Roma. La Corte di Cassazione, con sentenza del 8 settembre 2024 (ma di recente pubblicazione), ha respinto i ricorsi presentati da Luciano Biscotti, Francesco Celozzi, Costantino Folla, Antonietta Galasso e Antonio Sassano, confermando le condanne legate a un vasto caso di traffico di stupefacenti.
L’udienza, presieduta dalla giudice Patrizia Piccialli e relazionata dalla consigliera Anna Luisa Angela Ricci, ha sottolineato la solidità del verdetto emesso dalla Corte d’Appello di Bari l’11 luglio 2022.
I Dettagli del Caso Il procedimento giudiziario si è concentrato sull’attività di spaccio condotta a San Nicandro Garganico, strutturata intorno a due gruppi distinti.
Il primo, guidato da Costantino Folla e Michele Mele, aveva Antonietta Galasso come collaboratrice e si occupava di cessioni di cocaina e marijuana. Il secondo era costituito da Antonio Sassano e Maurizio Giornetta. Le prove principali, costituite da intercettazioni ambientali e telefoniche, rilevazioni GPS e riprese video, hanno evidenziato la gestione delle operazioni di scambio e distribuzione degli stupefacenti.
Le Condanne e le Contestazioni
La Corte d’Appello aveva già riformato parzialmente le condanne in primo grado:
- Costantino Folla: riduzione della pena a 7 anni e 4 mesi di reclusione e 26.000 euro di multa.
- Antonietta Galasso: 4 anni di reclusione e 18.000 euro di multa.
- Antonio Sassano: 2 anni e 2 mesi di reclusione e 5.000 euro di multa.
Le accuse riguardavano reati previsti dagli articoli 81, 73 e 80 del DPR n. 309/1990, con episodi di spaccio risalenti al 2014 e al 2011.
I Motivi dei Ricorsi
Gli imputati hanno presentato i ricorsi su diversi aspetti:
- Costantino Folla e Antonietta Galasso hanno contestato la motivazione delle responsabilità penali, ritenendola assente.
- Antonio Sassano ha chiesto l’applicazione delle pene sostitutive introdotte dalla riforma Cartabia, sostenendo che il giudice di merito avrebbe dovuto considerare le nuove disposizioni.
- Francesco Celozzi ha portato quattro motivi, tra cui l’errata interpretazione delle intercettazioni e la mancata concessione delle attenuanti generiche.
- Luciano Biscotti ha contestato la responsabilità attribuitagli e ha evidenziato la sproporzione della sua pena rispetto a quella inflitta a un coimputato giudicato separatamente.
La Decisione della Cassazione
La Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi, argomentando che le motivazioni erano generiche o manifestamente infondate.
Ha ribadito che le nuove disposizioni della riforma Cartabia si applicano solo ai procedimenti pendenti in primo grado o appello al momento dell’entrata in vigore del decreto, escludendo così l’applicabilità nei ricorsi alla Cassazione. Inoltre, ha sottolineato che la valutazione dei fatti e delle intercettazioni rimane prerogativa dei giudici di merito e che non è compito della Cassazione riesaminare il merito delle prove.
La sentenza ha sancito la conferma delle pene e l’obbligo per i ricorrenti di coprire le spese processuali e un’ammenda di 3.000 euro ciascuno.