In politica le differenze non arricchiscono ma deteriorano l’aspetto sociale. San Giovanni Rotondo non ne è indenne e spuntano velenosi percorsi di guerra.
Beppe Grillo qualche anno fa definì il movimento 5 stelle una forza politica biodegradabile. Dopo l’ultima batosta elettorale addebitabile al suo supremo macchinista, Giuseppe Conte, le carte ormai svalutate nei numeri e nel valore, son tornate sul tavolo del fondatore che ha voluto incontrare Conte e forse, dopo una bella strigliata da allenatore in pensione, sta valutando come uscire dalla débâcle a costo di cambiare giocatori e direttore d’orchestra.
Non sono bastate le parole di Conte che sarebbe pronto a farsi da parte, mossa già provata alla cui non crede nessuno, non prima di una costituente d’autunno però, quando la calura avrà sciolto ogni residuo di grasso maligno e consolidato gli scranni degli eletti in quel parlamento europeo sempre maldigerito e oggi regno d’amore e d’infiniti canti, per frenare cavalli di razza pronti a scendere di nuovo in campo.
Una conduzione in solitudine che ha visto esclusi leader dal sapore della vittoria come Virginia Raggi e Roberto Fico che con Grillo non hanno mai perso i buoni rapporti. Il limite dei due mandati è all’attenzione dei militanti che una volta, grazie al populismo imperante e antipolitico per eccellenza, raggiunti scranni dorati, si sono praticamente incollati ad essi godendo dello scettro di comando oltre ogni logica dettata dal movimento. La politica si sa è una droga che a lungo andare non ti molla più e dona l’onore di dire oggi quello che è vecchio già ieri e Conte punterebbe a lenire la batosta, concedendosi nella sua Puglia a comizi pro e contro i concorrenti sindaci chiamati ai ballottaggi.
Un’ulteriore mossa strategica che favorirebbe morbidezza alle critiche furiose di militanti che hanno visto sciogliersi al sole percentuali di consensi da capogiro, per poi trovarsi a contare i petali delle sparute margherite. San Giovanni Rotondo, sua Città d’adozione, è una delle tappe in cui l’elegante pro-popolo tornerà a fumeggiare dal palco parole di riscossa e di unicità mai riverente alla politica mettendo in cassetti blindati gli apparentamenti prima con il centro destra capeggiato da Salvinie poi con quel PD del quale ne fece peste da evitare a ogni costo. Forse per questo, ma anche per una riverenza cittadina, il PD locale non batte ciglio sulle posizioni dell’ex premier che come accade spesso in politica, dopo le tarantelle elettorali, potrebbe tornare utile per un’alleanza strategica sia in Città che in regione.
Non a caso, giungono notizie, il centro sinistra non vedrebbe in città nessun leader a tirare la volata al candidato Crisetti.
Da ambienti civici le notizie abbondano e danno Conte presente per più di un’occasione. Proprio Crisetti, in un talk “monocellulare”, a difesa della sua coerenza politica che lo ha sempre visto nelle file di una sinistra di centro, ha più volte rimarcato l’incoerenza dei suoi “competitor di coalizione” che sino l’altro giorno attaccavano senza limiti con improperi il presidente Conte, per poi oggi mostrarsi quali ali scudiere a salvaguardia la sua integrità politica.
La campagna elettorale rischia di esacerbare gli animi anche perché è noto che i più fervidi sostenitori dei 5 stelle rimuginano nella irrazionalità delle parole come se godessero dello scontro e mai dell’incontro. Su questo Conte avrebbe dovuto riflettere e iniziare proprio da un esame interno del movimento che dal populismo ha ricevuto, e da esso ha negativizzato gli ultimi accadimenti. Sarebbe utile tornare tra la gente ma a parlare di futuro non di chiacchiericci che della politica non hanno un minimo di riscontro culturale. Le esigenze non si manifestano con scenate da baraccone come accade ormai spesso nei palazzi di potere, ma con coerenza politica, lotte di classe, capacità a interloquire.
L’irrazionale condizione della politica attiene l’intera classe politica, da destra a sinistra vedasi le contraddizioni di Verdi che urlano alla sostenibilità e poi garantiscono l’asservimento classista a multinazionali dell’eolico che sfruttano i territori e poi ne dichiarano la morte. Per non parlare di sostenibilità agricola e biodiversità a rischio a causa delle immense distese di fotovoltaico a terra.
Vedasi altresì le contraddizioni del centro destra che con la Sovranità alimentare, la Zes Unica che cancella principi perequativi fondamentali per la vita di interi territori, pongono limiti democratici alle scelte e alle crescite dettate da economie necessarie, al PD che ha assunto la scelta di essere un partito al fianco delle multinazionali, dell’irrazionale globalizzazione, a Calendae Renzi che sottraggono forze al dialogo e nel porsi accentratori fanno la fine dei 5 stelle sempre più isolati dal mondo reale. La politica è cosa seria e il popolo va rispettato e salvaguardato in ogni forma e sotto ogni profilo culturale e ideologico. Si torni alle lotte falce e martello, alla splendida dialettica di Almirante, alla forza dirompente di quella politica che la prima DC seppe trasferire positivamente dopo la catastrofe della guerra. Solo dopo, torneremo a eleggere consiglieri, sindaci e parlamentari con la ragione di essere protagonisti del nostro futuro.
Maurizio Varriano