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Omicidio Rizzi, Marino: “Criminalità, Vendola intervenga”. Le indagini

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
11 Gennaio 2012
Capitanata //

Omicidio Giosuè RIzzi, il corpo dell'uomo (fonte image: Rainews)
Foggia – “ANCORA avvolto nel mistero l’omicidio del 59enne Giosuè Rizzi, ritenuto il capo storico dell’organizzazione mafiosa di Foggia, ucciso ieri mattina in via Napoli, a pochi metri da un istituto commerciale. Le ipotesi probabili di quest’omicidio, possono essere tante, tutte però, riconfermano il grado di pericolosità della malavita organizzata a Foggia”. Esordisce così il consigliere regionale pd, Dino Marino. Il primo a prendere una posizione ufficiale in merito all’omicidio del cosiddetto ‘Papa di Foggia’ avvenuto ieri mattina in Via Napoli attorno alle 13.30.

Marino batte una nota preoccupata: “Non sappiamo – scrive – se sia solo una questione di equilibrio interno oppure si sia aperta una nuova mattanza tra le cosche criminali. Tuttavia questo ennesimo efferato omicidio, consumato in pieno giorno a due passi da una scuola pubblica, è il segnale concreto che quelle cifre che mettono Foggia all’ultimo posto tra le province italiane per qualità della vita sono drammaticamente vere. E’ evidente che la presenza dello Stato da questo punto di vista non risponde alla gravità della situazione particolarmente difficile”.


Il Presidente della Commissione Sanità, poi, chiede l’intervento di Vendola affinchè il rivoluzionario gentile medi soluzioni condivise con il Governo nazionale: “Chiedo al Presidente Vendola, di farsi interprete verso il governo nazionale di questo sentimento di paura e di sgomento della gente di Capitanata che chiede una maggiore sicurezza e una più puntuale presenza dello Stato. Siamo alla vigilia di tagli importanti anche nelle strutture e nel personale inquirente. Già da qualche tempo si parla della chiusura del tribunale di Lucera, il tribunale di Foggia è uno dei più ingolfati d’Italia per la mole di lavoro che svolge, mentre nel nostro territorio,complice anche l’attuale crisi economica, la presenza della criminalità organizzata cresce giorno per giorno e i segnali non arrivano solo dall’omicidio di ieri, ma anche dalla “escalation” di rapine e attentati incendiari che hanno caratterizzato le cronache locali degli ultimi mesi.
La Capitanata non vuole essere lasciata da sola e chiede con forza più sicurezza e una più specialistica presenza di forze inquirenti in grado di combattere e debellare questo fenomeno pericoloso che minaccia la convivenza civile di questa parte della nostra regione”.

AGGIORNAMENTI. Gli inquirenti continuano a battere tutte le strade possibili alla ricerca della verità. Ancora non è, infatti, chiara la casualità che abbia determinato l’omicidio. In ballo – come sempre in questi casi – numerose piste. Ma al vaglio, soprattutto la recente posizione di Rizzi. Sul passato criminale dell’ex “papa di Foggia” nessun dubbio, diverso invece il peso rivestito dopo la scarcerazione. Dopo 21 anni ininterrotti in carcere (02.05.1986 l’arresto legato alla strage al circolo Bacardi, poi la trafila giudiziaria), G.Rizzi fu posto ai domiciliari (motivi di salute) il 15.05.2009 (un anno da scontare per il fine pena di 30 anni per cumulo pene) e rimesso in libertà definitivamente il 16.11.2010 (quando fu sottoposto a libertà vigilata). In precedenza il 14.11.2009 l’arresto per evasione dai domiciliari e per resistenza alla PS (16 mesi). Mai nascosti i gravi problemi di salute dell’uomo e forse la dipendenza all’alcolismo. Quali i movimenti dell’uomo nei quasi 14 mesi trascorsi in libertà? Le indagini sono condotte dalla Mobile foggiana, dai carabinieri del Reparto operativo, dal Pm Luciana Silvestris e dalla collega della DDA di Bari Eugenia Pontassuglia.

Interpellato dall’emittente locale Teleradioerre, il dirigente della Mobile di Foggia, Alfredo Fabbrocini ha dichiarato che le indagini proseguono anche per cercare di appurare se ci siano correlazioni con gli omicidi di Lilino Mansueto (24.06.2011) e Franco Spiritoso (morto il 18.06.2007). Nel mezzo la morte di Tonino Bernardo (27.09.2008). Decisamente improbabile un legame con la strage Bacardi (vendetta). L’ipotesi, dunque, è che possa esservi una sorta di regolamento di conti generale che punta a togliere di mezzo i vecchi vertici della mala foggiana. Forse per un tentativo di ri-gestione degli “affari” passati.

La Polizia ha inoltre compiuto già sei stub su altrettante persone. Pare inoltre che siano 13 i colpi che, in tutto, abbiano raggiunto la vettura dall’uno e dall’altro lato e pare sempre più probabile che i killer viaggiassero a bordo di una motocicletta. Rizzi, sempre stando a Fabbrocini, non aveva alcun dubbio sulla sua sicurezza, tanto che era di ritorno alla sua abitazione percorrendo la strada abituale. Il caso, come anticipato da Stato, è passato nelle mani della Dda di Bari

Orazio Schiavone: “Segnale preoccupante”. “L’omicidio di Giosué Rizzi, le modalità di esecuzione e l’apparente volontà di giustiziarlo dinanzi agli occhi della città intera sono un pericoloso segnale per Foggia e per l’intera provincia: non posso che essere preoccupato per questo ritorno di violenza così efferata e per i risvolti che questo evento potrebbero avere sulla sicurezza nel nostro territorio”. Così Orazio Schiavone, capogruppo dell’Italia dei Valori alla Regione Puglia. “In questo momento così delicato vorrei fare appello – prosegue Schiavone – alle istituzioni preposte a rafforzare, pur nella ristrettezza di mezzi cui sono relegati, la presenza e gli interventi sul territorio perché i cittadini foggiani non si sentano schiacciati nella morsa della violenza e dell’illegalità. Prefetto e forze dell’ordine accrescano il proprio rapporto fiduciario coi cittadini affinché in questo momento difficile non si crei l’humus in cui la criminalità si alimenta e prolifica”. “Unitamente a questo – conclude il capogruppo –, è necessario che istituzioni, società civile e cittadini facciano quadrato, sentano con forza la necessità di educare i giovani e sostenere le fasce più deboli della società perché si tolga alla criminalità forza lavoro. Leggo, con amarezza, di reati commessi come prova di coraggio: è un dato preoccupante su cui vorremmo riscontri e su cui si deve intervenire con una forte azione di prevenzione. Solo una crescita sociale, una coesione delle forze in campo permette di non rimanere ostaggi dei fenomeni violenti e della criminalità”

La nota di Mario Aiezza, Associazione Movimento di IDEE. “La morte di Giosuè Rizzi non deve lasciare indifferenti. L’omicidio di colui che veniva definito il “Papa di Foggia” non è un problema che riguarda soltanto gli organi inquirenti. L’uccisione del boss foggiano non è una questione “tra loro e loro” come si dice di solito quando ad essere uccisi sono esponenti di spicco della criminalità. Si parla di equilibrio interno e guerra tra cosche della malavita organizzata come se fosse qualcosa che a noi non deve interessare. Sorge spesso la convinzione nell’opinione pubblica che di fronte a questi omicidi eccellenti non ci sia troppo da preoccuparsi quasi nella convinzione che la Mafia, perché anche a Foggia esiste la Mafia, sia un problema distante da noi cittadini comuni. Noi riteniamo che non sia affatto così. Questi omicidi eccellenti sono il segno tangibile del fatto che accanto ad una microcriminalità tanto temuta e che tanto allarme sociale crea, vi è la criminalità vera, quella che non si occupa soltanto di rapine, furti d’auto o in appartamento, ma quella che fa business con il racket, con l’usura, con lo spaccio di droga ed il commercio di armi, con lo sfruttamento della prostituzione, con l’infiltrazione forte e costante nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione. Tutto ciò viene realizzato attraverso un clima di paura ed intimidazione che costituisce il vero ostacolo allo sviluppo dell’economia e, più in generale, all’emergere di una cultura, all’interno della società foggiana, improntata alla legalità. Noi crediamo, allora, che l’omicidio di Giosuè Rizzi sia un problema di tutti e per tale ragione dovrebbe suscitare lo stesso, se non un maggior, allarme sociale che si è registrato, ad esempio, per la questione rapine, portata alla ribalta nazionale qualche mese fa. Noi come cittadini abbiamo gli strumenti per reagire, abbiamo la possibilità di fare qualcosa. Certo, è chiaro, di fronte a fenomeni del genere un ruolo fondamentale lo svolgono gli organi di polizia che nello svolgere la loro funzione repressiva devono compiere, e di certo lo fanno quotidianamente, tutti gli sforzi possibili per assicurare i colpevoli alla giustizia. Noi come cittadini, abbiamo il dovere morale di non restare indifferenti. E’ in momenti come questi che nelle coscienze di ciascuno di noi dovrebbe sorgere quello spirito teso alla collaborazione con le forze dell’ordine, alla denuncia, alla segnalazione di tutto ciò che si pone in contrasto con la legge e con il vivere civilmente. Ciò che la criminalità organizzata vuole suscitare, infatti, è proprio quel clima di paura e di omertà che soltanto la società nel suo insieme può sconfiggere ed affrontare. Da questo punto di vista le forze di polizia non possono far nulla. Noi cittadini, allora, abbiamo la possibilità, ed ancor più il dovere, di intervenire su diversi versanti: la denuncia, la sensibilizzazione e l’esempio che quotidianamente possiamo portare con la nostra condotta di vita. Tutto ciò può contribuire, infatti, a creare quella necessaria fase preventiva determinante per cercare quantomeno di porre un argine al dilagante fenomeno criminale nella nostra città. La fase preventiva infatti, può essere un ottimo deterrente per quei tanti giovani e giovanissimi che troppo spesso finiscono per rendersi protagonisti di episodi criminali quali rapine, furti, scippi e vandalismi vari che creano un enorme allarme sociale contribuendo a gettare Foggia agli ultimi posti delle classifiche in tema di qualità della vita. Stroncare, o quantomeno contrastare l’ascesa della microcriminalità è allo stesso tempo un grosso colpo che si infligge anche alla malavita organizzata, che utilizza come serbatoio per costruire il proprio esercito criminale proprio quei giovani e giovanissimi che troppo spesso si ritrovano a delinquere per assenza di alternative e per un ambiente familiare che spinge verso quella direzione. Ed allora, il ruolo della società e dei cittadini onesti deve essere proprio quello di scuotere le coscienze e di contribuire a creare un clima sociale, una mentalità ed una cultura che faccia del vivere onestamente la regola. In ciò, è chiaro, da esempio devono essere in primis le Istituzioni che dovrebbero tenere condotte specchiate e trasparenti in grado di essere da stimolo ed esempio per tutti i cittadini, affinché il rispetto delle regole sia da tutti avvertito come la normalità. Soltanto un nuovo clima sociale e culturale, dunque, può consentire di sferrare un duro e concreto colpo alla criminalità. Noi crediamo, allora, che la dignità e l’orgoglio di ogni singolo cittadino debbano essere la molla che faccia mettere da parte quel sentimento di indifferenza e di rassegnazione, dimostrando così che i cittadini foggiani stanno nettamente dalla parte della legalità.”

VIDEO – IL LUOGO DELL’AGGUATO


pieroferrante@statoquotidiano.it
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Seguiranno aggiornamenti

1 commenti su "Omicidio Rizzi, Marino: “Criminalità, Vendola intervenga”. Le indagini"

  1. molto preoccupante. E’credibile che un uomo possa essere giustiziato per vendicarsi di quanto fece oltre un ventennio prima? E’ possibile che dal carcere sia riuscito a mantenere contatti malavitosi ed a dare indicazioni divenute scomode allorquando è uscito ? E’ possibile che un sorveglliato speciale possa aver continuato a mantenere nel lungo tempo passato contatti all’oscuro delle forze dell’ordine? E’ possibile che tornato al “libero vivere” (più o meno)e nonostante praticasse altri interessi elevati (pittura e scrittura) abbia inteso riassumere un ruolo guida e di comando della malavita ?

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