ANSA. Potrebbe essersi estesa fino in Belgio la presunta rete di cyber-spie, che fabbricava dossier illegali su larga scala utilizzando informazioni riservate prelevate da banche dati strategiche.
E’ un’ipotesi su cui sta lavorando, con accertamenti in corso, la Dda di Milano che coordina le indagini, assieme alla Dna, per verificare se anche in quel Paese il network, che avrebbe avuto a capo l’ex super poliziotto Carmine Gallo e l’hacker Nunzio Samuele Calamucci, possa aver collocato un server, non rintracciato al momento.
E’ un altro filone da approfondire nell’inchiesta, in cui figurano oltre 60 indagati, tra cui Enrico Pazzali, titolare della società di investigazioni Equalize e che si è autosospeso dalla presidenza di Fondazione Fiera Milano. Indagine che il 25 ottobre ha portato a sei misure cautelari e nella quale è stato già sequestrato nei giorni scorsi un server in Lituania e si profila una rogatoria verso l’Inghilterra, dove avrebbe agito un altro “gruppo” collegato in particolare a Calamucci. Già negli atti depositati del fascicolo, coordinato dal pm Francesco De Tommasi coi carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, erano indicati presunti legami e contatti col Belgio.
Oggi, intanto, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, con delega ai Servizi di informazione e sicurezza, ha spiegato che “il dato obiettivo è che oggi nell’indagine di Milano non c’è un solo appartenente all’intelligence in carica che sia coinvolto, molto dubbio che siano coinvolti anche ex e non c’è un solo dipendente dell’agenzia sulla cyber”. E ha aggiunto: “No, non vedo un’escalation”. Sul fronte delle indagini, definite dal procuratore di Milano Marcello Viola e dal procuratore della Dna Giovanni Melillo “solo all’inizio”, dopo gli interrogatori di Angelo Samuele Abbadessa e di Massimiliano Camponovo, tecnico informatico ai domiciliari che ha parlato di un gruppo “sovraordinato” con base a Londra e di una “mano oscura”, e dopo l’ascolto di alcuni testi, molte altre persone saranno sentite. Forse già a partire dalla prossima settimana. Uno dei temi da approfondire resta il sospetto di un presunto mercato di informazioni riservate verso l’estero, fatto di rapporti “clandestini” tra intelligence.
Camponovo, che sta fornendo nomi e dettagli utili ai pm, sarà quasi certamente interrogato ancora. E hanno chiesto di essere ascoltati, ma non subito, anche Giulio Cornelli, anche lui esperto informatico ai domiciliari, e l’altro presunto hacker del gruppo Mattia Coffetti, indagato. Dai primi verbali raccolti in questi giorni sono già arrivate una serie di ammissioni, che hanno messo dei punti fermi sulla “esfiltrazione” dei dati utili ai report, mentre su tutti gli altri scenari che emergono dalle informative degli investigatori, compresi incontri anche nella sede di Equalize con presunti 007 israeliani o “funzionari di palazzo Chigi” nel 2022, il lavoro degli inquirenti sarà complesso e lungo.
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