Foggia. “Aveva 91 anni, ha fatto tutto quello che poteva fare: più di questo non poteva chiedere dalla vita”.
Con queste parole, Renzo Arbore ricorda il grande Quincy Jones, il produttore, compositore, direttore d’orchestra e arrangiatore statunitense scomparso domenica scorsa. Un addio che lascia un vuoto profondo nella musica mondiale, soprattutto in quella americana, dove Jones ha rappresentato una forza creativa ineguagliabile per oltre mezzo secolo.
Una leggenda musicale senza tempo
Il New York Times ha celebrato Jones definendolo “una delle forze più potenti della musica popolare americana”. “Q”, come lo chiamava affettuosamente Frank Sinatra, era una figura unica: l’unico al mondo, raccontava con orgoglio, a poter vantare collaborazioni con leggende del calibro di Billie Holiday, Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Duke Ellington, Miles Davis, Dizzy Gillespie, Ray Charles, Aretha Franklin e Michael Jackson.
L’ultima volta a Roma, nel 2018
Arbore ricorda il suo ultimo incontro con Jones nel 2018, a Roma, presso l’Hotel Bernini in piazza Barberini. “Eravamo lì per presentare l’edizione di quell’anno di Umbria Jazz, il festival di cui ero direttore artistico. Invitarlo a esibirsi fu un onore”. Fu un momento speciale, una celebrazione della lunga amicizia tra i due, iniziata decenni prima.
“L’inventore del jazz moderno”
Nel raccontare il primo incontro con Jones, Arbore sottolinea il coraggio di averlo portato in televisione in Italia già nel 1976. “Lo presentai all’Altra Domenica, una trasmissione popolare. Fummo pionieri: il jazz in tv all’epoca era quasi bandito, confinato a rubriche di nicchia”. Arbore lo definì “l’inventore del jazz moderno”, un titolo che sottolinea l’influenza di Jones nella trasformazione e modernizzazione del genere.
Un legame speciale con la musica italiana
Nel 2018, a Umbria Jazz, Jones restituì ad Arbore il favore reso nel 1991, quando al festival di Montreux il maestro presentò l’Orchestra Italiana. “All’epoca era fidanzato con Nastassja Kinski. A Montreux dirigeva l’orchestra che accompagnava Miles Davis. Da quel sodalizio nacque l’album Miles & Quincy Live at Montreux, un capolavoro”. Jones, durante quella collaborazione, descrisse Arbore come “The new Italian renaissance man”, un titolo che Arbore ricorda con umiltà. “Non voglio parlare di me”, aggiunge, tornando a celebrare l’opera del maestro.
Un innovatore senza pari
Il contributo di Quincy Jones alla musica popolare degli ultimi sessant’anni è immenso. “Ha sdoganato la black music nelle classifiche mondiali”, afferma Arbore. “L’ha modernizzata, intrecciandola con pop e hip hop, rendendola accessibile e amata da un pubblico globale”. Emblematica è la collaborazione con Michael Jackson: Thriller, il disco più venduto di tutti i tempi, è anche il simbolo di come Jones sia riuscito a portare qualità e innovazione in tutto ciò che ha toccato, dal jazz al soul, dall’R&B al pop.
Un’eredità eterna
“Genio come Quincy Jones ne nasce uno ogni cento anni”, conclude Arbore, sintetizzando in poche parole l’unicità di un uomo che ha ridefinito il panorama musicale mondiale. La sua scomparsa non rappresenta solo la fine di un’epoca, ma lascia un’eredità inestimabile che continuerà a ispirare generazioni di musicisti e appassionati.
Lo riporta Il Messaggero.it