Piuttosto, quella di Solazzo è la voce, parzialmente isolata e attualmente inascoltata, della una libertà di star bene che trascende il dovere dell’apparire. Solitaria. Praticare uno sport, nel 2011, è questione da ISEE di peso. Non tutte le famiglie possono permetterselo.
“Le ripercussioni – sorride con un velo di rabbia malcelata a Stato – si vedono. Sono le pance sempre più prominenti in età sempre più precoci; bambini svogliati perché parcheggiati di fronte alla televisione ed a novità tecnologiche”.
Poco tempo per fare i genitori, Solazzo?
I tempi influiscono di sicuro: la precarietà, un mondo che va di corsa. Un genitore, sbattuto fra mille impegni, spesso si accontenta della situazione più semplice, quella a portata di mano. O, sarebbe meglio dire, di click. Ma non è un atteggiamento estendibile al 100% dei casi.
Un tempo c’era la strada…
Certo, ma quella resiste, c’è anche oggi. Ma, a differenza anche di una ventina di anni fa, sono aumentate le automobili. Il che incide a ridurre il numero delle attività possibili all’aperto. Non a caso, lo spirito malinconico dei giochi antichi, quelli all’aperto, in cui c’era da correre, rincorrersi, arrampicarsi, nascondersi, spesso fa parte dell’antropologia nascosta di una comunità.
E qui le palestre…
Qui le palestre e, in generale, gli impianti sportivi, potrebbero e dovrebbero esercitare un ruolo di primo e primissimo piano nella vita di un ragazzino o, addirittura di un bambino.
Però ammetterà che l’iter sportivo non è percorribile per tutti…
Vero. Il problema, e Foggia non fa eccezione, è che ci sono dei costi che sono lievitati in maniera eccessiva, di fatto tirando apparte rispetto all’attività fisica tutta una categoria sociale delineata. Ovvero, quella delle fasce popolari, dei quartieri a grande concentrazione abitativa, delle fasce del disagio. Vale a dire, chi più ne avrebbe bisogno per una completa formazione dell’io.
Colpe?
Ci sono. Delle società, innanzitutto, che rivendicano fini sociali e, al contrario, razzolano in modo esclusivo. E anche della politica.
La politica?
Gli impianti sportivi comunali sono gestiti in maniera pessima. ce ne sono di chiusi, di fatiscenti. Altri sono stati regalati a società sportive amiche a costi stracciati, a scapito di molte altre società. Insomma, non si può certo dire che Foggia sia l’Eden dello Sport.
Come Stato, abbiamo documentato anche lo scempio della piscina olimpionica…
C’è bisogno di parlarne? E’ sufficiente leggere il pezzo, guardare le foto e, qualora non bastasse, toccare con mano andando sul posto. E’ un’altra occasione persa per Foggia.
Senta Solazzo, lei è uno degli animatori del circolo cittadino di Rifondazione Comunista. Dunque, anche se fuori dai giochi, di una formazione che ha sostenuto questa amministrazione, questo sindaco, questa giunta. In un qualche modo potrebbe mettere una voce a Palazzo di Città, provare, visto che lo ha ribadito, a veicolare le scelte di un Assessorato vacante. Perché non ci provate?
La politica non è immediatezza, ma gioco di equilibri, purtroppo. I temporeggiamenti sulla nomina del titolare a Cultura e Sport (sempre che si decida, alla fine, di lasciare la delega accorpata) stanno provocando ritardi forse mai più colmabili. In ogni caso, la nostra proposta l’abbiamo già fatta all’Assessora regionale, Maria Campese, che ha risposto in modo entusiastico alla possibilità di redazione di un Piano regionale per lo Sport.
Sta dicendo che siete andati oltre la teoria?
Sto dicendo che abbiamo discusso ed abbiamo sciorinato quello che pensiamo in materia di gestione degli impianti.
E cosa pensate?
Che debba esserci o un livellamento a basso delle tariffe, con prezzi, chiamiamoli così, politici, tali da poter fare in modo che, all’interno dell’impianto comunale, di qualsiasi attività sportiva si tratti, possano accedere tutti. Oppure, una partecipazione progressiva alle spese, dove chi ha meno deve dare meno e chi ha tanto deve dare di più per consentire a chi ha meno di poter usufruire degli stessi suoi diritti. Funziona così in ogni ambito fiscale, non vedo come mai non sia estendibile, il discorso, anche alla frequentazione delle palestre.
E chi deve garantire?
Palazzo di Città, l’Ufficio Sport, l’Assessorato. O anche una Commissione che mette insieme società civile, società sportive, società politica. Sarebbe un bell’esempio di democrazia partecipata.
p.ferrante@statoquotidiano.it
L’assessore allo Sport al Comune c’è: Matteo Morlino
Grazie Claudio, hai ragione. Ho corretto. Era un refuso. Piero