Manfredonia. ”Assolto con formula piena carabiniere di origini Manfredoniane in servizio presso l’11° Battaglione Carabinieri “Puglia” dal Tribunale Militare di Napoli, coimputato con altro collega, dall’accusa di ritenzione di munizionamento militare aggravata perché avrebbe detenuto cartucce calibro 9 parabellum di vari lotti integri appartenenti all’amministrazione militare.
La storia sottesa a questo fatto giudiziale è complessa e prende le mosse da vicende accadute ormai nell’anno 2011, purtuttavia anche se apparentemente circoscritte nell’ambito militare, di certo hanno avuto una eco mediatica considerevole.
Ciò nonostante, la lunga e dura battaglia processuale, sin dai primordi, e durante le fasi delle indagini preliminari, non ha risparmiato importanti considerazioni anche dal punto di vista del diritto. Invero risulta frequente che molti militari incappino in svariati controlli o durante alcune operazioni di ricerca di prove, con il possesso di colpi di pistola, o altro diverso munizionamento, oltre il regolare quantitativo previsto per legge.
Automatica è la denuncia presso l’autorità giudiziaria competente e quasi certa ne è anche la condanna.
A questo assioma si è sempre opposto il legale sipontino dei militari in questione, l’avv. Pierpaolo Fischetti, che incassa un nuovo importante risultato e ne fa giustamente un caposaldo tra le sentenze della stessa materia.
Di fatti, spiega l’avv. Fischetti, la configurabilità del reato in esame ha maglie molto strette e sin anche i giudici di legittimità sono molto rigorosi sul punto. E però in tale quadro – e in questo caso – si è con successo ribaltato l’onere della prova in capo al possessore di detti beni, ovvero nel dimostrare che i colpi siano muniti del marchio di rifiuto o abbiano cessato di appartenere al servizio militare, con un nuovo e garantistico indirizzo della palese dismissione. Di qui un lunghissimo e difficile studio della legislazione europea e dei regolamenti della Nato, quindi dello STANAG 4090 (convenzione sulle norme tra Stati membri del patto Atlantico) e delle ordinanze del Ministero della difesa. Un lavoro complesso ma che alla fine ha generato una indubbia gratificazione e di certo costituisce un lusinghiero risultato.
Di contro non vi è dubbio però, che per chi ha dovuto subire questo processo esso è costato, in termini di afflizione e di patimento, davvero molto. Se poi si somma a quanto detto che gli appartenenti alle forze di polizia dovrebbero, al contrario, essere impegnati attivamente nei compiti del loro istituto e non certo a difendersi nelle aule dei tribunali, il danno in sé appare ingente”.
Lo rende noto in una nota inviata a Stato Quotidiano l’avvocato Pierpaolo Fischetti del Foro di Foggia.
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– perry maison