FOGGIA – Se non è l’ultima spiaggia, poco ci manca. L’ultimo consiglio dei Ministri prima della pausa estiva ha glissato sul nodo delle concessioni balneari dribblando quindi la querelle sulle gare per la gestione dei lidi che dovranno essere concretizzate nel solco della direttiva Bolkestein.
Il diktat europeo va rispettato: le concessioni per gli stabilimenti devo essere assegnate con i bandi onde evitare la spada di Damocle del deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia Ue e quindi pesanti sanzioni.
Tuttavia, è ancora di là da venire l’attesa norma in grado di mettere ordine nel grande caos dopo una serie di cortocircuiti che hanno mandato in tilt il sistema con il governo, la giustizia amministrativa e l’Unione Europea che nei mesi scorsi si sono mossi in direzione ostinata e contraria.
Un tiremmolla che ha trasformato i lidi in sabbie mobili. Le spiagge italiane fanno gola a molti, ora anche ai grandi gruppi internazionali.
I dati di Legambiente
Secondo i dati di Legambiente, in Puglia (regione abbracciata da 673 chilometri di costa) si contano 1.110 concessioni per stabilimenti balneari e 109 per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici.
Le concessioni coprono il 39,1% della costa, la restante parte (oltre il 60%) è libera ma con 8 chilometri abbandonati e molti tratti (tipo scogliere alte e altro) che non sono utilizzabili. Per numero di spiagge concesse ai privati, la Puglia è sesta in Italia dopo Calabria (1.677 concessioni), Toscana (1.481), Emilia Romagna (1.313), Liguria (1.198) e Campania (1.125).
Il nulla di fatto registrato nell’ultima riunione dell’esecutivo ha confermato dunque l’inedita serrata degli ombrelloni prevista per questa mattina. Lo strappo tra categoria e governo che però potrebbe ricucirsi.
L’esecutivo di Giorgia Meloni è atteso infatti al varco dei supplementari post-vacanze. La tanto attesa norma dovrebbe sbocciare da uno dei prossimi Cdm dei primi di settembre, quando – secondo quanto si apprende da fonti di governo – a valle delle interlocuzioni con la Commissione europea, verrà esaminato e approvato il provvedimento di riordino delle concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo, al fine di stabilire un quadro giuridico certo per gli operatori e per le amministrazioni locali. Tant’è che sono state per ora congelate le altre giornate di sciopero in calendario il 19 e 29 agosto.
Il ministro Fitto
La partita è aperta.
A confermarlo è anche il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto: in tema di concessioni balneari «c’è un confronto sul parere motivato della commissione europea che va avanti, con le sue complessità», ha sottolineato l’esponente del governo al termine dell’ultimo Consiglio dei ministri.
Si lavora dunque per rendere la direttiva Bolkestein digeribile per la categoria.
Ma sulla graticola non ci sono soltanto i balneari. Le Regioni e sopratutto i Comuni sono sempre più alle strette. Temendo richieste di risarcimento e di essere trascinati in giudizio per non aver predisposto le gare a seguito dei pronunciamenti di Tar, Consulta e Consiglio di Stato, gli amministratori locali hanno cominciato ad attivarsi per la messa in concessione delle spiagge. Il dossier è di quelli che scottano. Nella norma organica che arriverà serve sciogliere il nodo relativo all’uso della mappatura realizzata dall’esecutivo: una ricognizione però già respinta da Bruxelles e bocciata dal Consiglio di stato che ha stabilito che risorsa spiaggia “è scarsa”, al contrario di quanto sostenuto dal governo.
Una strada scivoloso da percorrere che punterebbe a mettere a gara le concessioni solo nel momento in cui si riuscirà a dimostrare davvero che le spiagge disponibili siano effettivamente poche. Poi, insieme al diritto di prelazione resta da definire il regime transitorio.
Ovvero gare subito ma con una mini-proroga per consentire perizie e indennizzi. «C’è in atto un’interlocuzione con la Commissione europea – sottolinea il deputato Toti Di Mattina (Lega) – e si dovrebbe arrivare ad una buona mediazione.
Sarà approvata una norma che metterà finalmente ordine nell’interesse non solo dei balneari ma anche delle amministrazioni comunali che dovranno approntare i bandi.
Chiediamo il completamento della mappatura delle coste, che non riguarda solo i lidi, gli indennizzi da calcolare con perizia asseverata e il diritto di prelazione da parte del concessionario uscente».
Aperture anche dal Pd. «Va bene il libero mercato – dice il deputato dem, Marco Lacarra – ma vanno tutelate anche le piccole imprese che nascono e operano sul territorio. Dobbiamo dare seguito alla direttiva Bolkestein, ma la categoria dei balneari va tutelata, non è possibile fare un colpo di spugna su investimenti e sacrifici di imprese a trazione familiare. Ovviamente, è necessaria una norma ad hoc».
Il governo è chiamato ad un lavoro di cesello.
«È una situazione complessa. Vanno tutelati i balneari e va rispettata la Bolkestein: ci sono due esigenze da tenere insieme», ribadisce il deputato di Fratelli d’Italia, Dario Iaia. «Prendiamo atto dello sciopero, ma la porta resta aperta: il governo troverà una soluzione adeguata».
I gestori degli stabilimenti balneari dichiarano un reddito inferiore a quello dei loro bagnini.
V n’avuta ji a femmocch. Lasciate queste concessioni improprie che si tramandano da innumerevoli generazioni anche ai nipoti acquisiti. Chi cazzo siete voi per vantare tale diritto? In base a che cosa? Quando ve ne andrete a fanculo, si creeranno tantissime opportunità per i giovani
Finish, stop, scet’vinn’ à fengul’.
Ben vengano le gare e anche gli stranieri, che saranno sicuramente mille volte più onesti di voi mangiaiorz’