“Leonardo (Miucci, che si sarebbe al momento sottratto all’arresto relativamente all’operazione indicata, “Mari e Monti”,ndr) è stato designato come vittima sia perché era il fratello di Enzo, sia perché portava avanti i suoi interessi criminali. Gestiva la cassa del clan, amministrando tutti i proventi delle attività illecite. Ho appreso queste informazioni dal gruppo di Manfredonia. So che una parte dei soldi veniva investita in attività edilizie. Ne abbiamo parlato sia con Pasquale Ricucci che con Leonardo D’Ercole. Abbiamo saputo che alcune comunicazioni di Enzo Miucci giungevano tramite suo fratello, che le riferiva a D’Ercole.”
Queste sono alcune delle dichiarazioni di Marco Raduano, riportate in un verbale riassuntivo del 22 aprile 2024, come emerge dall’ordinanza relativa all’operazione “Mari e Monti”.
Raduano ha avviato il suo percorso di collaborazione con la giustizia intorno al 15 marzo 2024, rendendo dichiarazioni in questo procedimento il 22 aprile 2024. La decisione di collaborare è arrivata mentre era sottoposto al regime speciale previsto dall’articolo 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario, applicatogli subito dopo la sua cattura in Corsica, seguita a un lungo periodo di latitanza dopo la spettacolare evasione dal carcere di Nuoro.
Le motivazioni della collaborazione, al di là del pentimento dichiarato, risiedono, secondo il giudice, nella consapevolezza del lungo periodo di detenzione che lo attende. Raduano, infatti, ha ricevuto una condanna definitiva a 19 anni di reclusione per reati legati al traffico di stupefacenti (art. 74 DPR 309/90) e per associazione mafiosa (art. 416 bis c.p.), ed è stato recentemente condannato in primo grado all’ergastolo per diversi omicidi, da lui stesso confessati durante la sua collaborazione.
Il tentativo di migliorare la propria situazione giuridica impone una verifica attenta delle sue dichiarazioni, ma questo non ne riduce automaticamente l’affidabilità. Infatti, Raduano ha fatto parte della criminalità organizzata garganica per oltre un decennio, ricoprendo un ruolo di rilievo nel territorio di Vieste: inizialmente come referente del clan Li Bergolis, e dal settembre 2016 come membro del clan rivale Romito. Questa sua versatilità gli ha permesso di acquisire una vasta conoscenza delle dinamiche criminali, grazie alla sua lunga militanza e alla posizione di vertice ottenuta nel tempo.
“È, quindi, una fonte qualificata,” sottolineano gli inquirenti, “poiché Raduano possiede un patrimonio di conoscenze straordinario, frutto dei suoi legami con i principali esponenti della criminalità organizzata locale, per lo più ai vertici. Sebbene la sua collaborazione con la giustizia sia recente, le sue dichiarazioni non risultano meno affidabili. Sin dai primi verbali, infatti, ha reso ampie dichiarazioni autoaccusatorie, ammettendo diversi omicidi – per alcuni dei quali non era nemmeno indagato – e confermando la sua appartenenza al clan Li Bergolis fino all’omicidio del cognato, avvenuto il 2 settembre 2016, sul quale ha fornito informazioni dettagliate.”
Le sue dichiarazioni sono particolarmente rilevanti per questo procedimento, essendo Raduano l’unico collaboratore che ha fatto parte della consorteria investigata. Sebbene si sia allontanato dal clan nel 2016, le informazioni in suo possesso non si fermano a quel periodo, avendo mantenuto un informatore all’interno del clan Li Bergolis, Gianluigi Troiano, successivamente passato definitivamente al clan rivale dopo l’omicidio di Omar Trotta, avvenuto nel luglio 2017.
“Dai procedimenti che lo hanno coinvolto, emerge che Raduano è particolarmente abile nel reperire informazioni. Ha mantenuto un controllo quasi totale del territorio di Vieste, conquistato con metodi violenti e intimidatori, e ha continuato a esercitare questo potere anche durante la detenzione e la latitanza successiva alla sua evasione. Il suo vasto bagaglio di conoscenze rende le sue dichiarazioni degne di considerazione.”
“In un’occasione – ha detto ancora Raduano nell’interrogatorio – Leonardo Miucci cercò di difendere Caterino dopo che lei era stata vittima di un tentativo di omicidio. In un’altra circostanza, Enzo Miucci, sempre attraverso Leonardo, chiese spiegazioni sul motivo per cui avevano sostenuto le mie posizioni su Vieste, considerando che non stava interferendo con i loro affari a Manfredonia. Credo che Leonardo Miucci avesse un ruolo di rilievo in queste vicende,” ha dichiarato Raduano.
Quando chiaccrr tutte informazioni senza prove concrete ormai in Italia si condanna per sentito dire .. possono rovinare la vita a chiunque solo perché uno e parente di..