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AGRICOLTURA Confagricoltura Foggia: annata da dimenticare per il grano

Il settore del grano in Italia sta vivendo una situazione a due velocità, a Nord e a Sud.

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
17 Luglio 2024
Economia // Foggia //

Il settore del grano in Italia sta vivendo una situazione a due velocità. Nel Centro-Sud, la produzione di grano duro è in caduta libera a causa dei mercati globali e della siccità che ne compromette le rese. Al Nord, invece, il grano tenero è influenzato dal maltempo, che ne riduce la qualità, sebbene i mercati siano meno penalizzanti.

Filippo Schiavone, presidente di Confagricoltura Foggia, spiega: “In Puglia, non vediamo pioggia da dicembre”. La produzione in Puglia, primo granaio d’Italia, è stata dimezzata, mentre in molte zone della Sicilia non si è raccolto nulla. La situazione è incerta, con agricoltori che si trovano a fronteggiare condizioni estreme: da un lato, la desertificazione nel Mezzogiorno rende difficile la conversione ad altre colture, dall’altro, si assiste a una discrepanza tra rese scarse e qualità eccellente del grano duro, soprattutto per il valore proteico. Schiavone sottolinea la necessità di adottare nuove tecniche come l’agricoltura di precisione, ancora poco accessibili a molte aziende a causa dei costi elevati. “Il problema principale resta il prezzo finale riconosciuto ai produttori. Con rese elevate, potevamo competere con la concorrenza turca e canadese, ma con i raccolti attuali, i conti non tornano”.

Confagricoltura sta lavorando sulle filiere, ma i finanziamenti sono insufficienti: “Dovrebbero passare da 15 milioni a 200-300 milioni per coinvolgere almeno il 30% delle aziende cerealicole”. Attualmente, un agricoltore che ha seminato grano duro produce 20 quintali per ettaro, venduti a 30 euro al quintale, con un ricavo di 600 euro, spesso inferiore alle spese sostenute. Il rapporto di Confagricoltura evidenzia un tasso di approvvigionamento del grano duro nazionale in calo, al 56,4% nel 2023, il valore più basso del decennio. La produzione scenderà ulteriormente, con una diminuzione del 10,6% delle superfici coltivate e una raccolta in calo del 15-20%, nonostante le buone rese nel Centro Italia. Di conseguenza, le importazioni aumenteranno: dai 13,8 milioni di quintali del 2012 ai 30,6 milioni del 2023. Tra agosto 2023 e giugno 2024, i prezzi del grano duro sono calati del 15,4%.

Anche il grano tenero è in difficoltà. Il mercato è in attesa, poiché il maltempo potrebbe aver compromesso la qualità della granella. Emanuele Occhi di Coldiretti descrive la situazione del grano tenero: “Abbiamo registrato un aumento dell’1% delle superfici coltivate, ma il clima anomalo ha portato a piogge eccessive nel Nord Italia, creando condizioni non ottimali per la produzione. Al Sud, invece, la siccità ha causato cali significativi”. Occhi traccia una linea di demarcazione lungo il fiume Po: “A sud del Po, le produzioni sono discrete, sia in termini quantitativi che qualitativi, mentre al nord si prevedono maggiori deficit produttivi. Le punte produttive di 80/85 quintali per ettaro sono rare, con produzioni di 60/65 quintali in Emilia e un contenuto proteico ridotto”.

Il mercato del grano tenero è in attesa, con una domanda selettiva e un’offerta cauta. I prezzi sono scesi a 225 euro/ton rispetto ai 250 euro/ton dell’anno precedente, influenzati dai mutati equilibri geopolitici della guerra Russia/Ucraina, con la produzione ucraina che continua a influenzare i mercati europei. Coldiretti sottolinea l’importanza degli accordi di filiera: “Attraverso i Consorzi Agrari d’Italia, sosteniamo la redditività delle coltivazioni cerealicole, promuovendo tecniche colturali adatte ai diversi areali, limitando gli effetti della volatilità dei mercati e garantendo la giusta remunerazione ai produttori”, conclude Occhi.

Lo riporta Avvenire.

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