Pordenone. Eseguito dagli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria di Pordenone il decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per circa 2,5 milioni di euro rientranti nelle disponibilità patrimoniale di 33 soggetti di etnia rom, residenti tra la provincia pordenonese e quella veneziana, che al fisco risultavano nullatenenti. Le attenzioni dei finanzieri si sono concentrate su 33 componenti di due note famiglie rom, imparentate tra loro, che sebbene in massima parte completamente sconosciuti al fisco o, in taluni casi, con risibili redditi dichiarati, risultavano disporre di un patrimonio del tutto sproporzionato. Dalle indagini è emerso che gli indagati svolgevano, con modalità illecite, il commercio delle autovetture di grossa cilindrata – tra cui Ferrari, Lamborghini e Porsche – la costruzione e la vendita di ville di lusso e la lucidatura e doratura degli arredi sacri di proprietà della Chiesa.
Tali attività, che negli anni avevano fruttato redditi milionari, erano organizzate in maniera tale da configurare una vera e propria società di fatto che tuttavia non aveva mai presentato le dovute dichiarazioni dei redditi. I ricavi conseguiti in forma associata venivano ripartiti, attraverso un fitto reticolo di conti correnti bancari e postali, tra i componenti i due nuclei famigliari finendo per alimentare l’elevatissimo tenore di vita degli stessi, ancora una volta, “in barba” al Fisco. Gli uomini del Nucleo Pt di Pordenone hanno esaminato svariate migliaia di assegni, bonifici e soprattutto movimenti di denaro contante giungendo a ricostruire, nel solo quinquennio 2009-2014, ben 59 operazioni immobiliari per circa 1,8 milioni di euro, oltre 500 compravendite di autovetture, per circa 4 milioni di euro, mentre altri 1,7 milioni di euro hanno fruttato al clan le attività di lucidatura degli oggetti sacri d’oro e d’argento di proprietà di alcune parrocchie sparse sull’intero territorio nazionale.
L’operazione è scattata alle prime luci dell’alba quando oltre 60 finanzieri hanno bussato alla porta delle nove ville degli indagati per eseguirne la perquisizione e notificare il decreto di sequestro emesso dal GIP presso il Tribunale di Pordenone. Contestualmente al sequestro di beni ai fini fiscali disposto dal GIP, la Procura della Repubblica di Pordenone, sulla base delle più ampie indagini condotte dagli stessi finanzieri, ha depositato la richiesta di applicazione delle misure di prevenzione “antimafia” personali e patrimoniali, ai sensi del Decreto Legislativo 6 settembre 2011 n.159, in quanto è ritenibile che gli indagati vivano abitualmente con i proventi di attività delittuose tra le quali i finanzieri ricomprendono, tra altre, anche l’evasione fiscale. Tali misure saranno oggetto delle udienze già fissate dal Tribunale di Prevenzione per il prossimo settembre.
Redazione Stato Quotidiano.it