni che passano inosservati c’è tanto potenziale inespresso che cerco di far emergere in modo naturale, sempre facendo giochi di luce con la volontà di vedere altro rispetto alla vista, con altri sensi, con i ricordi, con tutto ciò che rappresenta il remoto del mondo interno.
(A cura di Giuseppe Marrone – giuseppe.marrone.86@virgilio.it)
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