La Ciclovia Adriatica da Chioggia al Gargano, insieme all’Acquedotto Pugliese, VenTo, la Ciclovia del Sole o quella del Garda – per citarne alcune -, rientra nel sistema delle ciclovie turistiche nazionali finanziato un lustro fa con le leggi finanziarie dello Stato e di recente incorporato nel PNRR. I tempi di progettazione si sono, purtroppo, prolungati più del previsto ed oggi, invece che avere in corso i primi cantieri, stiamo ancora nell’attesa dei vari incartamenti tra progetti e studi di fattibilità.
Recentemente, si è tenuta una conferenza dei servizi tra Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile e Regioni interessate dal progetto della Ciclovia Adriatica: il Piano Tecnico di Fattibilità Economica (PFTE) è stato analizzato, rivisto in vista di una sua definitiva approvazione e chiusura, che pare improcrastinabile, anche perché si vuol recuperare nella tabella di marcia. Tale sigillo sarà funzionale allo stanziamento di un secondo, più corposo, stanziamento di fondi (il primo ha finanziato solo la progettazione)alle Regioni per la realizzazione dei primi lotti dell’opera.
Per quanto riguarda la Regione Puglia, vale la pena premettere, innanzitutto, un promemoria, ovverossia il tratto pugliese della Ciclovia Adriatica inserita nel PNRR riguarda solo la Daunia, dal confine col Molise a quello con la Provincia BAT: perché Foggia era l’unica provincia pugliese a non essere in precedenza toccata dai finanziamenti della Ciclovia dell’Acquedotto, nonché per essersi dotata prima di tutti di un visionario Piano Provinciale della Mobilità Ciclistica. Nel progetto in corso di approvazione, si segnalano alcuni punti positivi: 1) la prospettiva del riutilizzo come via verde della ferrovia Termoli-Chieuti in via di dismissione; 2) il percorso da Manfredonia al confine con Margherita di Savoia chemirerà a sfruttare i sedimi del consorzio di bonifica e i canali nella zona degli sciali sipontini piuttosto che a una pista ciclabile più esposta al traffico ed adiacente alla carreggiata; 3) infine, finalmente, viene riconosciuta l’opportunità di trasformare in via verde l’ex Ferrovia del Gargano da San Severo a Sannicandro (idea-progetto che noi preferiamo chiamare “Transarganica”).
Tuttavia, i problemi ci sono quando guardiamo alla parte centrale dell’itinerario di progetto, al suo cuore, cioè il tronco da Lesina a Siponto.
Ebbene, per la Regione Puglia la Ciclovia Adriatica bypasserà tutto il promontorio ed il Parco Nazionale del Gargano. Inizialmente, erano state presentate due ipotesi, quella più scontata e naturale che prevede il periplo del Gargano e il passaggio da tutte le più importanti località turistiche, anche in ottica di una destagionalizzazione dei flussi, ed un’altra “pedegarganica” che non passa da alcun punto di interesse turistico di rilievo, su cui è caduta infine la scelta. Quella di puntare tutto sull’itinerario più “fattibile”, economicamente e tecnicamente parlando, è una scelta annunciata che la Regione Puglia non ha inteso ritirare, nemmeno davanti a puntuali osservazioni presentate da FIABed ad un iniziale scetticismo della Provincia di Foggia.
Qui, “fattibile”, ahimè, fa più rima con “sbrigativo” che altro. Come era emerso dalle precedenti riunioni tecniche, l’itinerario garganico per la sua conformazione morfologica e per i numerosi “vincoli” paesaggistici, dal punto di vista progettuale e burocratico non sarà certo una passeggiata, bensì presenta molteplici “threads/opportunities”, nel gergo quelle famose minacce che possono essere trasformate in opportunità. Si pensi alla ciclovia del lago di Garda, dove si segnano milioni di presenze turistiche solopei primi tratti-pilota di passerella sul costone roccioso, il quale simultaneamente è stato messo in sicurezza allo scopo. Ma è sbagliato pensare che tutta l’opera debba necessariamente essere così ardita: come è stato segnalato da alcuni esperti del territorio (Amaraterramia di Domenico Sergio Antonacci, post del 26/10/2021), il tracciato preliminare era stato disegnato con superficialità e senza sopralluoghi sul campo, i quali avrebbero permesso di appurare, per dire solo un caso, che il tracciato passava su tratti di spiaggia vergine e a punta Mannacora. Al contrario, molti tratti della ciclovia consisterebbero nel mettere in sicurezza la strada litoranea tra Peschici e Vieste e tra Vieste e Mattinata il “valico del Lupo” della SS89 chiusa da anni all’altezza dei Cutini La Tagliata è una diventata ormai una strada-parco che si sta ri-naturalizzando spontaneamente e transitata sempre più dai ciclisti sportivi.
Si tratta di “sfide” che un territorio resiliente dovrebbe essere felice di accettare come occasione per misurare la propria capacità di conciliare sviluppo e sostenibilità. L’unico rischio è, invece, la passività del territorio. I nostri consiglieri regionali, i sindaci e le comunità del territorio, prendano subito la parola per dare un input politico ai tecnici che stanno lavorando al progetto. Il sogno della Ciclovia Adriatica del Gargano, quale più importante infrastruttura turistica costruita nel Gargano dagli anni di Enrico Mattei, non finisca, come successo alla ferrovia Foggia-Manfredonia, in qualche cassetto dimenticato dell’agenda politica.
Giuseppe Dimunno
Consigliere Nazionale FIAB Federazione Italia Ambiente e Bicicletta | Responsabile EuroVelo Italia
Giuseppe di Dimunno, chi ti scrive di clicloturismo lo fa da oltre 30 anni, proprio nella città dove tu eserciti, a prescindere da questi dettagli, le competenze che tanto mancano a te e i tuoi seguaci…Devi capire che per fare qualcosa nel deserto ci vuole innanzi tutto la voglia, la competenza tecnica, essere almeno Guide di MTB, AMI, FCI, etc. almeno essere tecnici del settore, essere tecnici come Ing., Architetti, Geologie per la progettazione e conoscere il territorio in ogni sfaccettature, poi devi iniziare a capire e rispettare i local come le ASD presenti sul territorio, le attività commerciali del territorio e lavorare in sinergia, quello che tu non fai! Detto questo, come tutti e come Biker la zappa è alla base di ogni Riders, progetterare in sinergia con il comune che tanto disprezzi che in questi anni pero’ di ha permesso di lavorare nella capanna abusiva, ma piuttosto di rimboccarti le mani e sederti per progettare insieme hai semplecemnte offeso e denigrato il tuo territorio. Molti aspetti le ignori, come la ciclovia del lago di Varano e come piccoli progetti sono al tavolo dei comuni, ma potevi proporli con l’unione di chi ti scrive e le altre realtà che ti hanno chiusa la porta per il tuo meraviglioso carattere. A ricapitolarti il tutto se non c’è l’unione, la voglia di fare insieme e bene non crescerà nulla. “No Dig No Ride”