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Una stagione con più donne in consiglio regionale dopo il voto del 21 settembre

AUTORE:
Paola Lucino
PUBBLICATO IL:
13 Settembre 2020
Capitanata // Editoriali //

Foggia, 13 settembre 2020. La legge sulla doppia preferenza non è una “quota di genere” ma il rispetto di un principio costituzionale, ed era ora che si adeguasse anche la Puglia. Gli scettici, i conservatori, quanti hanno difeso lo status quo per cui “le donne che valgono si affermano”, sono i più solerti a voler stampare i santini uomini-donne per la campagna elettorale. Una tecnica legittima, non ancora provata per il voto regionale, criticata all’indomani del voto comunale sulla base di ragioni più o meno rese esplicite dalle candidate medesime.

In questo speciale di Stato Quotidiano la “Regione delle donne”, le candidate in lista sono state presentate con le loro storie, professionalità, specificità femminili, portatrici di un altro punto di vista che ha forza se diventa istituzionale, ma che è “politico” in senso più ampio, come abbiamo evidenziato dalla categoria in cui lo speciale è stato inserito. Dovranno essere loro, se elette, a far sì che la doppia preferenza non resti un contenitore vuoto di idee e di progetti, per la Puglia e per le donne. Come ha scritto Serenella Molendini nell’articolo su lavoro e occupazione femminile, il cuore del programma è l’approccio gender-blind all’utilizzo dei fondi.

Ma, d’altra parte, se nell’ultima legislatura regionale le donne in consiglio erano 5 su 50, vuol dire che qualcosa non va, che un meccanismo si è inceppato. Qualcosa lo abbiamo perso per strada dagli anni ’90 e a 25 anni, quest’anno, dalla conferenza di Pechino, perduto nella sua declinazione nazionale e territoriale. I dati dicono che il Covid ha peggiorato la condizione del lavoro, in particolare quello femminile. Non vorremmo che questo fosse l’ennesimo alibi per la solita gestione delle risorse priva di prospettiva e, appunto, cieco alla complessità di genere.

In questi giorni, ho ascoltato molte conversazioni di candidate entusiaste della propria campagna elettorale e della costruzione, intorno a sé, di una squadra, come gli uomini. E si auguravano di poterla mantenere anche dopo, quando i riflettori si spegneranno. Una volta i partiti selezionavano donne che, come ha riportato il sindaco Lucilla Parisi, crescevano nelle sezioni di partito, possibilità sempre più sfumata nel tempo. Il tema è quello del radicamento che, in molti casi, ognuno fa per sé, con la grinta, la determinazione e i mezzi in suo possesso. Ciò avviene a fronte di una selezione dal web o dalla società civile non disancorata dalle antiche logiche, pur avendone perso la struttura. Confrontarsi con questa realtà nuova è un passo per non restare imbrigliati nel passato, scegliendo il bagaglio di eredità necessario.

Il consenso su molti fronti è già “colonizzato”, mi si conceda il termine,  dagli uomini, che certo non sottilizzano se si tratta di perdere la loro poltrona, né possiamo negare che in alcuni casi si tende a costruire candidature ancillari. Sui programmi dei candidati presidenti di Regione avremmo voluto qualche visione in più sul tema, una traccia, una linea, una prospettiva, ma diranno che è colpa del Covid, di una strana e singolare propaganda estiva.

Ringrazio le donne che hanno sottratto tempo ai loro impegni per rispondere all’invito di Stato Quotidiano. Hanno portato temi collaudati dalla loro esperienza politica, professionale, sociale. Le abbiamo contattate fra un viaggio e l’altro, fra una conferenza e l’inaugurazione di un comitato, al ritorno a casa, nel loro studio, nel momento in cui non potevano risponderci, ma abbiamo riprovato. Il nostro augurio e appello è di votare, innanzitutto, una donna il 20 e 21 settembre prossimi, nella speranza che cominci un nuovo corso, anche grazie alla legge appena approvata.

Paola Lucino, 13 settembre 2020

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