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“Ti mangio il cuore”, la recensione. Quando la critica diventa lesa maestà

AUTORE:
Michele Solatia
PUBBLICATO IL:
12 Gennaio 2023
Gargano // Manfredonia //

MANFREDONIA (FOGGIA), 12/01/2023 – La precedente recensione sul film “Ti mangio il cuore” ha scatenato un vero vespaio di polemiche tra difensori (i più disparati). Questi non hanno lesinato insulti, anche personali, su una critica cinematografica che resta sempre nell’ambito della sensibilità e del parere soggettivo.

Fonte: Pippo Mezzapesa tramite FB

Chi non ha risparmiato polemiche di sorta si è visto bene nel citare gli aspetti positivi che indubbiamente ci sono e sono stati esaurientemente elencati nella recensione stessa. Strano da immaginare ma esistono anche fette di pubblico che si aspettano leggere solo apprezzamenti nella recensione, diversamente si passa all’offesa personale. In questo buona parte proveniva dai “fan tossici” della cantante Elodie, cosa prevedibile considerato i mln di follower che la cantante annovera, in base ai quali ogni critica (anche in ambito diverso dalla musica) diventa un crimine di lesa maestà.

Fonte: Pippo Mezzapesa tramite Facebook

Fatta questa premessa c’è da dire che cinema e realtà viaggiano spesso in binari differenti. Un film può essere affascinante sotto l’ambiente visivo pur centrando poco o niente con la storia reale a cui vorrebbe riferirsi. Sotto questo punto la fotografia di Michele D’Attanasio rappresenta il vero punto di forza sotto l’aspetto visivo della pellicola, impreziosite dalle inquadrature del regista Pippo Mezzapesa. Un bianco e nero con mille sfumature, con diversi “scatti” che meriterebbero una mostra a parte. In questo caso la scelta della mancanza di colore è felicissima, nonostante si tratti di un film ambientato nel 2004, e ricorda certi film sulla tragedia greca Medea di Euripide.

Fonte: Pippo Mezzapesa tramite FB

Detto questo il film ha beneficiato del contributo della Regione Puglia, dell’Unione Europea, Puglia FESR-FSE ed Apulia Film Commission, come evidenziato in una schermata nei titoli di testa. Non ci si aspetta certo un documentario ma almeno un’opera che, considerato il tema trattato (la mafia del Gargano), dove ci sia almeno un’infarinatura di luoghi, nomi dei personaggi coinvolti e il contesto in cui avviene la storia.

Fonte: Vanity Fair

Invece è tutto piuttosto romanzato e farraginoso, i nomi delle famiglie rivali inventati e nessuno paese viene effettivamente nominato. Vero che molti film sono girati in posti differenti dalla reale ambientazione ma il Gargano è una montagna e le location (principalmente Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri) sono invece pianure senza rilievi intorno.

Fonte: ildenaro

La “mafia” senza affari e una terra senza Stato. Recenti rapporti della DIA hanno evidenziato le ingenti somme di cui i clan sono a disposizione, le loro capacità imprenditoriali, i rapporti con la politica etc. Vedere invece un gruppo di persone che vivono in condizioni miserrime in lande desolate che si scannano tra di loro per il tradimento del personaggio interpretato da Elodie non è molto credibile.

Fonte: deejay

La mancanza di indagini (o della semplice presenza) da parte di Carabinieri e Polizia per nessuno degli innumerevoli omicidi che si susseguono nel corso della pellicola non è una metafora della mancanza di istituzioni ma un semplice svarione di sceneggiatura. Trasformare il Gargano del 2004 in un far west senza che nessuno che si opponga alla criminalità non è fare né buona informazione né buon cinema.

4 commenti su "“Ti mangio il cuore”, la recensione. Quando la critica diventa lesa maestà"

  1. Si era capito che era un filmetto da 4 soldi, se la protagonista è una certa Elodie che è già poco credibile come cantante figuriamoci come attrice

  2. Uagliò, ù film fé sckif’ à ù cazz’ e avast’, c’ salv’ sckitt ‘nu poc’ perché appunto sta Elodie 😍👉👌💦🤪🤣

  3. @ masterplan il film è carino e nulla più, ma Elodie, che non seguo come cantante, sì è dimostrata una brava attrice

  4. Mi aspettavo altro, invece è stato una delusione. A parte le location che non hanno nulla a che fare con il Gargano, evvabbè; la storia raffazzonata, evvabbè, ma il dialetto? che diavolo di lingua è? Ma qualcuno degli autori ha mai sentito uno qualsiasi dei dialetti garganici? Si sconsiglia la visione.

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