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L’amministrazione comunale di Foggia e i “cartelli” criminali a gestire l’economia

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
6 Agosto 2021
Foggia // Politica //

STATOQUOTIDIANO.IT, Foggia 06 settembre 2021. “Nel comune di Foggia, i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 maggio 2019, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione nonché il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica”.

Sono alcuni passaggi della relazione relazione prefettizia che ha decretato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Foggia.

L’indagine ispettiva- si legge nel documento- ha posto in rilievo una sostanziale continuità amministrativa tra la compagine eletta nel 2019 e quella proclamata nel 2014, atteso che l’ex sindaco era al suo secondo mandato consecutivo e ben 15 amministratori erano presenti nella precedente consiliatura.

 

Vengono, altresì, segnalati rapporti di frequentazione e parentela di alcuni amministratori con soggetti controindicati, tra i quali un ex consigliere comunale avente legami affettivi con un

esponente della locale organizzazione criminale, pregiudicato, il quale è stato costantemente tenuto informato di questioni politico – amministrative che interessano l’ente locale potendole in tal modo influenzare negativamente nel corso del loro iter decisionale, come avvenuto nel periodo in cui era all’esame dell’amministrazione il progetto del sistema di video sorveglianza cittadino. Così anche per un altro ex consigliere comunale, già presente nella precedente consiliatura, per il quale sono state evidenziate frequentazioni con un esponente delle locali cosche mafiose, già destinatario della misura della sorveglianza speciale di p.s.. Quest’ultimo, anche a seguito delle minacce pronunciate, come attestato da fonti tecniche di prova, ha ricevuto direttamente dalle mani del predetto amministratore un contributo economico di natura sociale erogato dal comune di Foggia, atto che – indipendentemente da ogni valutazione in merito alla sua legittimità – è di natura prettamente gestionale di esclusiva competenza dell’apparato dirigenziale e non di quello politico. Un altro consigliere comunale risulta anagraficamente residente in una casa presso la quale ha trascorso il periodo degli arresti domiciliari ma di fatto abitata da un intraneo ad una locale consorteria criminale.

ENTRATA COMUNE DI FOGGIA (MAGGIO 2017)
COMUNE DI FOGGIA (MAGGIO 2017)

Frequentazioni o parentele con ambienti criminali vengono segnalate anche nei riguardi di due dipendenti comunali, uno dei quali – unitamente ai massimi esponenti di una delle cosche mafiose dominanti – è stato interessato da un’ordinanza cautelare emessa dal gip del tribunale di Bari per aver fornito agli appartenenti alla predetta organizzazione mafiosa informazioni utili per le attività estorsive nel settore dei servizi funebri”.

Oltremodo emblematico è il ruolo svolto da un’altra dipendente comunale, coniuge del sindaco- evidente riferimento a Daniela Di Donna- destinataria unitamente ai sopra menzionati ex amministratori di un’ordinanza applicativa di misure cautelari – i cui contenuti evidenziano l’insieme di illecite cointeressenze e diffusa illegalità all’interno dell’amministrazione comunale – dalla quale emerge che la stessa dipendente unitamente all’ex primo cittadino si sarebbe occupata di distribuire ad alcuni ex amministratori la somma di quattromila euro ciascuno quale frutto di una “tangente” versata da un imprenditore.

 

La relazione prefettizia rileva come gli esiti dell’indagine ispettiva abbiano chiaramente evidenziato la pervasività della criminalità organizzata in aree amministrative dell’ente, con particolare riguardo al settore competente dell’affidamento dei servizi pubblici, ingerenza favorita da una colpevole inosservanza delle disposizioni normative da parte degli apparati amministrativi nelle procedure seguite per gli affidamenti e, soprattutto, nelle verifiche antimafia.

Al riguardo viene riferito sul servizio di installazione e manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti semaforici e della segnaletica stradale, affidato ininterrottamente, sin dal 2009, ad una stessa società e poi rinnovato nel luglio 2016, in assenza della necessaria certificazione antimafia.

In particolare viene segnalato come la giunta comunale abbia non solo prescritto la procedura di scelta del contraente ma addirittura anche il criterio di aggiudicazione dell’appalto realizzando in tal modo una inammissibile commistione tra poteri di indirizzo politico-amministrativo e poteri gestori”.

Ulteriore servizio oggetto di esame da parte della commissione d’indagine è quello relativo alla gestione e manutenzione del sistema di video sorveglianza cittadino, assegnato tra il 2015 e il 2020 ad una ditta attraverso ripetuti affidamenti diretti per un importo complessivo di circa 380.000 euro. “

Anomalie e irregolarità in parte analoghe hanno caratterizzato anche l’affidamento del servizio di accertamento e riscossione delle entrate tributarie, extratributarie e patrimoniali. Tale servizio è stato gestito sin dall’anno 2017 da una società subentrata a seguito della cessione del relativo ramo d’azienda da parte della ditta originariamente affidataria. Il prefetto, nel segnalare le tempistiche quanto meno atipiche che hanno preceduto il cambio di gestione – come la costituzione della ditta subentrante 16 giorni dopo il bando predisposto per la cessione dell’attività e dalla quale è pervenuta l’unica offerta di acquisto -, ha riferito di anomalie anche nella fase successiva al subentro nell’appalto, prima fra tutte l’estrema sollecitudine con la quale il comune di Foggia ha preso atto del cambio di gestione, senza che fosse stata preventivamente verificata l’idoneità del nuovo gestore né disposti i prescritti controlli previsti dalla normativa antimafia nonostante la delicatezza del servizio. E’ al riguardo significativo che la ditta in questione sia stata poi destinataria di informazione antimafia interdittiva emessa dalla prefettura di Foggia il 16 settembre 2019.

PH PREFETTURA FOGGIA - 19.08.2017
PH PREFETTURA FOGGIA – 19.08.2017

Irregolarità anche per quanto riguarda l’affidamento della gestione dei servizi cimiteriali, caratterizzato da “semplificazioni” procedimentali non previste in alcuna disposizione di legge. Viene inoltre rappresentato che alla ditta affidataria sulla base di una infondata motivazione, come ampiamente evidenziato nella relazione del prefetto, è stato riconosciuto un incremento del piano finanziario di 6 milioni di euro e un aumento delle tariffe di concessione delle aree cimiteriali disposti con una deliberazione della giunta comunale del febbraio 2015, adottata, anche in questo caso, in violazione del principio di separazione di funzioni tra la direzione politica e quella burocratica.

Irregolarità nelle procedure di affidamento del servizio di pulizia e guardiania dei bagni comunali; il servizio risulta affidato ripetutamente, anche con proroghe illegittime, nel periodo luglio 2014/maggio 2021, a due cooperative sociali collegate entrambe, direttamente o indirettamente, al contesto criminale mafioso cittadino. A questo riguardo il prefetto ha sottolineato che la sistematicità del modello dell’offerta unica nella gara e l’aggiudicazione continuata e speculare alle due cooperative dimostrano l’adesione dell’amministrazione comunale alla logica spartitoria esistente tra le due cooperative e l’accettazione di un vero e proprio cartello”.

ESTERNO COMUNE FOGGIA (PH ENZO MAIZI)
ESTERNO COMUNE FOGGIA (PH ENZO MAIZI)

Il prefetto di Foggia ha inoltre riferito delle vicende che hanno riguardato la manutenzione del verde pubblico cittadino. Tale servizio è stato affidato nel gennaio 2017 ad una società, il cui contratto è stato ulteriormente esteso negli anni 2018 e 2019 con ulteriori servizi e con nuovi oneri a carico del comune. L’attività ispettiva ha accertato che, anche in questo caso, sono stati disattesi gli obblighi delle verifiche antimafia e solo due anni dopo la stipula del contratto l’ente ha chiesto la certificazione antimafia, cercando così di sanare una ingiustificabile omissione dei controlli nei confronti di un’azienda i cui amministratori, come evidenziato dalla commissione d’indagine, hanno legami societari e cointeressenze economiche con ditte contigue alle locali consorterie mafiose e destinatarie di interdittive antimafia.

L’attività ispettiva ha rilevato l’estremo disordine amministrativo nella gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Le indagini giudiziarie aperte anche su tale settore hanno disvelato la presenza dei clan mafiosi nelle occupazioni abusive degli alloggi popolari, alcuni dei quali risultano occupati sine titulo da soggetti appartenenti alla criminalità organizzata. Viene riferito, altresì, che molti dei beneficiari di provvedimenti di assegnazione in deroga degli alloggi di edilizia popolare hanno rapporti di parentela o di frequentazione con esponenti delle cosche locali e che le pratiche sono state esaminate e decise senza seguire alcun criterio, nemmeno quello cronologico, e in totale assenza dei controlli sulle autocertificazioni attestanti i requisiti richiesti per la partecipazione al bando.

In relazione alla presenza ed all’estensione dell’influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.

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