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Dietrofront Torri, demolizione ‘pezzo per pezzo’. Sangalli: “l’azienda avrebbe chiuso”

AUTORE:
Giuseppe de Filippo
PUBBLICATO IL:
13 Ottobre 2011
Manfredonia //

Le torri di Prilling, isola 5, ex Enichem (CM)
Manfredonia – “HA vinto Sangalli”. Ha vinto la volontà dell’imprenditore di “tutelare l’impresa”. Di tutelare la Manfredonia Vetro da “un rischio che rimaneva elevatissimo”. Demolizioni Torri di Prilling, Isola 5, area ex Enichem ( Focus Demolizione torri di Prilling, Isola 5): si è svolta ieri pomeriggio la riunione per stabilire tempi, modi e metolodogie di sicurezza prima dell’abbattimento delle torri. Abbattimento di cui se ne discute da tempo e per il quale si dovrà attendere ancora dei mesi. Questo ricordando come i lavori per l’abbattimento delle due torri di Prilling (di 16 per 65 e 19 per 70 metri di diametro per altezza, utili, con il petrolchimico in funzione, per la solidificazione dell’urea liquida, dopo che nei cestelli granulometrici delle torri – tramite tubazioni – si solidificava per uscire sotto forma di sfere e da qui – tramite fori – nuovamente negli impianti attraverso nastri trasportatori fino ad arrivare nei magazzini) rientrano nelle “demolizioni delle opere civili connesse agli impianti ammoniaca urea già demoliti, siti nell’Isola 5 all’interno dello stabilimento Syndial”, DIA prot.6502 del 14.06.2011, partiti ufficialmente lo scorso 7 luglio 2011, dopo la riunione propedeutica del 14 giugno e le fasi di accantieramento del 23 giugno 2011.


Le varie ipotesi per l’abbattimento: dalla dinamite alla cd caduta programmata
Come si ricorderà, dopo le numerose voci su un abbattimento tramite dinamite (ma con tutte le smentite del caso) si era parlato di demolire inizialmente le torri (in questa seconda fase dei lavori) tramite una gru con una pinza in azione dall’alto verso il basso dei manufatti. In seguito l’ipotesi della caduta cd programmata e i timori dell’imprenditore Sangalli – dell’omonima azienda produttrice di vetro – per le possibili ripercussioni delle vibrazioni sul forno di produzione. Dunque, con le ditte pronte per la demolizione, improvvisa retromarcia nel piano dei lavori. Così dopo la riunione odierna alla presenza delle due amministrazioni comunali di Manfredonia (sindaco Angelo Riccardi e assessore Antonio Angelillis) Monte Sant’Angelo – sindaco Ciliberti Andrea e l’architetto responsabile dell’Urbanistica Giampiero Bisceglia, del territorio sul quale ricade tanto l’Isola 5 quanto lo stabilimento della Sangalli – la Moosmode Sas (committente dei lavori, di Cannavale Giuseppe, con legale), le sub-appaltatrici De Cristofaro srl, F.lli Omini spa, i responsabili Syndyal, Barbara Locatelli relazioni istituzionali Eni, il direttore dei lavori ing. Matteo Palumbo e il responsabile lavori e coordinamento sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione il dott. Ing. Domenichino Bisceglia , i responsabili della Sangalli Vetro (fra i quali il direttore di stabilimento, dr. Giuseppe Dacchille) di Manfredonia, il direttore amministrativo della Inside srl, il sindacalista della Filctem Cgil di Foggia Luigi Lauriola, il vice direttore di Confindustria Foggia dottor Enrico Barbone, il presidente dell’Asi Foggia on. Franco Mastroluca, il responsabile area dell’Asi Fg Marseglia M., il geoprospector prof. Alberto Quarto e Ruggiero Quarto, il geologo della Mosmode Biagio Ciuffreda.

La riunione. Prevalsi i timori di Sangalli. Ribaltata la metodologia per l’abbattimento. Forno di produzione: ciclo vita fino al 2012 Da tempo Sangalli aveva espresso le proprie preoccupazioni per le possiibili ripercussioni sul forno di produzione (possibile alterazioni causa ipotetico impatto su un impianto con un ciclo di vita di 12/14 anni, installato nel maggio 2002, con uno spessore che si sarebbe ridotto nel tempo e protetto, a riguardo, con una calotta di metallo. Un forno costituito da mattoni refrattari sovrapposti, un peso di circa 1300 tonnellate, con vetro fuso a 1600 gradi di temperatura e la presenza di un liquido dal quale deriverebbe la determinazione finale della materia prima). Preoccupazioni espresse prima della riunione odierna anche attraverso una lettera inviata ai vari responsabili e le istituzioni. Questo nonostante la ditta Mosmode sas (di Giuseppe Cannavale e c. di Crotone, committente ed affidataria dei lavori, già interessata alla prima fase dei lavori di demolizione, nel 2007-2008 con un Ati e l’Agecos dei f.lli Bonassisa) abbia sempre confidato in una risposta “strettamente tecnica” dell’azienda per “giustificare le ipotetiche ripercussioni sul forno di produzione”. Ma Sangalli – sospinto anche dal benestare delle due amministrazioni – ha continuato a premere per una demolizione dall’alto “pezzo per pezzo”, come inizialmente ipotizzato. “Lo facciamo solo per il territorio – dice a Stato il responsabile della Mosmode G.Cannavale, riferendosi alla metolodogia per le demolizioni – non certo per la Manfredonia Vetro”.

Secondo l’imprenditore trevigiano la tecnica della caduta programmata avrebbe generato delle ripercussioni nelle produzioni dell’azienda, nonostante le relazioni dettagliate del geotecnologo prof. Ruggero Quarto (su indicazioni delle imprese dei lavori) nelle quali si sarebbe spiegato all’azienda del vetro che non si sarebbero prodotte in alcun modo “vibrazioni significative” sul forno di produzioni e comunque “inferiori” a qualsiasi scossa sismica ipotetica nell’area o nel circondario. L’attività di routine, dunque quotidiana all’interno della Sangalli – e dunque produzioni, passaggi di mezzi e camion nell’area dello stabilimento – produrrebbero delle vibrazioni – secondo gli studi del prof. R.Quarto – “comunque maggiori” rispetto a quelle che sarebbero state originate con la demolizione delle torri tramite la cd caduta programmata. Vale a dire: l’utilizzo di un escavatore telecomandato a distanza, senza operai e con un raggio di caduta di circa 100 metri, con dei tagli alla base delle colonne per originare uno sbaricentramento del manufatto in cemento armato e la successiva caduta delle torri. Dunque l’apertura di una breccia (per circa il 50% della circonferenza della torre) alla base del manufatto, inclinamento in avanti della torre, sbaricentramento e caduta del manufatto causa il tracollo dalla base. Una metodologia di demolizione con la quale i responsabili per la sicurezza e le ditte appaltatrici avrebbero potuto prevedere l’asse di caduta di ogni singola torre (considerando che la stessa metodologia di demolizione sarebbe stata utilizzata anche per una ciminiera già presente nella stessa Isola 5).

Cesare Strisino (Presidente Consorzio sviluppo industriale Aussa-Corno), Giorgio Sangalli (Imprenditore) e Renzo Tondo (Presidente Friuli Venezia Giulia) nel cantiere dell'impianto per la produzione di vetro della Società Sangalli. (San Giorgio di Nogaro 08/06/10) - Autore: Foto ARC Montenero
Il no di Sangalli. Le motivazioni espresse in una missiva. Così l’imprenditore della Sangalli Vetro di Manfredonia spa – in una lettera del 10 ottobre ed inviata ai vari responsabili presenti oggi in riunione – per giustificare il no alla tecnica della caduta programmata. “(..) ritorniamo con urgenza sull’argomento perché abbiamo l’impressione dalle riunioni svoltesi e dalle notizie di stampa che non siano sufficientemente chiare e giustamente valutate le conseguenze che può avere l’abbattimento delle torri – come previsto – sul nostro impianto”. Un impianto “estremamente delicato, (..) sensibile, molto costoso e sicuramente ha e può avere danni anche gravi o gravissimi dalla demolizione prevista”. Secondo l’imprenditore trevigiano i danni – derivabili dall’abbattimento delle torri secondo la metolodogia prevista prima della riunione – “possono ammontare a diverse decine di milioni di euro, provocare anche la cessazione della produzione con conseguenze pesanti o pesantissime sulla società e a cascata sulle sue partecipate, nelle quali sono occupate oltre 500 persone”. Dunque la proposta: “La nostra posizione è quindi assolutamente chiara in proposito: onde evitare i grossi rischi di cui sopra le torri vanno demolite pezzo per pezzo e non in un blocco unico dalla base. Le assicurazioni che abbiamo ricevuto in merito all’operazione sia dalla società Mosmode che da altri soggetti non sono sicuramente sufficienti per cambiare il rischio che è e rimane elevatissimo. Attendiamo quindi chiare risposte da parte della stessa Mosmode e dalle autorità territoriali competenti circa l’accoglimento della nostra richiesta e circa le modalità dell’abbattimento delle torri”. Dunque: o abbattimento pezzo per pezzo o salta la nostra azienda, con conseguenza sui 500 occupati e le partecipate. Va ricordato, ad onor di cronaca, come la Sangali Vetro di Manfredonia è coperta – contro i danni sull’impianto – con una polizza assicurativa con massimale di 35/40 milioni di euro, pari al valore del forno. Oggi in Sangalli a Manfredonia ci lavorano circa 250 persone. L’azienda ha smentito comunque delle strumentalizzazioni per la chiusura. “Quando il ciclo vita di questo forno sarà terminato dovrebbe entrare in funzione il nuovo forno. Con possibilità di produzione possibile di altri 15 anni. Per il finanziamento si provvederà come in precedenza. Non lo so è prematuro, vedremo”. Una delle sensazioni emerse è anche quella di una presa di posizione dell’azienda trevigiana: mani avanti (con tutela per risarcimenti) nel caso di ripercussioni sul forno di produzione. E attesa. Ma le ditte appaltatrici, con responsabili della sicurezza, avrebbero giocato d’anticipo, in qualche modo “spiazzando” lo stesso imprenditore veneto. Passo indietro per le metodologie di demolizione: c’è rischio per l’azienda ? Allora torniamo alla soluzione preliminare. Con rischio pertanto (e danno) che “definitivamente scompare”. E così i lavori ora possono ricominciare.

Il sindaco Ciliberti emana sospensione cautelativa efficacia della DIA, relativamente alla frantumazione con gru dall’alto. Ora la possibile revoca. Da notare – per attestare una palese confusione per la scelta di modi e tempi per abbattere due torri da anni dismesse nell’area – che proprio oggi, 13 ottobre 2011, in base alle notizie emerse, il sindaco di Monte Sant’Angelo Ciliberti ha emesso una sospensione cautelativa per l’efficacia della DIA, nella quale si ipotizzava la proposta oggi accettata di Sangalli: frantumazione delle torri con gru montata con demolizione pezzo dopo pezzo dall’alto. Senza nascondere una retromarcia paradossale, va segnalato che oggi sarebbe stata ipotizzata la revoca della stessa sospensiva emanata (con la Mosmode ora impegnata per l’invio della documentazione necessaria).


Il futuro. Partenza dei lavori fra 30 giorni. Termine: non pervenuto. Se ne riparlerà nel 2012.
Dunque revoca della sospensiva del sindaco di Monte S.Angelo: difatti grazie ad una gru sulla quale sarà montata una cesoia frantumatrice telecomandata a distanza – senza operai – le torri dovrebbero ora essere demolite, così evitando ripercussioni sull’impianto della Sangalli. I lavori dovrebbero partire fra 30 giorni (metà novembre): in precedenza la preparazione tramite il basamento del cemento armato e il montaggio della gru per l’abbattimento. In seguito i vari studi e calcoli per la seconda fase dei lavori. Con il ripristino del sistema inizialmente ipotizzato – e con l’eliminazione del sistema della caduta programmata, con abbattimento in unico blocco – i tempi per il completamento delle opere dovrebbero prolungarsi, come i “rischi per i lavoratori” considerando tanto le ulteriori giornate di lavoro quanto la presenza di personale in quota sulle piattaforme. L’attesa è ora per la partenza dei lavori. La conclusione degli stessi ? Ad oggi, non pervenuta.

Presenza arsenico. I responsi dell’Arpa tardano ad arrivare. Si ricorda che la preoccupazione per l’abbattimento delle torri – nonostante la problematica non sembra emersa durante la riunione – resta anche quella delle presenza di polveri inquinanti post-abbattimento. Ovvero per il sollevamento delle stesse a seguito della demolizione delle torri. Si era in attesa della caratterizzazione del suolo e dei responsi dell’Arpa, che avrebbe già effettuato dei sondaggi (anche sulle polveri superficiali e non presenti nel suolo circostante, per verificare la possibile presenza di arsenico). Dei laboratori specializzati (privati) correlati alla svolgimento dei lavori avrebbero eseguito delle analisi – per conto degli appaltatori dei lavori – per rilevare la presenza di arsenico sulle pareti esterne delle torri. Le analisi farebbero riferimento a metà luglio (dunque con la partenza dei lavori), fine luglio, prima decade di agosto: la presenza di arsenico sarebbe risultata “non rilevante”. E i responsi dell’Arpa ? Anche in questo caso: ad oggi non pervenuti.

g.defilippo@statoquotidiano.it@RR


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