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Giuseppe de Filippo “StatoQuotidiano oggi, e per sempre”

AUTORE:
Giuseppe de Filippo
PUBBLICATO IL:
5 Ottobre 2019
Attualità // Cultura //

Una ricorrenza può esser motivo per un bilancio. Una ricorrenza val bene un progetto. Una ricorrenza – come quella dei 10 anni di StatoQuotidiano -, può rappresentare un momento di stasi, per comprendere quanto si è fatto e quanto ancora si possa fare.
Per chi crede davvero in una ricorrenza, la stessa ha un valore inestimabile. Enorme. Per altri, e sono tra questi, è importante quanto ineluttàbile.

StatoQuotidiano è stato (venia per il gioco di parole), grande dall’inizio.

Nacque nell’ottobre 2009 dopo un’esperienza nel quotidiano più letto. La Repubblica (a Firenze). Terminai una collaborazione fulminea ed ebbi idea del giornalismo italiano: indiscutibile la bravura, la conoscenza, la ricerca e conoscenza di ambienti e fonti di colleghi (oggi) di Firenze, discutibili le modalità di avvicinamento alla professione per chi, laureato nel ramo all’Università Alfieri, già da minore innamorato dell’idea di “raccontare ai lettori” (a una “massa multiforme di un pubblico variegato quanto bicolore“), credeva nel “sostegno alle giovani leve“.

“A Firenze provai rabbia. Correlata a delusione. Frustazione, ecco

Notizie narrabili e meno, trattazione dei fatti correlati a scelte personali, rapporti umani sovrastanti quelli professionali, idee editoriali e collaborative divergenti dal valore della notizia. E’ diritto di critica, ora finalmente lo posso esercitare (“ferma restando la libertà della scelta editoriale in ordine alle pubblicazioni, che è espressione della libertà di stampa e di informazione protetta e garantita dall’art. 21 della Costituzione“).

In sintesi, a Firenze provai rabbia. Correlata a delusione. Frustazione, ecco.

LOGO STATOQUOTIDIANO.IT
LOGO ORIGINALE STATOQUOTIDIANO.IT (Settembre-Ottobre 2009)

L’istinto mi portava a lasciare. E neanche l’istinto, ma una “sana e consapevole” realtà dei fatti. Dove volevo andare? Chi me lo faceva fare di credere ancora nella magia della professione, nella speranza di un “domani narrabile con emozioni nuove“. E mentre, per non perdere l’abitudine nel raccontare di getto scrivevo su un blog le emozioni e delusioni per quanto avveniva in politica, nel giornalismo, non risparmiandomi pezzi su curiosità e cronaca, le persone che per sempre saranno la base della mia vita – i miei familiari – e un amico (Daniele) mi hanno spinto a tentare.

Ora, alla realizzazione nel settembre 2009 della prima pagina del sito, la felicità, e le sensazioni di attesa hanno fatto da contraltare a un senso di frustrazione leggera. Passare da Repubblica a questa strana creatura che chiamai StatoQuotidiano (Stato=territorio ed emozioni, Quotidiano=periodicità della notizia), non era il massimo delle aspirazioni. Non era nei miei sogni. Già, i miei sogni… Hai appena giocato la Coppa al Bernabeu e ti ritrovi ad incazzarti per una partita di calcio tra gli amici. Fate un po’ voi…

La costanza e l’impegno (e solo chi mi è stato vicino in questi anni puo’ comprendere e dare valore alla parola impegno, cosi come costanza), ci hanno fatto crescere a dismisura. Finalmente crescita. E come ho raccontato tante volte, dalle 2 visualizzazioni al giorno tra un mio clic e quello di Agostino (vicedirettore), si è passati – complice l’inaspettata interruzione di una testata di Manfredonia, ancora oggi un totem per la città sipontina) – , alle 3000 letture. Poi 5mila. 10mila. 20mila. E quindi 50mila, 60mila.

“Non avevo creato StatoQuotidiano per questo, ma ci ero riuscito. Indirettamente”

Il traguardo era stato raggiunto: eguagliare in termini numerici un’edizione regionale di Repubblica. Non avevo creato Stato per questo, ma ci ero riuscito. Indirettamente.

Il resto è stata crescita e obiettivi raggiunti, non senza limiti ed errori evitabili. Sì, errori. Nelle scelte, nel rapporto con i collaboratori (le mie scuse a chi non si è sentito valorizzato), nell’approfondimento delle notizie (ma solo dall’interno è possibile comprendere che quanto si rende ogni giorno è quello che, oggettivamente, è possibile dare, i dati lo confermano, gli obiettivi restano altri), nelle analisi editoriali, nel tempo dedicato a chi mi è stato vicino. A chi mi è stato vicino… (e oggi non c’è più).

La crescita ha avvicinato StatoQuotidiano a testate regionali, nazionali, con partecipazioni a programmi Rai, Mediaset, interviste, collaborazioni di livello, utilizzo del nostro materiale anche da colleghi che sono, in fondo, dall’altra parte. Numeri mai raggiunti prima da nessun altro. Mai.

E questa è una realtà.

L’altra riflessione mi porta a una considerazione: 10 anni fa c’era un altro Premier, la Lega era correlata a Bossi, il Pd ai massimi fasti, da un’idea di Grillo&Casaleggio nasceva – sull’onda dei meetup -, il Movimento 5 Stelle. Si evitino narrazioni di quello che è accaduto in questi anni, di cosa stia avvenendo ancora oggi: dal punto di vista politico, finanziario, economico, variazioni climatiche (e appelli annessi di Greta, della cui strumentalizzazione se ne parlerà in altri contesti), di alleanze tra popoli e Stati, di personalità decadute, di altre che hanno trovato valore dall’altra parte della barricata. Si evitino riferimenti a situazioni politiche di Foggia così come San Severo, Cerignola, Lucera e/o Manfredonia. A quello che c’era, che è stato quando è nato StatoQuotidiano e quello che è rimasto, che è cambiato, che è mutato. E che non potrà più tornare indietro. O verginamente simile all’originario.

Ecco, 10 anni dopo, con qualche anno in più, con qualche lustro e ferite che non moriranno più, si testimonia un dato lapalissiano: siamo fedeli a noi stessi.

“Rispetto per la coerenza, per quello che si è detto, che si è giurato di mantenere”

Rispetto dei canoni alla base dell’esercizio del diritto di critica, di cronaca (si noti bene che “per pacifica e risalente acquisizione della giurisprudenza civile e penale, è un diritto pubblico soggettivo fondato sulla previsione dell’art. 21 Cost., che sancisce il principio della libera manifestazione del pensiero e della libertà di stampa“, fermo restando i principi della pertinenza, verità e continenza, dunque della “utilità sociale dell’informazione, della verità oggettiva o anche solo putativa dei fatti e della forma civile dell’esposizione“), rispetto e valore per le fonti, rispetto e valore per le collaborazioni (dall’interno lo si può comprendere, dall’esterno si potrebbero avere differenti visioni), rispetto e valore per i dettami alla base della professione, rispetto per i decessi, rispetto e valore per i familiari che hanno subito tragedie, per le vittime. Rispetto per chi ha perso una casa, un lavoro. Rispetto per la comprensione, priva di ipocrisie. Rispetto per la morale. Rispetto per la coerenza, per quello che si è detto, che si è giurato di mantenere. Di rispettare. Il segreto professionale. Rispetto per la correttezza. Sempre. Rispetto per la gentilezza e i principi cardini alla base dei rapporti umani. Il tutto nonostante i limiti, gli errori, nonostante sia stato difficile, e a volte lo si è pagato con strascichi interni. In questo senso, StatoQuotidiano è stata una scelta di vita, che ha originato anche privazioni, malumori, pianti, rinunce, notti insonni, bestemmie, poi sfociati nell’esaltazione.

vignetta DECENNALE di Statoquotidiano_eff bianco e nero 2019_Francesco Granatiero
Vignetta DECENNALE di Statoquotidiano_eff bianco e nero 2019 – In primo piano il direttore responsabile Giuseppe de Filippo (a cura di Francesco Granatiero, tutti i diritti riservait)

“StatoQuotidiano è stata una scelta di vita, che ha originato anche privazioni, malumori, rinunce, notti insonni”

Ci sono stati errori nelle pubblicazioni, inutile che si obietti il contrario. “Tenete a mente che nessuno ha visto tutto. Vi dico solo quello che ho visto io. E vi chiedo preventivamente scusa se vi parrà troppo poco.” Inviato dal “Corriere della Sera” a seguire le drammatiche giornate della rivolta in Ungheria, Indro Montanelli arriva a Budapest il 1° novembre, mentre i carri armati russi abbandonano la città; vi rientreranno però pochi giorni dopo. Raccoglie gli entusiasmi dei patrioti, certi di un futuro “indipendente, neutrale e occidentale”. Assiste poi alla fulminea occupazione sovietica della città con cinquemila carri armati; alle “cento ore di disperata battaglia” e, infine, alla repressione violenta. Costretto a liberarsi dei propri appunti si rifugia a Vienna dove comincia a stendere il suo racconto (La Sublime pazzia della rivoltaIndro Montanelli, Fucecchio, 22 aprile 1909 – Milano, 22 luglio 2001 – Ed. Rizzoli – 02.11.2006).

Nonostante questo, siamo rimasti fedeli all’originario. StatoQuotidiano era e resta libero. Era e resta indipendente. Era e resta non legato a fazioni politiche, al potere. Il potere o altrimenti detto: una personalità o più personalità che decidono e comunicano non sempre in nome della verità. Verità o altrimenti detto: la ricerca principale che dovrebbe rappresentare il fulcro di ogni testata giornalistica. StatoQuotidiano era e resta libero, non schiavo o genuflessamente piegato a forme di prevaricazioni, comprese quelle aziendali, programmatiche, imprenditoriali, di clan irrilevanti o caste locali. Siamo liberi, ci sosteniamo attraverso le sponsorizzazioni di imprese, locali/regionali o nazionali, che hanno il loro spazio e lo esercitano, nel rispetto (anche in questo caso) dei dettami giuridici e di mercato. “Ho raggiunto ciò che i dottori chiamano la Fine della Strada, e non durerò a lungo. Ma sapere che voi fate quello che fate, pensare che voi sarete qui quando io non ci sarò più, mi aiuta parecchio a esercitare quel dovere contro il nemico. A non dargli pace finché avrò un filo di fiato“. (Consegna Annie Taylor Award, dicembre 2005 – Orianna Fallaci: Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006).

Quanti possono dire di aver fatto lo stesso? Quanti possono dire oggettivamente di essere partiti, cresciuti, e continuato ad esercitare la professione, in modo totalmente libero. Indipendente. Senza collegamenti con nessuno. Tanto da scrivere (o agire) per propria scelta, per le proprie idee, corrette o errate che siano. Non spetta giudicarlo al sottoscritto. Non spetta analizzarlo al sottoscritto.

Il nuovo progetto

Ora il nuovo progetto. Dunque, la nascita di un altro StatoQuotidiano, fedele all’originale (nei principi) differente da un punto di vista grafico e sezionale.

Con l’ausilio di un team aziendale di respiro nazionale (Kobold Studio, del dottore in ingegneria Raffaele Salvemini – sito: kobold.studio), ecco StatoQuotidiano 10.0: più spazio alle singole sezioni, dal territoriale all’arte, alla cultura, agli spettacoli, al vintage, allo sport, alla medicina, alla salute e ai viaggi. Al cinema, alle curiosità, alla regione e territorio, fino alla politica, lavoro, economia. Focus sulle singole comunità: Foggia, Manfredonia, San Severo, Lucera, Cerignola, Vieste, Zapponeta, Monte Sant’Angelo, Cinque Reali Siti, Gargano, Monti Dauni, etc..

Il progetto va in rete, non senza un impegno incessante da parte di tutti: grazie a quanti sono rimasti vicini alla testata, a tutti indistintamente i collaboratori che hanno sostenuto StatoQuotidiano in questi anni. Tutti, nessuno escluso. Lo dico con il cuore, compreso?. Grazie a chi continua a farlo ancora oggi: Agostino, Paola, Carmen, Enzo, Daniela, Angelica, Nino, Daniela, Alessio, Ferruccio, Sipontina, Chiara, Antonio, Matteo, Marco, Giuseppe, Maria Teresa, Paolo, Michele

“Grazie senza ipocrisia a tutti i lettori, senza i quali StatoQuotidiano svanirebbe nel nulla”

Grazie senza ipocrisia a tutti i lettori, senza i quali StatoQuotidiano svanirebbe nel nulla.

Grazie a quanti hanno sorriso, a quanti hanno finto di collaborare mostrando altri fini (politici, scoperti), a quanti hanno mostrato amicizia rivelandosi accusatori, a quanti non hanno voluto legare il loro nome con il giornale, per timore di essere ripresi, a quanti hanno intrapreso azioni giudiziarie contro il sottoscritto e la nostra testata. Nel tentativo di fermarci, di demolirci. Sono e resto fiero della mia onestà intellettuale. Sono e resto fiero della mia dignità personale. Valori che rappresentano la mia anima, che non hanno prezzo, credetemi, e per i quali ringrazierò sempre i miei familiari. E che estendo a chi oggi è al mio fianco e a chi lo sarà, un domani, in eterno.

Il giornalismo che cambia. Il futuro

Le logiche comunicative, le modalità di pubblicazione e diffusione della notizia sembrano cambiate drasticamente. Il passo è stato compiuto: minore attenzione sulla veridicità dei fatti, interesse spropositato sulle immagini e sulla spettacolarizzazione del titolo del testo, concentrazione su particolari e dettagli che, realisticamente, non interesserebbero a nessuno, se non diffusi su un giornale. Notizie celeri, concentrazione delle stesse fonti, riduzione di spazi di analisi, diffusione spropositata di video e frame sensoriali, diffusione spropositata di immagini che vogliono maledettamente rappresentare il tutto; note pubblicitarie o pubbli-redazionali eretti ad agenzie informative (per mere questioni commerciali, e i responsabili di questo lo siamo un po’ tutti), ridimensionamento delle note e delle conferenze stampe, fonti che dettano esse stesse la diffusione e periodicità della notizia, valorizzazione di fonti e/o sondaggi non attendibili; accentramento sul personaggio in sè e non sul concetto di pertinenza della notizia, distorsione dei fatti causati da interventi mirati dei lettori, inquirenti probabilmente genuflessi alla stessa esaltazione della notizia quanto invece all’importanza della stessa.

La morte, il decesso dei social potrebbe spingere i giornali su canali maggiormente avvicinabili agli elementi essenziali della professione, e da qui a una maggiore analisi di ogni singola notizia. Ma probabilmente anche la morte di un social farà da contraltare alla nascita di altre modalità di giornalismo. Con le sue distorsioni e l’allontanamento dai canoni fondanti della professione. Da questo punto di vista, il senso della narrazione è variato inevitabilmente. E le principali preoccupazioni andrebbero correlate alla formazione futura di scrittori, di narratori, di giornalisti, di inviati, ma anche di esperti della comunicazione.

Quello che è possibile proporsi come StatoQuotidiano è il rispetto perenne di pochi ma principali valori della notizia. Da questo punto di vista, dopo 10 anni, un risultato è stato raggiunto. Siamo liberi. E lo resteremo per sempre. Siamo liberi e lo resteremo fino a quando sarò alla guida di questa testata giornalistica. Siamo liberi esattamente come dettato dai principi cardini della professione.

Da qui, tra 10 anni ci saremo, saremo ancora più importanti, più rilevanti. Tra 10 anni il progetto potrebbe essersi ridimensionato. Tra 10 anni potrei non esserci più o magari rivestire un ruolo di maggior prestigio. O minore.

“Abbiamo vinto, comunque. E’ paradossale: ha fatto male ma è bellissimo”

Il dato sul quale ho riflettuto resta questo: StatoQuotidiano c’è oggi, come è nato e cresciuto in passato, e qualsiasi cosa possa avvenire, StatoQuotidiano sarà Stato ancora domani e in un futuro prossimo. E a questo punto direi, StatoQuotidiano sarà per sempre.

Abbiamo vinto, comunque. E’ paradossale: ha fatto male ma è bellissimo.

Buona lettura a tutti. Grazie di cuore. Un abbraccio.

(“I dieci anni di StatoQuotidiano a chi, realmente, mi vuole bene, e in dedica a una bambina bellissima, che AMO ogni giorno…SEMPRE“)

A cura di Giuseppe de Filippo – Direttore Responsabile StatoQuotidiano.it
g.defilippo@statoquotidiano.it

REDAZIONE STATOQUOTIDIANO.IT – RIPRODUZIONE RISERVATA

11 commenti su "Giuseppe de Filippo “StatoQuotidiano oggi, e per sempre”"

  1. Auguri per i 10 Anni di impegno costante e coerenza.
    La Libertà è un valore “naturale” a cui ti sei ispirato e ciò deve renderti orgoglioso .

  2. Sig. De Filippo, la seguo da dieci anni!! Complimenti x aver ideato Stato Quotidiano, un modo x noi Manfredoniani x restare sempre informati!! Ma mi permetta una critica: se può eliminare la pubblicità che esce sulla pagine dell’articolo mentre il lettore sta leggendo??? La prego!!! X il resto continui così!!! 😉

  3. Prima della professione c’è la persona e Giuseppe de Filippo è una persona davvero speciale.E’ quella che non sa di esserlo, che fà ogni cosa mettendoci il cuore ,che non dà per ricevere ma solo per il piacere di vederti sorridere . Tanti auguri

  4. Buongiorno sig. cittadino, certo, con la nuova versione (a giorni), tenteremo di eliminare questa problematica. A disposizione, Giuseppe de Filippo

  5. Buonasera Direttore, ciao Giuseppe.
    Congratulazioni sincere per i traguardi raggiunti, sono certo siano il punto di partenza verso obiettivi sempre più premianti e ambiziosi.
    Ho letto il tuo editoriale e ne ho inteso anche le urla silenti. Sappiamo, come chiunque conosca altre realtà geografiche e professionali, quanto nella nostra regione, provincia, città, ogni percorso sia più difficoltoso per chiunque non sia votato all’opportunismo, al trasformismo; quanto lo spregio della meritocrazia e l’interesse personale siano nutrimento giornaliero dell’ignavia di molti dei nostri ‘illustri’ concittadini. Generalizzo per necessità, ma la generalizzazione non esclude la verità.
    Ad meliora et maiora semper!

    Igor Lombardi

  6. Grazie di cuore Igor. A disposizione per ridiscutere insieme della tua riflessione, importante e purtroppo correlata ad amarezze reali. Giuseppe de Filippo

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