Statoquotidiano.it, 13 giugno 2024. Orta Nova – Fatti concreti e il coraggio di schierarsi con la legalità. Fiducia nella possibilità di riscatto e un chiaro antagonismo da parte della comunità civile nei confronti dei modelli di vita mafiosi affiancando le istituzioni impegnate nella pubblica sicurezza, non semplicemente con gesti di solidarietà ma soprattutto con il coinvolgimento personale. Per non essere assoggettati all’ illegalità. Perché Orta Nova non è sola.
Ieri sera, nella piazza centrale di Orta Nova, è stato questo il messaggio lanciato ai presenti, ai cittadini tutti, agli ortesi, agli abitanti dei Cinque Reali Siti e della Capitanata, nel corso dell’incontro-dibattito “Il coraggio di non tacere”, voluto dai giovani della quattro parrocchie locali in collaborazione con il Comitato Festa Patronale Sant’Antonio da Padova e grazie al patrocinio della Diocesi di Cerignola – Ascoli Satriano.
A moderare, il giornalista Saverio Serlenga; sul palco a portare la loro testimonianza, in prima linea, il procuratore aggiunto del Tribunale di Foggia, Antonio Laronga, da circa 30 anni impegnato in azioni di contrasto alla mafia, autore del libro “Quarta Mafia”, e di don Maurizio Patriciello, da anni impegnato nella lotta contro la camorra nel comune di Caivano e che domenica scorsa è stato avvicinato con un coltello dal suocero del boss locale, ma ciononostante, con solarità tipicamente campana, ha affermato a gran voce: “Dobbiamo prosciugare la palude rappresentata dalla cultura mafiosa. Dobbiamo chiederci dove siamo stati mentre certe cose accadevano. Dobbiamo imparare il linguaggio evangelico della chiarezza che contrasta il male e denunciare quello che non va è il primo gradino di tale linguaggio. Dobbiamo avere il coraggio di abbattere i muri e le divisioni, come ha fatto il prefetto di Napoli, vostro conterraneo, originario di Mattinata, che è venuto per incoraggiarmi la sera stessa in cui mi hanno puntato contro un coltello”.
A circa un anno di distanza dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Orta Nova, dunque, il 12 giugno, come nel 2023, un altro dibattito a sottolineare la necessità che incontri di tale genere diventino un appuntamento costante e significativo nel tempo, e non momenti casuali, per fare riflessioni operative.
E così, ancora una volta presenti, come lo scorso anno, a evidenziare l’impegno costante nel tempo, sono intervenuti il prefetto di Foggia, Maurizio Valiante; il questore di Foggia, Ferdinando Rossi; il commissario Angelo Caccavone; il colonnello Michele Miulli del comando provinciale dei Carabinieri di Foggia. Ad Orta Nova, ieri sera, sono convenute le componenti più significative di quella che Valiante ha definito una vera e propria “squadra Stato, che negli ultimi due anni in particolare ha posto in essere una lotta senza quartiere alla mafia, con azioni di contrasto che l’hanno destabilizzata, gettando le basi di una destrutturazione della stessa”.
A intervenire anche il vescovo della diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, Fabio Ciollaro, che così si è espresso: “La religione autentica è quella che spinge a stare con i piedi per terra e a migliorare il territorio in cui si vive. Io non posso pensare che Orta Nova sia una comunità assoggettata alla mafia. Il mio augurio sincero è che tale aggettivo non sia più abbinato a questa realtà”.
Senza mezzi termini e né giri di parole, il discorso del procuratore Laronga, che ha ricordato subito alla comunità ortese i fatti dello scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose: “Fatti documentati in una relazione che tutti possono leggere” la sua sottolineatura “Non voglio parlare di criminalità, perché spesso i cittadini la vedono come qualcosa di esterno. Dirò che tutti siete stati colpiti da tale provvedimento”.
E in una carrellata di episodi, Laronga ha ricordato puntualmente l’uccisione del ventenne Andrea Gaeta, figlio del boss Francesco, quando, ha detto, “I vostri rappresentanti politici si sono recati in prefettura per chiedere al prefetto se si potesse fare qualcosa per dare sostegno alla famiglia che aveva subito un tale reato, ma la risposta non poteva che essere negativa.
Anzi, il prefetto aveva chiesto coesione tra Istituzione centrale e istituzione locale. E invece il sindaco e il presidente del Consiglio proclamarono il lutto cittadino e presero parte alle esequie”.
E ha ricordato, Laronga, i fatti accaduti un mese dopo, il 3 ottobre 2022, quando fu ucciso il padre del responsabile della morte di Andrea Gaeta, Mirko Tammaro: “Il sindaco in quell’occasione proclamò il lutto, ma non andò ai funerali”.
E poi, ancora, Laronga ha ricordato altri fatti, episodi, facendo nomi e dando riferimenti puntuali. Per evidenziare forte e chiara la sua sollecitazione rivolta a tutti: “Su questi comportamenti noi non possiamo fare niente. Siete voi che potete incidere”. Perché, ha aggiunto Laronga: “Tra i ragazzi c’è la convinzione che chi fa il delinquente sia prestigioso, autorevole. Ma non è così. Chi è delinquente fa una brutta vita, vive nell’angoscia e fa una brutta fine. Bisogna stare invece dalla parte delle regole per vivere in uno stato pulito”.
E nemmeno bisogna pensare che la mafia non esista, è stata un’altra precisazione del procuratore Laronga: “È un errore continuare a negare l’esistenza della mafia. Oggi c’è chi pensa che la mafia appartenga al passato, che sia datata. Questo non è vero. C’è una straordinaria modernità nella mafia foggiana che si estende ormai nel commercio, in altre regioni italiane e all’estero”.
Le cose starebbero cambiando in meglio, tuttavia, negli ultimi due anni.
A farlo notare, il questore Ferdinando Rossi: “Il lavoro della nostra squadra-Stato non sta andando disperso, sta dando i suoi frutti”.
Bisogna schierarsi quindi. Così come ha rimarcato Valiante: “Schierarsi con la giustizia in maniera convinta e coesa, perché purtroppo le organizzazioni mafiose continuano paradossalmente a ricevere consensi”.
Bisogna avere fiducia nella possibilità di riscatto, come nelle parole del commissario Angelo Caccavone, a rappresentare nell’incontro di ieri sera, e fin dal 2023 a seguito dello scioglimento del Comune, la comunità ortese: “Orta Nova non è sola” le sue parole. “Forte è la vicinanza delle Istituzioni di pubblica sicurezza e di quelle religiose. Bisogna quindi avere coraggio”.
E ritrovare la propria dignità, riprendere la propria libertà che nessuno deve e può prendersi, come ha fatto notare don Patriciello sin dall’inizio del suo intervento con un costante riferimento all’esempio di Sant’Antonio, patrono di Orta Nova che la cittadina festeggia proprio in questi giorni: “Bisogna cercare, in questo mondo che cambia, e che sembra una foresta che brucia, di salvare i semi di un amore grandissimo per la vita annunciando il Vangelo nei luoghi dove viviamo”.
A conclusione della serata, i giovani delle quattro parrocchie hanno consegnato il “Premio Sant’Antonio per la Legalità e la Solidarietà” a don Patriciello che con la propria testimonianza di vita ha saputo dire «no» alla illegalità, al sopruso e alle mafie “proprio come frate Antonio”, è stato detto, “che con la forza del Vangelo si pose a difesa dell’orfano, della vedova, del povero e dell’ultimo, contro il potere violento e malato dell’usuraio e del tiranno, anche a rischio della sua stessa vita”.