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CONTI L’Asl Foggia “salva” i conti grazie a 30 milioni in più dalla Regione Puglia

Bilancio in pareggio con l'aumento del valore della produzione (soldi da Bari), mentre gli ospedali costano 20 milioni in più rispetto al 2022

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
4 Maggio 2024
Cronaca // Foggia //

Nonostante l’aumento di circa 20 milioni di euro nei costi di produzione (rispetto all’anno precedente) negli ospedali di Cerignola, Manfredonia e San Severo, l’Asl di Foggia ha salvato i conti grazie all’incremento del valore della produzione – le risorse traferite dalla Regione Puglia – di 30 milioni di euro. È in estrema sintesi l’ultimo risultato nella gestione economico-finanziaria dell’azienda sanitaria locale guidata da Antonio Nigri, come si evince dalla delibera numero 736 del 30 aprile firmata dal direttore amministrativo Michelangelo Armenise e dal direttore sanitario Mara Masullo.

“Il presente Bilancio di esercizio al 31 dicembre 2023 – è riportato nell’atto – evidenzia un utile 9.555 euro”. Nel dettaglio, però, emerge una differenza sostanziale che riguarda appunto le due voci che dovrebbero caratterizzare la valutazione della performance manageriale. Per quanto riguarda i “costi della produzione”, si è passati da 1.226.066.887 euro nel 2022 a 1.244.145.580 euro nel 2023; mentre il “valore della produzione” è passato da 1.228.455.720 euro nel 2022 a 1.257.990.169 euro nel 2023. Il risultato di esercizio ha fatto registrare una perdita di 4 milioni euro (+8.644 euro nel 2022 e -3.997.799 euro nel 2023).

Tra i punti critici ci sono certamente l’aumento della degenza media (il numero di giorni di ricovero per paziente), la mobilità passiva (decine di milioni di euro per le cure fuori regione dei pazienti foggiani) la voragine della farmaceutica. Nel primo caso, l’attività ordinaria ha visto l’aumento della degenza media in tutti e tre gli ospedali (“Tatarella”, “Masselli Mascia” e “San Camillo de Lellis”). Complessivamente, i ricoveri sono cresciuti – da 11.612 a 13.259 – nei tre presidi. Tuttavia, quasi tutti gli indicatori di efficienza ospedaliera sono negativi: in particolare, nei parti, diminuiti da 1.148 a 1.085, si segnala l’aumento della percentuale di ricorso al cesareo (38,6%).

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