FOGGIA – «L’acqua è finita e i pozzi non tirano più. Non c’è certezza del futuro, sono costretto a ridurre il personale». È con queste parole drammatiche che Mario De Matteo, imprenditore a capo dell’azienda agricola Il Vignale di Orta Nova, in provincia di Foggia, descrive la situazione di emergenza in cui versa la sua azienda di 200 ettari che produce – oltre al vino – pomodori, grano, asparagi, carciofi e finocchi. Il Corriere del Mezzogiorno ha raccolto la sua testimonianza, rivelando un quadro di crisi che sta spingendo l’intero settore vinicolo e agricolo pugliese verso il limite. Ma il problema della siccità non si ferma ai confini della Puglia: in tutta Italia, e in particolare nel sud della Penisola, le riserve idriche sono ormai al limite e minacciano la tenuta di numerosi raccolti e, con essi, l’intero comparto agroalimentare.
Una crisi senza precedenti
Mario De Matteo rappresenta la terza generazione di una famiglia di agricoltori, una tradizione che oggi si trova ad affrontare diverse sfide. «Mai visto niente di simile», dichiara al Corriere, mentre continua raccontando come l’acqua, una risorsa da sempre essenziale per l’agricoltura, sia ormai divenuta quasi inaccessibile. «Tra pochi giorni chiuderemo i battenti perché ciò che resta sarà destinato all’uso potabile». La situazione è aggravata anche dalla scarsa qualità dell’acqua rimasta, spesso salmastra e quindi inadatta all’irrigazione, con i pozzi che si stanno rapidamente prosciugando. E per quanto riguarda soluzioni immediate, De Matteo risponde al giornalista rapidamente «non si può fare nulla. Il quadro è drammatico».
Le conseguenze della siccità
La crisi idrica ha già avuto un impatto devastante: «Credo di ridimensionare l’utilizzo di manodopera di almeno un 30 per cento. Mancano i volumi». L’acqua mancante non è solo un problema immediato, ma mina anche i progetti futuri dei produttori. «Non si possono fare investimenti senza la certezza della risorsa idrica» osserva amaramente l’imprenditore. Questa realtà non riguarda solo la Puglia, ma si estende a molte altre regioni italiane : l’estate 2024 ha visto precipitazioni ridotte ai minimi storici in gran parte del paese e questo ha causato cali significativi nella produzione di grano, olive e uva, elementi fondamentali per l’economia agricola nazionale e già aveva costretto la Regione Sicilia a dichiarare lo stato di calamità naturale lo scorso aprile, a causa di una situazione che in agricoltura non si vedeva da oltre 50 anni.
La carenza d’acqua non solo riduce l’efficacia di molte pratiche agricole, ma compromette anche la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’umidità, rendendo la terra più impermeabile. Questo problema, accentuato da periodi di forte traspirazione, dovuta alle alte temperature, accresce il rischio idrogeologico, in quanto l’acqua piovana scorre superficialmente, ma senza infiltrarsi nel terreno.
Il confronto con il passato e l’assenza di soluzioni
Nonostante i moderni sistemi di irrigazione, come gli impianti a goccia e le sonde per rilevare l’umidità nel terreno, la mancanza di pioggia e l’abbassamento delle falde acquifere rendono vani gli sforzi tecnologici: «Direi proprio che non aiuta, se prendiamo in esame i problemi che si aggiungono continuamente: gli effetti del cambiamento del clima, i vincoli Ue e il mercato che riconosce un basso prezzo di vendita», ribatte l’imprenditore. La cosiddetta “capitanata”, la vasta area agricola che comprende gran parte della provincia di Foggia, è a rischio desertificazione. Gli invasi sono ormai a secco e, come spiega De Matteo, anche il progetto di trasferire l’acqua in eccesso dal Molise alla Puglia – il “tubone” – rimane bloccato dalla «mancanza di volontà politica fra le due Regioni». E alla domanda del giornalista «Eppure c’è chi dice che i produttori non fanno innovazione. Avete investito nell’irrigazione?», De Matteo controbatte prontamente: «nella provincia di Foggia le aziende agricole sono in grado di utilizzare al meglio l’acqua a disposizione. Abbiamo gli impianti a goccia con doppio tubo, le centraline che ottimizzano l’erogazione e le sonde nel terreno per rilevare l’umidità. Manca la materia prima, l’acqua, perché viviamo su investimenti di 40 anni fa»
Mentre la situazione continua a peggiorare, senza piogge significative all’orizzonte, l’unica soluzione sembra essere una drastica riduzione delle colture e del personale. «Se continua così, senza piogge, dovrà essere pianificato l’utilizzo dell’esistente. Siamo in una situazione di disastro annunciato», afferma De Matteo. La crisi è evidente: la raccolta di grano è in calo, si stima un crollo nella produzione di olio (tra il 50 e il 60%), e senza risorse idriche sufficienti, l’agricoltura pugliese rischia di collassare. Le associazioni agricole, tra cui Cia Agricoltori Italiani, Coldiretti e Confagricoltura, lanciano un appello urgente per la costruzione di nuovi invasi, infrastrutture per l’irrigazione e misure per il risparmio e il riutilizzo delle acque reflue. E anche loro, unendosi a gran parte del sud Italia per affrontare questa emergenza, chiedono il riconoscimento dello stato di calamità naturale.