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Morte dei fratellini rumeni, una tragedia che interroga e provoca tutti

AUTORE:
Michele Illiceto
PUBBLICATO IL:
12 Luglio 2023
Editoriali // Manfredonia //

MANFREDONIA (FOGGIA) – (di Michele Illiceto) Ennesima tragedia legata all’immigrazione. Questa volta una tragedia doppia perché si tratta di due fratellini di 6 e 7 anni, di nazionalità rumena, trovati morti in una vasca per la raccolta di acque piovane, utilizzate per l’irrigazione, sita nelle campagne di Fonterosa, contrada del Comune di Manfredonia.

Proprio in questi giorni doveva partire in quelle zone il campo estivo di solidarietà organizzato dagli Scalabrini e dalla Diocesi di Manfredonia “Io ci sto”.

 

ansa

 

Purtroppo è stato annullato dopo tanti anni di presenza nelle campagne di Borgo Mezzanone. Proprio dopodomani verrà un gruppo di scout per una giornata di servizio, al quale dovrò tenere un incontro. Ma con questo clima pesante di dolore come non sentirsi impotenti di fronte a un fenomeno così complesso che esige risposte altrettanto complesse e articolate?

 

Certo non basta il lavoro della Caritas diocesana e parrocchiale di Borgo Mezzanone che pure è presente attraverso un presidio e  “Casa Speranza”, che forniscono assistenza ai migranti. A volte la solidarietà sa più di delega che di autentica partecipazione, più di scarica barile che di reale condivisione. La solidarietà di alcuni è la scusa per altri di girarsi dall’altra parte. Addirittura anche di denigrare e colpevolizzare.

 

 

Ma ormai si è capito che la solidarietà da sola non basta. Il problema è molto più grande. Ormai è diventato una questione di giustizia e di tutela dei diritti. E questo sì che ci deve non solo indignare ma anche farci attivare.

 

Nella sua nota, il nostro vescovo Padre Franco Moscone denuncia affermando che “diventa sempre più necessaria la presa di coscienza responsabile dell’opinione pubblica e l’impegno concreto delle Istituzioni civili per trovare vie di soluzione agli enormi problemi delle zone periferiche del territorio comunale, poste nella grande pianura del Tavoliere, ove ormai con scadenze ravvicinate vediamo morire di stenti, miseria, mancata custodia di minori e mancanza di sicurezza troppe persone”.

Ansa

 

Ci vuole un piano serio di accoglienza e di inclusione, di vera integrazione, che offra condizioni materiali adeguate, tali da offrire abitazioni sicure e igienicamente tutelate, ma anche servizi sociali appropriati nel rispetto della dignità e dei diritti umani fondamentali. Gli immigrati vengono a lavorare e come tali meritano tutte le garanzie, come qualsiasi cittadino e lavoratore. Garanzie familiari e personali, sociali e sanitarie, lavorative ed educative.

 

Se questo vale per i grandi ancor più vale per i bambini, i loro figli, i cui diritti sono sì riconosciuti da tutte le organizzazioni internazionali, ma che di fatto poi vengono smentiti e ignorati, se non addirittura calpestati, e questo solo perché bollati e marchiati dallo stigma dell’immigrazioni, come a dire che se sei un bambino immigrato, non hai gli stessi diritti di tutti glia latri.

Infatti, come dice sempre il nostro vescovo, questi bambini invece di andare a scuola, “spesso sono lasciati soli per molte ore a motivo del lavoro dei genitori o per ricerca di elemosine e viveri”. Ha ragione il vescovo nel dire che non possiamo ricordarci di loro solo quando succedono disgrazie come la morte di questi due piccoli.

 

Se da un lato è sempre più necessaria una maggiore presa di coscienza responsabile da parte dell’opinione pubblica, dall’altro ancora più urgente è l’impegno concreto delle Istituzioni civili per trovare vie di soluzione agli enormi problemi legati alla presenza dei migranti, con un’azione concertata tra i vari Comuni interessati. Con alleanze educative e con progetti mirati. E’ finita l’era dei convegni sui migranti, è arrivato il tempo di cambiare totalmente approccio e linea di azione.

 

Ci vuole una nuova visione delle cose e dei fenomeni migratori, un nuovo paradigma non solo per interpretare ma anche per agire e intervenire. E’ finita l’era delle sole interpretazioni, è arrivato il momento delle trasformazioni.

ansa

Di fronte a questo dolore non è il momento delle speculazioni o delle analisi sociologiche, né delle sterili citazioni per fare vedere quanto siamo bravi a acculturati circa il tema dell’immigrazione. A farle siamo tutti bravi.

 

Né basta più la semplice indignazione o anche la commozione che si prova di fronte a queste tragedie. Forse è arrivato il momento di sederci a un tavolo e mettere insieme le energie e le competenze, per elaborare un piano di inclusione e di integrazione allo scopo, non solo di prevenire queste tragedie, ma di garantire ai migranti condizioni di vita materiali, educative e sociali, degne di chi ha i nostri stessi diritti. Non per semplice solidarietà, che non fa mai male, ma per giustizia e per rispettare i principi fondamentali della nostra stessa Costituzione!

 

A cura di Michele Illiceto

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