Manfredonia. Le compagnie teatrali cittadine, emblema di passione e impegno culturale, sono un fondamentale motore di identità e sviluppo per la comunità locale. Da sempre, la cultura rappresenta un elemento imprescindibile per la crescita e il benessere di una città, come dimostrano anche i numerosi sforzi a livello personale e istituzionale per promuovere attività artistiche che arricchiscano il tessuto sociale.
In particolare, le cinque compagnie teatrali cittadine, composte da gruppi di appassionati e talentuosi artisti, sono un esempio tangibile di dedizione a questa causa. Tuttavia, la loro attività si svolge spesso tra difficoltà logistiche e mancanza di risorse adeguate.
La precedente amministrazione comunale aveva giustamente riconosciuto il valore delle compagnie teatrali, accogliendo le loro richieste di poter utilizzare il teatro comunale per le proprie rappresentazioni, nell’ambito di un tavolo tecnico di confronto. Questa decisione aveva aperto la strada a un dialogo costruttivo e alla valorizzazione del patrimonio teatrale cittadino.
Tuttavia, la convenzione che regola la gestione del teatro pubblico in partnership pubblico-privato stabilisce che la struttura debba essere un punto di riferimento per la comunità anche sotto il profilo della produzione culturale locale. In tal senso, la concessione di una sola giornata all’anno per l’utilizzo di questo spazio appare insufficiente per dare concreto seguito agli intenti di promozione e valorizzazione della cultura, come previsto dal contratto stesso.
Le compagnie teatrali, infatti, non sono solo una risorsa culturale ma anche un volano di crescita sociale ed economica per la città. La limitata disponibilità di tempo e spazio rischia di ridurre al minimo l’impatto che queste realtà potrebbero avere sulla comunità, vanificando gli sforzi di chi lavora quotidianamente per promuovere l’arte teatrale. È quindi fondamentale che le istituzioni locali considerino le richieste delle compagnie come parte integrante di un progetto più ampio di sviluppo culturale, che veda il teatro come uno strumento di aggregazione e partecipazione.
Un passo importante in questa direzione è stato recentemente compiuto con il riconoscimento ricevuto dalla Bottega degli Apocrifi presso il Senato della Repubblica, un traguardo che testimonia l’eccellenza del lavoro svolto da una delle principali compagnie cittadine. Questo riconoscimento non solo premia l’impegno degli artisti, ma sottolinea anche l’importanza di investire nella cultura come motore di crescita per la città.
Alla luce di quanto sopra, i consiglieri comunali di Forza Italia, Liliana Rinaldi, Fabio Di Bari e Ugo Gall, esprimono la loro ferma convinzione che il teatro comunale debba essere messo a disposizione delle compagnie teatrali locali con maggiore continuità, affinché possano continuare a offrire alla comunità spettacoli di qualità, contribuendo così a mantenere vivo il patrimonio culturale cittadino e a favorire l’integrazione sociale.
La cultura, infatti, non è solo un elemento di intrattenimento, ma una risorsa strategica per costruire una città più coesa e dinamica. In questo contesto, il sostegno alle compagnie teatrali è non solo un atto di riconoscimento, ma anche un investimento nel futuro della comunità. (nota stampa).
Ma quanto -+è Ugo Galli?????????
Prima attacca a testa bassa la Bottega degli Apocrifi e poi in questo comunicato paraculo dice che è una compagnia che svolge un lavoro eccellente.
Galli faccia pace col suo cervello. Lui e le due marionette che si porta dietro,
Tadda vdì quanda atturrand ca stanne sópe e abbascie au munecipie…
Il teatro, sin dalle sue origini nell’antica Grecia, è stato il cuore pulsante della vita democratica della polis. Come ci ricorda Aristofane nelle “Rane”, il teatro non è solo spettacolo ma παιδεία (paideia), strumento di educazione civica e crescita collettiva. Eschilo stesso nelle “Eumenidi” ci mostra come il teatro sia lo spazio dove la comunità elabora e discute le proprie tensioni sociali e politiche.
In quest’ottica, il teatro comunale di Manfredonia rappresenta una risorsa culturale preziosa per i suoi 50.000 cittadini. È doveroso riconoscere gli importanti risultati raggiunti dall’attuale gestione, che ha dimostrato professionalità e impegno nella programmazione culturale. Tuttavia, questi successi vanno contestualizzati all’interno di una cornice che merita una riflessione più ampia.
La sociologia dell’arte, in particolare gli studi di Pierre Bourdieu sul “campo culturale”, ci insegna come l’accesso esclusivo alle risorse culturali possa creare delle “posizioni dominanti” che, per quanto ben gestite, limitano naturalmente il pluralismo espressivo e la diversità artistica. Il fenomeno del “monopolio culturale” può portare a un’eccellenza “protetta” che non necessariamente riflette il pieno potenziale creativo di un territorio.
La convenzione attuale, pur avendo prodotto risultati apprezzabili, solleva interrogativi sulla democratizzazione degli spazi culturali pubblici. Un teatro comunale, per sua natura, dovrebbe essere uno spazio di possibilità per l’intera comunità artistica, locale e non solo. La qualità raggiunta dall’attuale gestione potrebbe essere non tanto (o non solo) il frutto di una superiore capacità artistica, quanto il risultato naturale dell’accesso esclusivo a risorse pubbliche e finanziamenti.
Una gestione più inclusiva e partecipata, che preveda modalità di accesso equilibrate per diverse realtà artistiche, potrebbe generare una più ricca offerta culturale, stimolando quella competizione virtuosa e quello scambio di idee che, già ai tempi delle Grandi Dionisie ateniesi, era il motore dell’innovazione teatrale e soprattutto del dibattito civico.
Non si tratta di negare i meriti dell’attuale gestione, ma di immaginare un modello che possa valorizzare al meglio il patrimonio culturale pubblico, garantendo quella pluralità di voci che è l’essenza stessa del teatro come istituzione democratica.
Ancora una volta non mi resta che sottolineare il merito del Consigliere e del suo gruppo, nel portare democraticamente all’attenzione di tutti una questione vitale per la vita democratica della nostra Comunità.
Ho recitato, con altri “dilettanti”, per alcuni anni con la compagnia di Antonio Valente.
Presso il Teatro San Michele abbiamo rappresentato opere di Eduardo – Non ti pago -, di Pirandello – Il berretto a sonagli -, “Il Golgota” di Antonio Valente. Teatro d’autore e di grande valenza culturale non solo nazionale ma internazionale. Due Premi Nobel e uno mancato, quello del grande Eduardo.
Finita quella stagione Manfredonia si è espressa solo e sempre più in “vernacolo”.
Nessun giudizio di valore, ma limitante nella crescita socio/culturale della comunità manfredoniana. Poi è arrivata la Compagnia degli Apocrifi e la città ha potuto riaffacciarsi fuori dai propri “confini” locali e dialettali. Il teatro, come ogni altra forma espressiva dell’Arte è apertura, esplorazione, viaggio verso altri mondi, altre realtà.