La piccola Laura, tre anni, fu estratta viva dalle macerie. Indossava ancora il pigiamino bianco con cui era andata a letto la sera prima. Era una delle 19 persone salvate dal crollo di viale Giotto, che, alle 3:12 dell’11 novembre di 25 anni fa, portò via 67 vite nel sonno. In 19 secondi, il palazzo di sei piani e 26 appartamenti al civico 120, nella periferia nord della città, crollò, lasciando solo dolore e sgomento. Il tonfo fu così violento da essere registrato dai sismografi come una scossa di terremoto di magnitudo 1.2.
L’indagine, chiusa otto anni dopo senza condanne, rivelò che l’uso di materiali scadenti e un’esecuzione dei lavori non a norma furono le cause del disastro. I costruttori, due fratelli che vivevano nel palazzo, morirono nella tragedia, e il progettista era già deceduto alcuni anni prima. Il crollo di viale Giotto rimane il giorno più tragico per Foggia dopo i bombardamenti del 1943, una ferita aperta che ogni anno viene commemorata per non dimenticare le vite spezzate.
Questa notte, allo scoccare della mezzanotte, le campane di Palazzo di Città e della Cattedrale suoneranno in sincronia, 25 rintocchi per ricordare ogni anno trascorso dalla tragedia. Domani, alle ore 9.30, una corona di fiori sarà deposta al Memoriale delle vittime nel cimitero comunale. Seguirà, alle ore 11, una cerimonia nella Sala Consiliare di Palazzo di Città, dove una delegazione di studenti del Liceo Volta reciterà un breve reading e leggerà i nomi delle 67 vittime. La sindaca Maria Episcopo, insieme agli assessori, accoglierà i superstiti, i familiari delle vittime e una rappresentanza di chi partecipò ai soccorsi.
La giornata si concluderà alle 18.30, nella chiesa del Sacro Cuore, con una messa in suffragio delle vittime, celebrata dall’arcivescovo emerito di Foggia, mons. Domenico D’Ambrosio. Foggia si stringe ancora una volta nel ricordo di un evento che ha segnato la città e che rappresenta un monito indelebile per il futuro.