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World War Z – M. Forster, 2013

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
30 Giugno 2013
Cinema //

Marc Forster (fonte: celebgreat.com)
Questa scheda è spoiler-free: nel rispetto del lettore vergine della visione del film verranno isolate, nell’arco della recensione, eventuali rivelazioni critiche di trama (spoiler) su note a piè pagina, oltre a essere suggerito, a fine articolo, un indice della presenza di punti sensibili nell’opera il cui svelamento accidentale possa incidere su una sua corretta fruizione

Titolo originale: World War Z
Nazione: Stati Uniti, Malta
Genere: horror, drammatico

COL periodo estivo pochi i film di punta che la distribuzione lascia passare nelle sale, consapevole che nessun buon tam-tam pubblicitario riesca a compensare l’esodo dai cinema. Pochi gli assi giocati, dunque, e quasi sempre grandi blockbuster dalla temuta inefficacia commerciale o titoli d’autore dallo scarso appeal sul grande pubblico. World War Z, uno degli assi 2013, subisce gli esiti della stagione estiva e arriva poco urlato nelle sale, nonostante una discreta distribuzione, anche in 3D, percepito come uno dei tanti horror, con le sole differenze dell’alto budget e della presenza di Brad Pitt.
World War Z narra la reazione del pianeta Terra alla comparsa inspiegabile degli zombie, le misure di sicurezza e la guerra contro i non morti. Ad un uomo e soldato, Gerry Lane, viene affidato il compito di investigare per individuare l’origine del morbo e sperabilmente la cura.

World War Z - poster
Questa volta non è la solita volta.
World War Z, dal titolo altisonante, non è anche il tipico tronfio pallone gonfiato, e forse proprio questa è stata la valutazione emarginante fatta dalla distribuzione in fase di collocazione nel palinsesto. World War Z non avrebbe soddisfatto e non soddisferà il rude appassionato horror che colleziona in videoteca gli episodi di Resident Evil, alla ricerca del nuovo effetto speciale o della miglior rappresentazione orrorifica di uno squartamento. World War Z, senza ambire alla filosofia soderberghiana, che si allontana dai generi ma spesso con risultati nefasti, decide di transitare in equilibrio fra di essi e allo stesso tempo conferire uno statuto di vero cinema al narrato. Non rinnega, dunque, l’horror, la fantascienza e l’azione e non la usa neanche come semplice pretesto: l’ultimo film di Marc Forster ha assolutamente sia i connotati dell’horror, che della fantascienza che dell’azione, ma li lavora su una sceneggiatura che punta – come tutte dovrebbero – all’efficacia del racconto, dei tempi, delle evoluzioni dei personaggi, dando un senso a quel che si vede anziché lasciare lo spettatore assistere ad una banale parata da grand guignol.

Tanti i pregi di questa pellicola, che si afferma finalmente come una variazione sul cinema-zombie per struttura anche se non per soggetto. Tra questi, un grande esempio dell’uso del montaggio frenetico nelle sequenza più concitate, che non sia allo stesso tempo confusionario né improvvisato: pregevoli i tantissimi accenni di ripresa, gli strappi di telecamera su molti momenti orrorifici anziché il solito incedere ruffiano su dettagli cruenti; il terrore viene inquadrato per pochi fotogrammi, quelli giusti e quelli che bastano per attirare l’attenzione e portare il significato, la paura, assegnando il resto alla fantasia. Col procedere della narrazione la visibilità viene lasciata andare ma gradualmente, come una partitura studiatissima, che non dà se non è necessario e crea tensione anche per privazione.

World War Z - poster
Quel che mostra spaventa per un intelligente dosaggio di immagini significative e durate: uno zombie lontano inquadrato per pochi secondi tra la folla mentre epiletticamente azzanna un corpo a terra; un altro che sfonda il parabrezza con la testa in piano ravvicinato ma del quale non si mostra l’azione successiva; un camion impazzito guidato da un non morto di cui viene inquadrato al buio dell’abitacolo solo il movimento spastico delle braccia. Tutti questi ed altri ancora i dettagli che lasciano intendere la stoffa di Marc Forster e la mano tutt’altro che ingenua nel trattare un tema abusatissimo.

Una sceneggiatura intrigante accompagna l’avventura di Gerry Lane su scenari differenti, dando l’effetto di un viaggio vero, concreto e non pretestuoso: ogni “episodio” raccoglie momenti interessanti, passaggi o colpi di scena che lo rendono necessario o almeno non forzato. Un dettagliamento maggiore è l’unica accusa che si può muovere ad un film in cui la carne al fuoco è tanta e il tempo richiesto per cuocerla avrebbe portato il girato ad una durata di tre o quattro ore – con questa qualità, auspicabile per chi vi scrive.

Alcune sequenza epiche ([…]1) suggellano un film vincente, che, seppur incompleto, fa tirare un sospiro di sollievo a chi ancora non ha dimenticato il cinema come strumento di racconto per immagini e non di immagini contro il racconto.
Valide tutte le interpretazioni, sufficiente quella di Pierfrancesco Favino, che riesce al pelo a non sfigurare accanto alle interpretazioni americane (e ai doppiaggi).

Valutazione: 7.5/10
Spoiler: 8/10


altreVisioni

Vero come la finzione, M. Forster (2006) – deliziosa e intelligente commedia surreale in cui finzione e realtà si incastrano astutamente. Componente romantica adorabilmente ricamata * 7.5

In Stato d’osservazione

L’uomo d’acciaio, Z. Snyder (2013) – fantasy * 20giu
Stoker, P. Chan-wook (2013) – drammatico * 20giu
Salvo, F. Grassadonia & A. Piazza (2012) – drammatico, Gran Premio Settimana Internazionale della Critica Canes 2013 * 27giu
The Lone Ranger, G. Verbinski (2013) – avventura * 3lug
To the wonder, T. Malick (2012) – drammatico, Venezia 2012 * 4lug
Pacific Rim, G. Del Toro (2013) – dramatico, Venezia 2012 * 11lug


[…]1 la scalata degli zombie lungo la muraglia israeliana

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In ogni paese c’è una orrenda casa moderna. L’ha progettata un geometra, figlio del sindaco. (Dino Risi)

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