Foggia, 16 settembre – La complessa gestione delle separazioni e degli affidi continua a sollevare problematiche che non trovano sempre una risposta adeguata e tempestiva nel sistema giuridico italiano. Il caso di una madre foggiana, separata da tre anni e madre di un bambino di quattro anni, testimonia quanto le difficoltà legate all’affidamento condiviso possano tradursi in situazioni dolorose e psicologicamente logoranti.
La donna, la cui identità preferiamo mantenere riservata per rispetto della privacy, ha scelto di denunciare pubblicamente l’ennesima vicenda che l’ha colpita, una situazione che riflette il disagio vissuto da numerose famiglie italiane. A settembre, in un contesto di separazione legale già definita, il suo ex marito ha disatteso le disposizioni del giudice relative agli orari di visita del bambino. Nonostante un provvedimento chiaro, che prevedeva i giorni e gli orari in cui il padre avrebbe potuto trascorrere del tempo con il figlio, l’uomo ha arbitrariamente deciso di trattenere il bambino per una settimana oltre il previsto, senza alcuna autorizzazione da parte della madre.
Il bambino, collocato presso l’abitazione della madre come stabilito dall’affido condiviso, ha chiesto ripetutamente di tornare a casa dalla sua mamma, lasciando la donna impotente di fronte alle richieste di un figlio indifeso. “Non sapevo come rispondere alle domande di mio figlio – racconta la madre – chiedeva di tornare da me, ma suo padre ha deciso di non riportarlo, senza alcuna giustificazione legale o accordo tra noi”. La situazione ha assunto contorni ancor più drammatici nel momento in cui la madre si è rivolta alle forze dell’ordine.
Secondo quanto riportato dalla donna, gli operatori delle forze dell’ordine, pur riconoscendo l’illegalità dell’atto, hanno riferito di non poter intervenire direttamente, data l’assenza di norme che consentano un intervento immediato in tali situazioni. “Mi è stato detto – prosegue la madre – che non potevano far altro che constatare l’accaduto. Nonostante la chiara violazione delle disposizioni del giudice, non c’è stato alcun intervento per permettermi di riabbracciare mio figlio nell’immediato”.
Il caso di questa madre foggiana mette in luce un vuoto normativo che complica l’attuazione immediata delle decisioni giudiziarie in ambito di affido condiviso. Le forze dell’ordine possono infatti intervenire solo in caso di situazioni di emergenza o pericoli immediati, ma quando si tratta di violazioni riguardanti la mancata osservanza dei tempi di visita o di restituzione del minore, i margini di manovra appaiono limitati.
Nonostante la denuncia sporta alla competente autorità giudiziaria per mancata osservanza delle disposizioni del tribunale, la donna resta in attesa di sviluppi, senza certezze sui tempi e sull’esito della vicenda. “Ho fiducia nella giustizia – afferma – ma so che questo tipo di questioni non rientra tra quelle che destano immediata attenzione, come accade per casi di violenza domestica o femminicidi. Rimane tuttavia il fatto che una violazione del genere non dovrebbe passare inosservata”.
Il problema sollevato da questa vicenda non è solo giuridico, ma anche umano. Il bambino, al centro di questa disputa, è il primo a subire le conseguenze emotive di una gestione conflittuale dell’affido. “Ogni volta che mio figlio va da suo padre – spiega la madre con preoccupazione – temo che possa accadere di nuovo, che possa non tornare da me come stabilito. La mancanza di un’azione immediata non fa che accrescere il senso di impotenza e ingiustizia”.
Il caso solleva inevitabili domande sul sistema di tutela dei minori e sulle misure che potrebbero essere adottate per prevenire tali situazioni. In Italia, l’affido condiviso è stato introdotto per garantire al minore la possibilità di mantenere rapporti equilibrati con entrambi i genitori, anche in caso di separazione o divorzio. Tuttavia, casi come quello di Foggia evidenziano come la mancata osservanza delle disposizioni del tribunale da parte di uno dei genitori possa mettere in crisi questo equilibrio, soprattutto quando non vi sono strumenti rapidi ed efficaci per far rispettare tali decisioni.
La vicenda della madre foggiana è solo l’ultima di una lunga serie di situazioni in cui l’affido condiviso, lungi dal rappresentare una soluzione pacifica, diventa terreno di conflitto e sofferenza per tutte le parti coinvolte. Le autorità competenti sono chiamate a riflettere sulla necessità di norme più stringenti e chiare, in grado di tutelare il diritto del minore a mantenere rapporti sereni con entrambi i genitori, senza che uno dei due possa violare impunemente le disposizioni di un tribunale.
In un momento storico in cui le problematiche familiari occupano un posto di rilievo nella cronaca quotidiana, appare sempre più urgente affrontare anche queste situazioni, che pur non rientrando in casi di cronaca nera, rappresentano comunque un segnale d’allarme per la salute emotiva dei minori e dei loro genitori. La speranza di questa madre è che la giustizia intervenga in modo tempestivo, affinché simili comportamenti non diventino una consuetudine in un clima di impunità.
Qualsiasi genitore non dovrebbe nemmeno permettersi di usare i figli come arma contro l’altro genitore
Che tristezza!!!
Penso che le istituzioni a volte sono miopi, per poi vedere a disgrazie avvenute!!!
Fate qualcosa, sono sicuro che qualcuno possa fare la differenza in positivo.
Le regole sono regole e, se il bambino vuole tornare dalla madre, non bisogna lasciarlo soffrire. Stiamo parlando di un bimbo di quattro anni che ha voglia di rivedere e riabbracciare la mamma.
Sono cose che non dovrebbero mai accadere. Qualcuno dovrebbe fare un passo indietro per il bene del minore.
Inammissibile che le autorità competenti non siano stati in grado di tutelare un minore!
Normativa o non normativa, a nessuna madre andrebbe mai allontanato il proprio figlio, da parte di chiunque. Le questioni legali lasciano il tempo che trovano, difronte alla volontà di un bambino di quattro anni che manifesta la volontà e il bisogno di riabbracciare la propria madre. Le normative andrebbero integrate per consentire alle forze dell’ordine di dare e rendere giustizia ad una situazione che moralmente appare chiara e ben definita. Solidarietà alla madre.
Bisogna tutelare sempre i minori… se il bambino vuole rimanere con la madre . . visto che dall’ altra parte non vengono rispettate le regole stabilite in un aula di tribunale
Sperò che la giustizia faccia il suo corso…
I bambini purtroppo sono diventati uno strumento di conflitto ed un arma che troppo spesso è usata contro i padri separati . I figli nel 95% delle separazioni vengono privati dell’ amore e della presenza del padre anche quando i giudici stabiliscono di applicarla legge( BIGENITORIALITÀ) Lo dimostrano le centinaia di suicidi di padri separati annui e di FALSE denunce di molestie o biolenza, spesso archiviate o ritrattate che restano impunite e servono solo a privare i figli deinpadri e a chiedere più soldi. Quindi questo caso singolo potrebbe stimolare una seria riflessione sull’ inadeguatezza fi certi genitori. Di recente dono stati concessi gli arresti domiciliari ad una assassina rea confessa condannata per aver ucciso il compagno che ora vive serenamente con la sua bambina che è chiaramente in pericolo di vita quotidiano.
I bambini hanno bisogno di madre e padre anche dopo la separazione. STOP FALSE ACCUSE. STOP ALIENAZIONE e MANIPOLAZIONE dei Bambini contro i Padri.
Io andrei a sentire anche il padre
Posso solo dire che spesso le assistenti sociali fanno il bene dei padri non dei bimbi,non vengono tutelati,governo schifoso che permette ogni nefandezza sui più deboli senza accertarsi del perché i bambini non vanno da certi genitori, né si indaga, né si fa qualcosa.A Manfredonia lo schifo sale al cielo.Faccio un Esempio:un padre fa giocare coi vetri il figlioletto autistico,denunciata la cosa nessuno di è mosso.Vergogna inaudita,siamo in Africa,i bambini non hanno diritti manco a giocare sicuri.Che schifo