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Vertenza Tributi, verso il reintegro di Panella: discussioni su legge Marzano, l’emendamento di Vico (Pd)

AUTORE:
Giuseppe de Filippo
PUBBLICATO IL:
17 Aprile 2010
Lavoro //

Michele Panella oggi, dopo quasi 3 mesi di protesta
Michele Panella oggi, dopo quasi 3 mesi di protesta
IL LAVORATORE MICHELE PANELLA: Contattato ai primi di aprile da Stato, Michele Panella disse: “La Tributi Italia spa ha concesso la cassa integrazione in deroga per un anno (15 marzo 2010 al 15 marzo 2011) ai suoi 605 lavoratori occupati con cig a zero ore”. Una volta reintegrato il lavoratore usufruirà pertanto della cig per la durata di 12 mesi. “Nel verbale di accordo tra il ministero del Lavoro, sindacati e Azienda – spiega Panella – oltre alla Cig è stato anche stabilito che la l’azienda deve impegnarsi per la ricollocazione (riassobirmento) dei lavoratori nei nuovi soggetti affidatari del servizio”. Per questo Panella continau a fare appello alle istituzioni ed ai partiti politici “per riottenere il mio posto di lavoro” alla scadenza del contratto a tempo determinato (31 agosto 200), con il quale è stato assunto un ragazzo (concittadino di Panella) nel nuovo gestore di Rodi Garganico, dedito alla riscossione, la Aipa Spa. IL CASO EMBLEMA DI TRIBUTI: PANELLA – “La sospensiva sino al 11 maggio 2010 era scontata per la società Tributi italia spa anche perche’ il consiglio di stato voleva capire se effettivamente la società avrebbe fatto il concordato, il 6 aprile 2010, al Tribunale fallimentare di Roma, così dimostrando, effettivamente, il piano di rientro. L’unica verità è che la società Tributi Italia Spa e’ una societa’ attualmente operante”. “Intanto – spiega oggi Panella – il mio avvocato di diritto del lavoro Vincenzo De Michele mi ha comunicato che l’azienda tributi itallia spa non ha fatto ricorso in appello. La mia sentenza della immediata reintegrazione alla soceta’ tributi italia spa del 13 marzo 2010 sara’ ora notificata alla azienda”. “La mia giusta battaglia che sto portando con tanta mia dignità e che portero’ sino in fondo e ripeto sino in fondo – scrive a tutti Michele senza perdere d’occhio la data del 31 agosto data della scadenza del contratto del mio concittadino“.

MODIFICA LEGGE MARZANO: LE RIPERCUSSIONI SULLA VICENDA DI TRIBUTI ITALIA- DOVREBBE essere modificata alla Camera la norma del decreto incentivi che estende la legge Marzano sull’amministrazione controllata alle società private di riscossione del gettito fiscale. Nel corso di un’audizione in commissione Finanze di Fabrizia Lapecorella, direttore del Dipartimento finanze al Tesoro (fonte: Reuters), i deputati non hanno nascosto le loro perplessità per come la norma rischia di incidere sulla vicenda di Tributi Italia, la società di riscossione che non ha mai riversato ai comuni clienti le tasse raccolte e che è ora in grave crisi finanziaria. “Questa società non ha trovato più credito sul mercato. Come può il commissario avere le disponibilità per pagare i dipendenti e proseguire l’attività?“, ha chiesto a Lapecorella il presidente della Commissione Gianfranco Conte. I deputati temono infatti che il ricorso alla legge Marzano non garantisca i comuni. La società non è neppure in grado di pagare gli stipendi ai dipendenti e il commissario dovrà tenere conto delle richieste avanzate da tutti i creditori, non solo dei comuni che non hanno mai incassato le tasse raccolte. Tuttavia, Lapecorella ha difeso la norma definendola “la soluzione migliore possibile”. Secondo il dirigente del Tesoro gli aggi infatti che Tributi Italia trattiene sulle tasse raccolte sarebbero “sufficienti ad assicurare un’ordinata gestione una volta che il commissario si sarà insediato e dopo aver esautorato gli organi sociali attualmente operanti”. Come detto, dopo essere stata cancellata d’ufficio dal registro delle imprese, Tributi Italia ha fatto ricorso alla magistratura amministrativa. L’istanza sarà esaminata dal Consiglio di Stato nella prima metà di maggio.

IL CASO TRIBUTI – L’EMENDAMENTO DI LUDOVICO VICO – 135 Comuni strozzati da Tributi Italia. L’esattoria privatizzata li ha truffati per 90 milioni. Un buco che potrà essere sanato, secondo Andrea Draghetti del Partito democratico, se “l’emendamento al decreto incentivi proposto da Ludovico Vico del Pd diventerà legge”. Draghetti riporta come il caso Tributi sia partito “casualmente nel 1999 ad Aprilia (Rm)” e scoppiato in Parlamento solo dopo 10 anni quando “il deputato Pd, Ludovico Vico presentò un’interrogazione in Commissione Finanze per verificare l’attività della San Giorgio spa (in seguito Tributi spa) nell’espletamento del servizio di gestione, liquidazione, accertamento e riscossione delle tasse per il Comune di Ferrandina“. Un paese in provincia di Matera con 9187 abitanti, che vanterebbe un credito di 1 milione e 232 mila euro con Tributi Italia. “Oggi – dice Draghetti – a distanza di un anno, la vicenda è ancora attuale, perché in Commissione della Camera comincerà la discussione su un emendamento al cosiddetto decreto Incentivi che aiuterebbe tutti i 135 Comuni di Italia truffati dalla società guidata da Giuseppe Saggese. Il primo firmatario di questo articolo (4bis) è ancora il deputato Ludovico Vico. Ed è proprio per risolvere a queste domande – dice Draghetti – che nasce l’iniziativa legislativa di Vico”. Nell’emendamento dell’articolo 4bis si leggerebbe infatti: “nel caso in cui un’azienda di riscossione locale è cancellata dall’Albo ministeriale perché non versa ai Comuni le tasse riscosse dai cittadini, tale servizio deve essere assicurato, per non oltre 3 anni, dall’ente che gestisce il servizio di riscossione nazionale che si avvale del personale della società a cui subentra”. “L’emendamento – dice Draghetti – prevede che a seguito della cancellazione dall’albo della società, gli enti locali interessati possono accedere, al fine di assicurare i servizi essenziali, al fondo di garanzia appositamente costituito presso la Cassa Depositi e Prestiti per un importo non superiore ai mancati riversamenti verificatisi”. “Insomma una chiara ed efficacie risposta per far fronte alle difficoltà economiche di 135 comuni d’Italia che bloccati dal Patto di stabilità e senza le entrate comunali dell’Ici (in questo caso la colpa è anche del governo Berlusconi), Tarsu, Tosap e via dicendo”. Per Ludovico Vico anche se “la vicenda Tributi Italia non ancora conclusa continua ad essere fortemente condizionata da “plurimi interessi” non trasparenti che rischiano di riproporsi “tutti” nel cosiddetto “Decreto Incentivi” (art.3, comma 3 del D.L.40/2010) in discussione alla Camera. Il Governo propone per le Società di Riscossione- Tributi Italia – l’estensione della “ex Legge Marzano”, prefigurando –incomprensibilmente- il salvataggio delle attività”. “Io – ha continuato Vico – mi permetto di ribadire , che la soluzione normativa da adottare per i Comuni, i lavoratori e i cittadini contribuenti sia: nel caso di cancellazione dall’albo , di una società di riscossione, il servizio è assicurato, per un periodo non superiore a 3 anni, dal soggetto gestore del servizio nazionale della riscossione, che si avvale del personale della società a cui subentra, in qualità di commissario governativo e che a seguito della cancellazione dall’albo , l’ente locale interessato, al fine di assicurare i servizi essenziali può accedere al fondo di garanzia appositamente costituito presso la Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. per un importo non superiore ai mancati riversamenti verificatesi nella gestione pregressa”. “Mi permetto di aggiungere – ha concluso Vico – che in questa vicenda Tributi Italia, quando i Comuni si sono rivolti alle società di fidejussione (le polizze di Tributi Italia) hanno scoperto che neanche quei soldi c’erano”. Ma se la speranza che si trovi una soluzione bipartisan in sede parlamentare per assistere e ripristinare i fondi degli Enti Locali, parallelamente si dovrà procedere per capire come tutto questo sia stato possibile senza nessun organo di garanzia e di controllo che impedisse una frode da 90 milioni. In altri termini, “come è possibile assistere inerti all’ascesa di società finanziarie intermediarie che si arricchiscono senza che nessuna autorità sia competente a vagliarne l’operato? – dice Draghetti – Alla voce “elenco degli intermediari finanziari” sul sito di Bankitalia si legge che “l’iscrizione non garantisce la corretta gestione operativa da parte degli intermediari finanziari”. Quindi non esiste nessuna normativa che assegna a Bankitalia “compiti di vigilanza sull’andamento della gestione degli intermediari stessi”. E in questo vuoto legislativo che navigano molti Comuni, “costretti” per mancanza di personale o di strutture a rivolgersi a terzi per gestire il gettito fiscale. Ma anche qui non si può fare di tutta l’erba un fascio: dire “poveri Comuni truffati” è un po’ esagerato perché “è anche impensabile che nessuno non fosse al corrente di nulla nel caso Tributi Italia”, conclude Draghetti.

STORIA TRIBUTI ITALIA – Tributi Italia è nata a Taranto nel 1986 con il nome di Publiconsult: una società che si occupava principalmente di raccolta di pubblicità. Specializzandosi poi nel riscuotere imposte su cartelloni e insegne stradali, ha realizzato successo diventando spa nel 1994 e cambiando nome (San Giorgio) e sede sociale (Chiavari). Nel 2008, “dopo aver cannibalizzato altre società (Gestor, Rtl, Ipe)”, dice Draghetti è diventata Tributi Italia con sede ufficiale a Roma e quasi 1200 dipendenti. Nel 2008 ha conquistato la leadership del settore esattoriale privato con quasi 365 milioni di ricavati lordi, 184 agenzie dirette e 14 società partecipate. “La prima denuncia di frode contro la società di Giuseppe Saggese è datata 1999 – dice Draghetti – è l’assessorato alle finanze del comune romano di Aprilia che chiede ragguagli sulla gestione poco chiara di una società mista, la Aser”. “Dalla causa che fu messa in atto su possibili cartelle pazze allo scopo di gonfiare i crediti, Tributi Italia ne usci vincitrice ottenendo 15 milioni di risarcimento per danno di immagine”, dice ancora Draghetti. Ma dopo questa prima e unica vittoria, le sorti di Tributi Italia, nonostante l’esponenziale crescita dei ricavi lordi di anno in anno, sembrò tuttavia “segnata”. Dopo quella di Aprilia, anche le procure di Bari, Bologna, Brindisi, Latina, Napoli, Salluzzo, Sassari, Siracusa e Velletri hanno cominciato infatti ad indagare sulla mancata restituzione delle tasse comunali da parte di Tributi Italia. Attualmente sono stati accertati debiti per 90 milioni nei confronti di 135 enti locali.

PER ULTERIORI APPROFONDIMENTI VEDI Vertenza Tributi, attesa per consiglio di Stato tra cig e reintegri

Tributi ancora attiva: perplessità sui crediti reali dei comuni

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