Statoquotidiano.it, Manfredonia, 18 luglio 2020. Un popolo che perde o che non valorizza la sua storia e la sua cultura perderà la sua identità e creerà un fantoccio insensato.
Sono passati 15 anni da quando lo splendido gioiello del Gargano ebbe il titolo di città d’arte. Per alcuni una semplice aggiunta al cartello “Benvenuti a Manfredonia”, ma per molti uno sprono a dimostrare il vero valore di questa città. Siamo migliorati rispetto ad allora, ammettiamolo. Ma quanto?
O meglio: abbiamo sentito questo miglioramento? Anzi, la domanda perfetta: Ci interessa veramente migliorare?
In questi ultimi anni c’è stata, oggettivamente, una valorizzazione del patrimonio storico-artistico della città, piccolissimi miglioramenti, ma ci sono stati. Ma poi, quando il desiderio di sentire e conoscere il nostro passato è stato sostituito con un atteggiamento “laissez-faire” per non dire quasi menefreghista, arrivando alla situazione attuale, a quanti di noi è veramente importato?
Il Castello Svevo-Angioino, il Parco Archeologico di Siponto e la Basilica omonima, San Leonardo, chiese, musei…. Ci siamo indignati, abbiamo insultato e schifato, addirittura maledetto. Ma non ci siamo mai, MAI, fatti veramente sentire. Non abbiamo tuonato, non abbiamo creato un terremoto quando abbiamo visto arrivare, con diabolica lentezza, l’impossibilità di poter godere del nostro patrimonio.
Hans Sedlmayr, storico dell’arte austriaco, uno dei più importanti dell’era contemporanea, pubblicò nel 1948 il libro “Perdita del centro” in cui viene dimostrata al lettore la rinuncia ai punti di riferimento fondamentali che per secoli avevano sorretto la cultura ed in generale ogni aspetto della società, condizioni in cui l’arte assunse spesso i connotati di un’azione sovversiva, che sfiorò in taluni casi il demoniaco (es. Picasso e Dalì).
La nostra situazione è nettamente più grave. I nostri continui atteggiamenti ci porteranno a perdere il nostro centro, il nostro punto di riferimento: la nostra cultura. Non è più questione di colore politico, non esiste destra o sinistra. L’arte e la cultura ci amano a prescindere da chi votiamo.
Siamo ancora in tempo. Salviamo quello che è nostro. Un popolo unito non rimane inascoltato.
E’ proprio così. Alcuni di noi hanno parlato, a volte urlato, ma il popolo del menfreghismo e del calcio ha tirato a campare, compartecipe del delitto ch’è stato consumato ai danni dela nostra storia, della nostra identità,
della nostra città.
Welcome to “Zambredonia”
Dal 2000 è iniziata la distruzione sistematica di Manfredonia.. L’importante era il calcio. Scogliere secolari in pieno centro fagogitate dal cemento, creazione di immense paludi malsane.. e noi complici e taciti…
Ma quale arte? Ma quale cultura? Si sono mangiati tutta la costa da Macchia alle case marinare. Ma dove vivi? Scogliere millenarie distrutte per metterci scuola, caserme, associazione, mercato ittico senza pesci, industria chimica, pseudo lidi balneari con cabine in cemento, 2 porti commerciali quando ne bastava uno, porto turistico che di turistico non ha niente e sicuramente continueranno nei prossimi decenni fino a quando il mare non lo vedremo più.