BARLETTA, 11/04/2023 – “Sento l‘amore della città, ma non sento la presenza delle istituzioni e delle persone che dovrebbero proteggermi“.
Lo ha dichiarato Giussi Musti, vedova di Giuseppe Tupti, il barista 43enne ucciso a colpi di pistola in un bar di Barletta (Barletta – Andria – Trani) l’11 aprile scorso. Il reato ha portato al fermo di Pasquale Rutigliano, 33 anni, con precedenti e reo confesso, con l’accusa di omicidio volontario, porto abusivo di arma da fuoco e violazione della sorveglianza speciale. L’inizio del processo è previsto per il 12 maggio presso la Corte d’Assise di Trani.
La madre di due bambini ha spiegato che, a parte “il primo momento e il primo mese“, quando “mi hanno chiamato e contattato”, la struttura “non ha avuto alcun ruolo. Dopo di che, non è successo nulla”. Non sono il tipo di persona che si aggrappa o chiede qualcosa“, aggiunge. Ma essere dimenticati in questo modo non è una cosa buona o giusta da fare. Perché l’indagato ha tutto a disposizione, anche consulenze, visite a medici specialisti e psicologi. Al contrario, noi eravamo sempre con le spalle al muro, senza nessuno che ci chiamasse per dirci: “Jiussi, come stai, posso darti una mano?”. Perché, purtroppo, dovevo scegliere se lasciare che lo psicologo seguisse mia figlia o me. E ho deciso di aiutare mia figlia“.
Per la famiglia di 43 anni è stato un “anno difficile e vuoto, passato velocemente nella tristezza e nella solitudine”. Ricordo quel maledetto pomeriggio in cui non andai al bar con mio marito perché mia figlia aveva troppi compiti. Gli mandai un messaggio di avvertimento. Il solito messaggio è stato inviato nel momento in cui il suo cuore ha smesso di battere e lui non ha risposto“, conclude la donna. Lo riporta l’agenzia Ansa.