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Venezia 70 – Un weekend alla Mostra

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
8 Settembre 2013
Cinema //

Venezia 70 - manifesto
Questa scheda è spoiler-free: nel rispetto del lettore vergine della visione del film verranno isolate, nell’arco della recensione, eventuali rivelazioni critiche di trama (spoiler) su note a piè pagina, oltre a essere suggerito, a fine articolo, un indice della presenza di punti sensibili nell’opera il cui svelamento accidentale possa incidere su una sua corretta fruizione

TRA code estenuanti e vaporetti strapieni, ci si fa strada l’ultimo weekend di agosto alla Mostra del Cinema di Venezia, recuperando (a caro prezzo) qualche biglietto per titoli più o meno attesi e gettonati. Cinque le pellicole prese all’amo senza grossa premeditazione ma con grande curiosità e amore per le sorprese.

Memphis - Poster
Titolo originale: Memphis
Regia: Tim Sutton
Nazione: Stati Uniti
Genere: drammatico
Anno: 2014

Iniziativa più che lodevole quella della visione totalmente gratuita di alcuni titoli non in concorso, previo ritiro di coupon il giorno stesso della proiezione sino ad esaurimento, tra pellicole restaurate, come Sfida Infernale di Ford, e altre addirittura in programmazione per il 2014. E’ quest’ultimo il caso di Memphis, presentato nella Sezione Biennale Collage, laboratorio di alta formazione aperto a giovani filmmakers per la produzione di film a basso costo in partnership con Gucci (così come riportato sul sito della Mostra).

Opera insolita e audace, incatalogabile nel genere, che ricorda certo cinema “a pennellate” alla Gus Van Sant, dove la narrazione viene messa da parte per lasciare terreno a stralci di vita, scorci del quotidiano, dall’apparente scarso contenuto ma evocativi, emotivamente narrativi per l’anima, dunque narranti in un senso meno canonico e immediato. E’ così che Tim Sutton (presente alla proiezione in Sala Perla) racconta la vita di un cantante di colore, interpretato da un convincentissimo Willis Earl Beal (anche lui presente in sala), in un limbo esistenziale in cui cerca di (ri)trovare il senso e la strada della propria vita.
Se non ci si lascia traviare da una noia poco cinefila, ci si scoprirà sorprendentemente attenti alle sue vicende, ai suoi brevi interventi verbali, alle espressioni, alla camminata, in una sola parola alla ripresa della sua vita. Questo concerto di melodie solo accennate, suggerite, funziona bene nella prima parte e lascia dubbiosi unicamente nella seconda, in cui la privazione e l’astrattismo comunicativo marcano il sospetto di una perdita di efficacia più che di una complessità poetica. Memorabile il monologo sul coito in terra.
Grande regia, grande fotografia, grandi volti sullo schermo.
Tim Sutton è autore già formato e coraggioso.

Valutazione: 7/10
Spoiler: 0/10

The Canyons - poster
Titolo originale: The Canyons
Regia: Paul Schrader
Nazione: Stati Uniti
Genere: thriller, noir
Anno: 2013

Nella Sezione Fuori Concorso ci sono attese per The Canyons, che porta alla regia il nome dello sceneggiatore di Taxi Driver, Paul Schrader, qui alla direzione di un noir a tinte erotiche.

Incomprensibile, a fine visione, la presenza di questo mediocre, mediocrissimo titolo a Venezia, sottospecie di prodotto televisivo da prima tv su RAI 2, il cui basso livello di fattura copre a 360 gradi tutta la struttura filmica. Nulla si salva e l’omogeneità qualitativa spazia dalle piatte e insulse interpretazioni, passando per la colonna sonora elettronica anni 80, la fotografia patinata, le sequenze da soft porno totalmente anti-erotiche, le ingenue dinamiche di tensione per finire ad una trama vista e rivista troppe volte, complessità a parte. I cliché sulle pratiche scambiste, le ossessioni erotiche, l’omosessualità sono il fil rouge costante e fastidioso di un film deludente, la cui firma d’inconsistenza è nelle inquadrature nei titoli di testa ritrovate senza alcun senso durante il film per comunicare chissà cosa.

Per fortuna Schrader non era presente in sala (Sala Biennale): avrebbe messo a dura prova l’indulgente pubblico della Mostra.

Valutazione: 4.5/10
Spoiler: 7/10

Child of God - Scott Haze e James Franco (fonte: cineplex.com)
Titolo originale: Child of God
Regia: James Franco
Nazione: Stati Uniti
Genere: drammatico
Anno: 2013

In concorso, prima mondiale per il pubblico, sabato 31 agosto alle 21:45, è il film di James Franco, Child of God, drammatico a tinte cupe in cui si narrano le vicende di Lester Ballad, ritardato dalla vita solitaria nei boschi alla continua ricerca di soddisfazione dei suoi istinti animaleschi e difesa dalle aggressioni dei “normali” hillbillies locali.

Straordinario questo tremendo e crudele affresco di una vita diversa ai margini della società civile, senza retorica, senza compiacenza verso l’anormalità, senza ruffianeria. Franco, ben più noto come attore, attinge dal cinema di Von Trier non solo per la separazione teatrale in capitoli ma per lo stile di drammatizzazione realistica, appoggiata da centellinate incursioni di telecamera instabile molto ben dosate e gestite. Come un discepolo Dogma ma meno pretenzioso e molto più efficace, James Franco centra il bersaglio grazie ad un comparto eccezionale che vede nell’attore Scott Haze il picco e rivelazione da standing ovation, da lasciare sbigottiti. Vederlo in sala (Sala Grande), in tutt’altri abiti e figura, abbracciarsi col regista a fine proiezione durante lo scroscio d’applausi lasciava commossi per partecipazione emotiva e tifo spassionato.

Pur senza aver visto gli altri titoli in concorso è difficile credere che non sia una delle migliori opere a Venezia 70.
Da non perdere.

Valutazione: 8/10
Spoiler: 6/10

Wolf Creek 2 - poster
Titolo originale: Wolf Creek 2
Regia: Greg McLean
Nazione: Australia
Genere: thriller, horror
Anno: 2013

Subito dopo il film di James Franco, mezzanotte circa, è il turno in Sala Grande del cinema horror con il secondo capitolo di Wolf Creek, presentato nella Sezione Fuori Concorso come The Canyons di Schrader.

Pur con molte più attenuanti rispetto a The Canyons, anche in questo caso si fa seria fatica a comprendere chi diavolo selezioni i titoli presenti in queste sezioni secondarie e tuttavia importanti di una delle manifestazioni di cinema più famose del mondo. Se il primo Wolf Creek colpiva, nell’ambito del thriller orrorifico classico, per un taglio diverso, più autoriale e meno compiaciuto di tanto cinema del genere, il secondo capitolo, a firma dello stesso regista, decide di recuperare quanto aveva trattenuto nel precedente episodio e cambia rotta. Non fallisce il bersaglio, ma ne cerca uno volutamente meno serio, gioca intenzionalmente coi cliché, usa una sceneggiatura elementare e debole da drive-in e si diverte a presentare una serie di ammazzamenti divertiti e divertenti in cui l’assassino protagonista appare un clown più che un maniaco. McLean imbocca così la strada dell’horror che non si prende sul serio, autoironico, rende simpatico Mick Taylor (interpretato da Phillipe Klaus) con battute improbabili e ghigni tra un’efferatezza e la successiva. C’è spazio per il gore, lo splatter e qualche trovata davvero simpatica e ben realizzata come i canguri travolti dal camion.

Simpatia, applausi a regista e interprete (entrambi in sala) e strizzate d’occhio dagli appassionati, ma è poca roba, già vista e senza midollo.
Recita il sito della Mostra, a descrizione della Sezione Fuori Concorso: opere firmate da autori di importanza riconosciuta.
Domanda: chi gliel’ha riconosciuta?

Valutazione: 5/10
Spoiler: 4/10

Trap Street - dal film
Titolo originale: Shuiyin Jie
Titolo internazionale: Trap Street
Regia: Vivian Qu
Nazione: Cina
Genere: drammatico
Anno: 2013

Astensione del giudizio per l’ultimo film passato in visione, Trap Street, in lizza nella Sezione Settimana della Critica, rassegna di 7 film, opere prime, autonomamente organizzata da una commissione nominata dal SNCCI.
Regista e interpreti presenti in sala (Sala Darsena) per un titolo sorpresa e annunciato in ritardo, che racconta la storia di un giovane ingegnere che lavora in ambito toponomastico per la realizzazione di mappe stradali. La sua attenzione verrà rapita da una ragazza che frequenta una strada non mappata e apparentemente non mappabile.

Le condizioni postprandiali (ore 14) e l’atroce scomodità dei posti a sedere della peggiore delle sale visitate non ha favorito la fruizione di un titolo di certo non immediato. Se ne rimanda la valutazione ad una futura visione, qualora mai avvenisse, e ci si limita in queste pagine solo ad un paio di considerazioni. La prima, entusiastica, inerente la qualità fotografica, spesso punto di forza di moltissimo cinema asiatico, e la delicatezza nella costruzione della relazione amorosa fra i due protagonisti. La seconda, meno compiacente, avanza, invece, il sospetto che, soprattutto nella seconda parte, il film abbia sopravvalutato la capacità comunicativa di una sceneggiatura troppo rarefatta e carente di indizi narrativi classici, finendo per diventare solo un tentativo di critica sociale con innesti intimistici.

Votazione del pubblico all’uscita dalla sala su schede consegnate all’ingresso.

Valutazione: */10
Spoiler: 1/10


altreVisioni



In Stato d’osservazione

In Trance, D. Boyle (2013) – drammatico, thriller * 29ago
L’intrepido, G. Amelio (2013) – commedia drammatica, in concorso a Venezia 2013 * 5set
Riddick, D. Twohy (2012) – fantascienza * 5set


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“Lei riuscì a ridere, e mi fece bene al cuore. Afferrai la spada e andammo a radunare le truppe.” Rick Riordan

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