La richiesta, presentata alla Corte d’Assise al termine di un’istruttoria dibattimentale durata poco più di un anno, arriva con l’accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dalla presenza di minori, oltre a quella di maltrattamenti aggravati in ambito familiare.
La ricostruzione dei fatti
Secondo quanto ricostruito durante il processo, l’omicidio si è consumato in un contesto di violenza domestica sistematica, definito dalla pubblica accusa come un ambiente familiare “malsano”, caratterizzato da prevaricazioni e vessazioni perpetrate dall’uomo nei confronti della moglie, anche in presenza delle figlie della coppia.
Le indagini hanno permesso di delineare una quotidianità segnata da abusi psicologici e fisici, culminata nella tragedia della mattina del 16 dicembre 2022. In quell’occasione, secondo quanto emerso, Di Lella avrebbe agito mosso dalla volontà di impedire alla moglie di lasciarlo, un intento che il pm ha evidenziato citando le parole pronunciate dall’imputato prima del delitto: “So che vostra madre mi vuole lasciare, ma non lo accetterò mai”.
L’accusa sostiene che Di Lella abbia pianificato l’omicidio, portando con sé la pistola usata per compiere il delitto. L’arma, detenuta illegalmente, rappresenta uno degli elementi che supportano l’ipotesi di premeditazione, aggravando il quadro accusatorio.
Il contesto familiare e il dramma delle figlie
Durante il processo, il pm ha sottolineato come la tensione all’interno della famiglia avesse raggiunto livelli insostenibili, riportando le testimonianze raccolte, tra cui quella della figlia maggiore della coppia. “A casa non si viveva più, era un sopravvivere”, ha dichiarato la giovane, le cui parole sono state utilizzate dall’accusa per descrivere la portata del disagio vissuto all’interno delle mura domestiche.
Secondo gli inquirenti, l’omicidio non è stato un atto isolato, ma l’epilogo tragico di un ciclo di violenze protrattesi per anni, durante i quali Giovanna Frino aveva subito umiliazioni e maltrattamenti che l’avevano spinta a cercare una via d’uscita da quel rapporto.
La richiesta di ergastolo e il quadro giuridico
In poco più di un’ora, il pubblico ministero ha ripercorso l’intera vicenda giudiziaria, mettendo in evidenza le aggravanti che rendono particolarmente grave il delitto. La richiesta di ergastolo è motivata non solo dalla premeditazione, ma anche dall’aver commesso il crimine in presenza di minori, un elemento che ha amplificato il dramma umano e psicologico vissuto dalle figlie della coppia.
Oltre al reato di omicidio, Di Lella deve rispondere di maltrattamenti aggravati in ambito familiare, un’accusa che evidenzia come il delitto fosse parte di un quadro più ampio di violenza e controllo sulla vittima.
Le prossime fasi del processo
Dopo la requisitoria del pubblico ministero, è stata programmata nella stessa giornata la discussione delle parti civili e della difesa. La sentenza di primo grado è attesa a breve, segno di un iter giudiziario che ha proceduto in maniera relativamente spedita, considerando la complessità del caso.
La tragedia di Giovanna Frino rappresenta un ulteriore caso di femminicidio che riaccende i riflettori sulla violenza di genere in Italia. Nel corso del dibattimento, la Procura ha voluto sottolineare non solo l’efferatezza dell’atto, ma anche la necessità di non trascurare i segnali di allarme che emergono in contesti di violenza domestica.
Un caso simbolo della lotta contro la violenza di genere
La vicenda di Giovanna Frino si inserisce in un drammatico elenco di femminicidi che, anno dopo anno, continuano a scuotere l’opinione pubblica e a richiedere interventi più incisivi sul fronte della prevenzione.
La richiesta di ergastolo per Angelo Di Lella rappresenta, nelle intenzioni della Procura, una risposta forte e decisa per rendere giustizia alla vittima e alle sue figlie, oltre a costituire un messaggio di condanna chiaro contro ogni forma di violenza di genere.
(Fonte: FoggiaToday, “Femminicidio Giovanna Frino ad Apricena: chiesto l’ergastolo al marito Angelo Di Lella”, FoggiaToday)