Il diritto alla mobilità dei dirigenti scolastici è stato drasticamente modificato con l’approvazione del nuovo Decreto Legislativo 71/2024, stravolgendo il Testo Unico del Pubblico Impiego. La reazione dei dirigenti scolastici fuori regione è di forte opposizione, lamentando che la mobilità promessa al 100% sia solo una facciata, oscurata dalle nuove immissioni e dai ricorsi legali.
La situazione in Campania è emblematica. A distanza di tredici anni, la regione non ha ancora smaltito la graduatoria del concorso del 2011, trasformata in una lista permanente che continua a crescere per effetto di sentenze giudiziarie che hanno permesso ulteriori inserimenti. Questo ha costretto centinaia di vincitori del concorso del 2017 a spostarsi in altre regioni, poiché in Campania i posti sono bloccati. La gestione del concorso nazionale, che poi ha attribuito ruoli regionali, ha di fatto negato ai vincitori del 2017 il diritto di scegliere la regione in cui lavorare, diritto concesso ai dirigenti già in ruolo e ai futuri vincitori.
Secondo il Testo Unico del Pubblico Impiego, la mobilità dovrebbe precedere sia le nuove immissioni che i successivi concorsi. Tuttavia, l’USR Campania ha spesso eseguito sentenze di inserimento in graduatoria come se fossero di immissione in ruolo, contravvenendo alle normative. Nel 2022, alcuni dirigenti sono riusciti a tornare nelle loro regioni d’origine grazie a un’applicazione corretta della sequenza normativa, ma questa è stata un’eccezione piuttosto che la regola.
L’articolo 12 del DL 71/2024 rappresenta un cambiamento significativo: stabilisce che l’esecuzione delle sentenze di immissione in ruolo deve precedere la mobilità. Questo significa che le nuove assunzioni, derivanti anche dal concorso regionale del 2023, saranno prioritarie rispetto alla mobilità, nonostante la presenza di una graduatoria ancora aperta del concorso regionale del 2011 e la riduzione dei posti disponibili a causa del dimensionamento scolastico. Il comma 2 dell’articolo 12 espande ulteriormente questa priorità, estendendola anche ad altre regioni e includendo il recupero dei candidati del concorso nazionale del 2017. Questi ultimi avranno il diritto di scegliere i posti prima della mobilità, sollevando dubbi sulla correttezza della procedura rispetto alla graduatoria nazionale.
Le domande che emergono sono molteplici: perché la graduatoria del concorso campano del 2011 viene resa permanente con effetti sulle regioni limitrofe? Perché si continuano a fare errori di calcolo? Perché si bandiscono nuovi concorsi in regioni già sature? Perché si promette il 100% dei posti alla mobilità quando di fatto concorsi, sentenze e immissioni hanno la precedenza? Il nuovo decreto prevede anche un recupero del 50% dei posti tolti alla mobilità l’anno successivo, creando una situazione paradossale in cui i dirigenti devono restituire ciò che viene loro tolto. Questo rende legale la violazione dell’articolo 30 del D.Lgs. 165/2001 e rende inefficace il contratto 2019/22 appena firmato.
La dirigenza scolastica italiana si trova quindi ad affrontare uno dei momenti più bui della sua storia, combattendo per il rispetto delle norme sul pubblico impiego e per la difesa del diritto alla mobilità.
Condivido pienamente e aggiungo .. cui prodest ?? E le OO.SS. dopo elezioni CSPI ??
Sono fuori regione da 9 anni e nonostante la 104 personale art.21 comma 3 ed un’invalidità pari all’80% non riesco a rientrare nella mia regione.
Vergogna, vergogna, vergogna.
Sono fuori regione da 9 anni e nonostante la 104 personale art.21 comma 3 ed un’invalidità pari all’80% non riesco a rientrare nella mia regione.
Vergogna, vergogna, vergogna.