Foggia – Zapponeta. “Insufficiente la prova che abbiano commesso il fatto“.
Con recente sentenza, il Tribunale di Foggia ha assolto Giuseppe La Macchia, 19 marzo 1967, e Savino Scommegna, accusati rispettivamente il primo di “aver consegnato due banconote da 500 euro a La Macchia in cambio del voto a favore di un candidato a sindaco, con l’intento di influenzare l’esito delle elezioni comunali”, e il secondo (Giuseppe La Macchia) “di aver ricevuto la somma di denaro da Scommegna in cambio del suo voto favorevole”.
I fatti (2 Giugno 2016)
Da atti, e dalla denuncia presso le forze dell’ordine, il 2 giugno 2016, a Zapponeta, Giuseppe La Macchia riceve una telefonata da un numero sconosciuto, che gli chiede informazioni sul suo nucleo familiare. Poco dopo, nel pomeriggio, mentre si trova sotto le scale della sua abitazione, La Macchia trova un involucro contenente due banconote da 500 euro e alcuni volantini elettorali della “Lista Civica Liberi di Ri-Cominciare”, con il nome di Matteo Scommegna come candidato sindaco e il simbolo della lista. Il pacchetto includeva anche una scritta a mano “CAVALLO 1961”. Preoccupato, La Macchia decide di recarsi presso i Carabinieri di Zapponeta per denunciare quanto rinvenuto.
Nel verbale di denuncia, La Macchia racconta gli eventi e specifica di non essere riuscito a riconoscere la voce dell’interlocutore telefonico. La denuncia fa riferimento alla presunta tentata manipolazione elettorale tramite il tentativo di acquisto di un voto. Il pacco contenente denaro e volantini elettorali viene consegnato alle forze dell’ordine per un approfondimento investigativo.
In seguito alla denuncia, le indagini portano alla formulazione di capi di imputazione (vedi sopra) per i citati Savino Scommegna e Giuseppe La Macchia.
Dopo aver esaminato le prove e le testimonianze, il tribunale di Foggia, con provvedimento dell’11 dicembre 2024, ha dichiarato l’assoluzione di entrambi gli imputati. Il giudice ha ritenuto insufficienti le prove per sostenere le accuse, non trovando elementi concreti che dimostrassero che La Macchia avesse ricevuto denaro in cambio di un voto, né che Scommegna avesse compiuto l’atto di corruzione descritto.
La sentenza ha dichiarato che i fatti non erano stati ricostruiti correttamente e che non c’era evidenza sufficiente a supportare le accuse.
L’avvocato del Foro di Foggia, Innocenza Starace, difensore di Giuseppe La Macchia, ha commentato la sentenza, sottolineando che, sebbene La Macchia avesse inizialmente presentato una denuncia per il ritrovamento dei soldi e dei volantini elettorali, non aveva mai ricevuto alcuna somma. Il legale ha ribadito che La Macchia aveva semplicemente denunciato i fatti come accaduti, ma che le indagini non avevano confermato la veridicità delle accuse. Secondo l’avvocato Starace, la ricostruzione della realtà dei fatti è stata errata, portando all’assoluzione completa del proprio assistito.