Foggia- E’ stato condannato il vigile urbano che aveva costretto un ragazzino indisciplinato ad autocastigarsi, tirandosi uno “schiaffetto” davanti a tutti i compagni. In questo caso, afferma il magistrato, si tratta di offesa all’onore e al decoro e, come tale, costituisce un reato, peraltro aggravato dalla presenza di più persone.
La recente decisione proviene dal Tribunale di Terni. La sentenza ha chiarito che uno schiaffo, quando è espressione di una violenza puramente formale, può diventare una condotta tale da ledere l’onore e il decoro di una persona presente. ( in tal senso Trib. Terni, sent. 6.07.2012)
Il fatto: un vigile urbano, dopo essere stato accidentalmente bagnato con dell’acqua da alcuni ragazzini di circa 11 anni che giocavano in strada, individuato il colpevole, lo aveva sgridato davanti alle insegnanti. Non contento di ciò, l’agente si era poi recato presso la scuola del giovane dove, entrato in classe, lo aveva costretto ad alzarsi e a darsi uno scappellotto in testa davanti a tutti.
Secondo il codice penale, il delitto di ingiuria può essere integrato da qualsiasi condotta volontaria capace di ledere l’onore ed il decoro di una persona presente. Con riguardo allo schiaffo, esso configura l’ingiuria quando sia espressione di una violenza puramente formale, dunque di modesta entità, non indirizzato a cagionare una seppur minima sofferenza fisica, ma solo una “sofferenza morale”. Diversamente, arriverebbe invece a integrare il reato di “percosse” e “violenza privata”. ( così Cass. sent. n. 12674 del 28 marzo 2011; Cass. sent 3 dicembre 1985; Cass. sent. n. 800 del 24 novembre 1983, con riferimento al calcio).
Peraltro, non è necessario che chi agisce abbia l’intenzione specifica di ledere l’onore e il decoro della vittima, ma è
sufficiente che la condotta denigratoria sia stata posta
consapevolmente e volontariamente.
In conclusione , il pubblico ufficiale è stato, così , condannato a risarcire il ragazzo con il pagamento della somma di dodicimila euro, oltre a una pena detentiva di 20 giorni.
(A cura dell’Avv. Eugenio Gargiulo)