Domani riprende la scuola. Da dove cominceremo?
Non cominceremo dai libri, ma da noi stessi. Dal libro che siamo noi. Leggeremo la vita come se fosse un libro mai aperto, fatto di incognite e di segreti, di intrecci complessi e di trame irrisolte, di strade spesso impervie e di vicoli per lo più ciechi. Di sentieri che a prima vista sembrano avere un approdo, ma che poi si interrompono sul più bello, lasciandoti sospeso tra la meta agognata e la mappa andata perduta.
Cominceremo dalle pagine bianche delle vostre solitudini, o da quelle scritte con i vostri sogni rimasti taciuti e castrati, se avete avuto il tempo e il coraggio di disegnarli.
Cominceremo dal mondo che vi portate dentro, spesso a voi poco noto. Dal labirinto che vi tiene prigionieri, dove il Minotauro di turno scorrazza in cerca di prede. Cominceremo da ciò che il cuore sente e la ragione (se ne è capace) traduce, anche se a volte si deve arrendere, non ponendo spiegare tutto. Penderemo spunto dalle distanze che il pensiero introduce nelle verità certificate. Dalle incertezze, che anziché impaurirci e scoraggiarci, trasformeremo in sfide e opportunità per confrontarci e crescere.
Cominceremo dai corpi, da come state seduti. Dai gesti improvvisi e spontanei. Da quelli inibiti e repressi. Dalla carne muta, lasciata imbrunire in questa estate rovente, perché orfana di quella luce che solo una mente pensante riesce ad accendere. Cominceremo dalle ombre che paralizzano l’anima, rimasta ormai senza più una grammatica che ci dia il potere di capirla.
Cominceremo dai vostri volti, superfici levigate e livellate dal modus operandidettato dai nuovi padroni- i social – di questo mondo virtuale. Ci riprenderemo l’alfabeto delle cose semplici. Ci riprenderemo la nostra bella normalità senza più subire il fascino illusorio dell’eccezionalità. E faremo pace anche con la nostra fragilità. Senza aver paura di dirlo o di mostrarlo.
Cominceremo salvando le parole, perché salvate queste, esse salveranno noi dalla banalità e da ogni forma di retorica che le usa per ammaliare e sedurre.
Entreremo nella stanza dei bottoni del pensiero, laddove si formano le idee, le convinzioni, i giudizi, i pensieri, le visioni. Le teorie da cui poi derivano le prassi e le scelte. E lo faremo per verificarne la plausibilità e la fattibilità.
Non formuleremo concetti o definizioni. Non faremo la scuola delle pappe pronte. Ma procederemo per problemi, perché le verità si scoprono camminando sui contorni degli scarti, anche sulle ipotesi deboli e in cui nessuno crede.
Per tale motivo, cominceremo dalle domande che sono la croce e il sale di ogni vera cultura. E non certo dalle domande che si pongono tutti, ma da quelle che nessuno ha il coraggio di porre, per il solo fatto che le domande vere oggi sono fuori di moda, perché scomode e nude. Ma preparatevi anche a sperimentare il dolore per le risposte che non ci sono. Almeno per il momento.
Cominceremo dalle domande mute, che dormono dentro di voi e che in voi fanno un silenzioso rumore che solo chi sa far tacere le stupide voci di sirene suadenti riesce a cogliere e ad ascoltare, per dare ad esse la giusta espressione e il giusto peso. E dietro le domande coglieremo i bisogni, però quelli veri, per liberarci dagli stupidi capricci di questo iperconsumismo che ci vuole tutti dipendenti e idioti.
Non mortificheremo la nostra immaginazione e daremo voce alle nostre emozioni, cecando di coniugare quelli che i greci chiamavano il logos (la ragione) e il pathos (il sentire profondo). Impareremo a riconoscere sentimenti e emozioni, per chiamarle per nome e dominarle, per gestire le relazioni, in modo che nessuno faccia del male a noi ma che anche noi non facciamo del male agli altri, abitando i nostri limiti non come muri su cui scontrarsi ma come perimetri sui quali incontrarsi.
Vivremo la fatica di chi cerca di capire se stesso e questo mondo diventato complicato, il quale, dopo il fallimento degli adulti, aspetta voi per essere liberato dagli abusi e dai soprusi. E per farlo useremo le discipline come se fossero degli attrezzi per costruire la nostra polis. Lo scopo non è imparare qualcosa, ma imparare a vivere, usando i saperi come delle mappe per apprendere a navigare senza naufragare.
Non accetteremo alcuna verità senza prima averla sottoposta a un serio dubbio. Meglio una verità che resiste al dubbio piuttosto che una che ha paura di esso. E quando la troveremo – se la troveremo – la condivideremo dialogando e spiegando le ragioni che la supportano. Cercheremo di più le verità calde che quelle fredde. Le prime servono a riscaldarci dentro, a risvegliare la passione per la vita e la bellezza che in essa si nasconde, facendoci toccare i grandi “perché” che la realtà cela, le seconde per spiegare il “come”, il “dove” e il “quando” dei fenomeni e degli accadimenti.
E io? Il vostro prof?
Imparerò prima io da voi che voi da me. Vi aiuterò a conoscere voi stessi perché solo chi conosce se stesso e impara ad autogovernarsi, è pronto ad affrontare il mondo intero.
Ultima cosa. Quest’anno faremo poca educazione civica a scuola e molta educazione civica fuori dalla scuola. La cittadinanza non la studieremo in astratto, ma la praticheremo con buone prassi di solidarietà, mettendo in pratica i primi dodici articoli dellanostra Costituzione.
E lo faremo aiutando gli altri, gli ultimi e gli invisibili, incontrando il dolore, perché, come diceva Eschilo “πάθειμάθος (patheimathos)”, a volte la sofferenza mia e altrui aiuta a capire meglio certe cose che neanche i libri riescono a spiegare.
A domani!E buon percorso scolastico!
Incredibilmente profondo e profondamente vero. Buon inizio professore e collega a te e a tutti i ragazzi per questo cammino di crescita nella mente e nello spirito, verso la conoscenza, nutriti di umiltà, curiosità e passione.