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Una interpretazione poetica dell’agire femminile della Vergine Maria

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
30 Agosto 2015
Manfredonia // Ricordi di storia //

Manfredonia – La professoressa Francesca Maria Gabrielli, dell’Università di Zagabria, ha avuto modo di commentare pochi anni fa i sonetti della poetessa sipontina, di origine ragusea, Speranza Vittoria di Bona, vissuta tra il 1536-1569. La di Bona, verosimilmente, a Manfredonia, avrà avuto modo di pregare presso l’altare della Vergine di Siponto se, proprio nel 1555, ad opera dell’arcivescovo fra’ Dionisio de Robertis (1554-1560), si introduceva la pia devozione dei “Sabato della Madonna” (Spinelli). Ed a questo presule la poetessa dedica un sonetto, in occasione della sua morte: Ne la morte del Reuerendissimo monsignor Dionisio di Probertis Arciuescouo sipontino.

Secondo la Gabrielli, la di Bona si distacca dalla tradizione e vede nell’opera della Vergine Maria una forma di riscatto dell’agire femminile. Si tenga presente che la di Bona scriveva in pieno periodo della Controriforma e la interpretazione che ne dà la Gabrielli è veramente interessante.

“Il presente contributo intende offrire una lettura della sequenza di due sonetti Alla Vergine tratta dal canzoniere in lingua italiana di Speranza di Bona, poetessa di origini croate (Dubrovnik) nata a Manfredonia, la quale propone nei testi in questione, incentrati tematicamente sull’assedio di Malta (1565), una rappresentazione attiva e combattiva della figura di Maria. Tale raffigurazione della Madre di Dio, in linea con l’enfasi mariologica della strategia controriformistica e con l’insistenza coeva sugli aspetti potenti e pugnaci afferenti alla rappresentazione tradizionale della Vergine […], agisce come fonte di autorizzazione dell’incursione femminile nella sfera convenzionalmente maschile dell’agire politico e, nello specifico, come strumento di legittimazione dell’impegno politico manifestato, in alcuni testi poetici della sua raccolta, da Speranza di Bona….

Viste le infelici ripercussioni biografiche dell’impegno politico di Speranza di Bona non stupisce che la poetessa abbia costruito nella sequenza di sonetti dedicata alla Vergine – unicum nel contesto di una raccolta prevalentemente encomiastica ed occasionale, la quale non presenta altrimenti testi di tematica religiosa – un modello di femminilità politicamente attivo e, allo stesso tempo, inoppugnabile in quanto divinamente autorizzato”. La sequenza, in effetti, si articola in linea con gli impulsi mariologici coevi della poetessa, intorno ad una “rappresentazione pugnace della figura di Maria”. Tale “rappresentazione funziona”, nel contesto della raccolta, “come fonte di autorizzazione”, mediante l’inoppugnabile modello di Colei che è gratia plena, “dell’incursione poetica dell’autrice nella sfera tradizionalmente maschile dell’agire politico”.

Non si tratta, tuttavia, dell’unico aspetto protofemminista dei sonetti, “un’attenta analisi della rete di riferimenti intertestuali evocati dal tessuto testuale” permette di rilevare la presenza di una serie di segnali volti a ribadire l’appartenenza della raccolta poetica “alla tradizione petrarchistica” e, nel contempo, ad amplificare le valenze “potenzialmente emancipatorie della reinterpretazione boniana della Vergine”. Del resto, questo “protofemminismo” della di Bona lo si riscontra nei numerosi sonetti dedicati alle donne di sua famiglia o di sua conoscenza, come Beatrice de Heredia, castellana di Manfredonia. Ed ancora, seguendo sempre il tracciato della Gabrielli, la di Bona “propone nei testi in questione una rappresentazione militante della figura della Vergine. Tale raffigurazione di Maria, in linea con la percezione contemporanea della Vergine come auxilium christianorum (per usare le parole dell’invocazione che sarebbe stata introdotta nelle Litanie lauretane di lì a pochi anni, forse a seguito della vittoria di Lepanto), funziona, nel contesto del canzoniere, come fonte di autorizzazione, mediante l’inoppugnabile modello di colei che è ancilla Domini.”

Alla Vergine
Vergine pura, quei bei lumi santi
che mandaro nel ciel tanto splendore
onde acendesti il pio superno amore
per noi vestirse de’ terreni ammanti
volgi hor pietosi e vedrai Malta in quanti
perigli se ritrova e qual terrore
la cinge in ogn’intorno e dentro e fuore,
e le querele ascolta e i gravi pianti,
che potrà ben il sol che di te nacque
sgombrar di quel timor il freddo gelo
e render chiare le già torbide acque.
et quel tanto ver noi clemente zelo
che ‘l Padre Eterno mai sempre compiacque
fia scudo hor contra l’inimico telo.
Vergine bella, d’humiltade altiera
in cui del cielo ogn’altro ben si serra
e fra mortali lo comparti in terra
con fervente desio e man sincera,
quel empio mostro fa’ c’hor cada e pera
ne l’ingiusta da lui mossa aspra guerra
col fiero intento di mandar a terra
del tuo Figliol verace la fé vera,
e non pur ne le selve d’oriente
ritorni, anzi le forze rotte e sparse
sieno e col possessor in tutto spente,
qui le tue gratie che non furon mai scarse
dimostra, pura aurora alma lucente,
onde quel sole eterno in terra apparse.

1 commenti su "Una interpretazione poetica dell’agire femminile della Vergine Maria"

  1. Redazione mi scuso se utilizzo questo articolo ma volevo segnalarvi uno sgradevole episodio accaduto la sera del 28 agosto, quando un ratto dalle grandi dimensioni ha seminato il panico tra la gente in Corso Manfredi, dalle parti del Bar Gatta…
    Il roditore, tra le tante peripezie, è salito anche su di un passeggino con “a bordo” un bambino, prima di essere eliminato da due coraggiosi ed abili concittadini!
    NON È FORSE IL CASO CHE IL COMUNE, TRA LE 1000 ELARGIZIONI, IMPIEGHI QUALCHE FONDO PER UNA SERIA DERATTIZZAZIONE?
    Parliamo tanto di turismo e di naturale vocazione della nostra città, ma qui mancano proprio le basi più elementari!
    Grazie

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