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SESSO Italia e sex work: la professione invisibile che sposta miliardi, anche online

I lavoratori del sesso e i loro clienti sono sempre esistiti e, probabilmente, sempre esisteranno. È “la professione più antica al mondo” che ha sempre resistito

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
17 Settembre 2024
Attualità // Cronaca //

I lavoratori del sesso e i loro clienti sono sempre esistiti e, probabilmente, sempre esisteranno. È “la professione più antica al mondo” che ha sempre resistito alle insidie del proibizionismo, alla chiusura delle case d’appuntamento e allo stigma sociale che gravita attorno all’argomento.

I dati sulla prostituzione in Italia mostrano, infatti, quanto il fenomeno sia diffuso e in crescita. E quanto sia grande il vuoto normativo che non permette di prendere le dovute misure per tutelare sex worker e clienti.

Sex work: manca una legge che tuteli il mercato

Sebbene, nel corso dei decenni, alcuni parlamentari del Partito Radicale abbiano provato a monitorare dal punto di vista normativo questa professione, tutt’ora non esiste un accordo che assicuri la tutela dei sex worker in Italia. Né, tantomeno, dei milioni di persone che si rivolgono a questo mercato.

I numeri presentati dal Codacons sulla presenza dei sex worker in Italia sono molto eloquenti: sono attivi circa 120.000 sex worker a cui si rivolgono circa 3 milioni di clienti, all’interno di un mercato che genera un fatturato annuo di circa 4,5 miliardi di euro.

I sex worker in Italia sono la quarta categoria lavorativa più numerosa, dopo quella dei medici e odontoiatri, degli avvocati e procuratori, degli ingegneri e architetti.

La presenza sul territorio è molto cospicua, sia su strada che indoor, ma sono anche tanti i siti online in cui esercitano i sex worker o in cui prendere un appuntamento per fissare l’incontro di persona. Anche in questo settore, così come in moltissimi altri, le truffe online sono all’ordine del giorno. Per questo motivo, ed anche vista la delicatezza dell’argomento, è meglio registrarsi solamente su portali professionali attraverso cui contattare top escort a Roma.

Eppure, nonostante muova miliardi di fatturato tra mercato online e offline, il sex work è una professione invisibile. Dal 1958, anno in cui la legge Merlin – l’unica norma italiana che fino ad oggi si sia occupata del sesso a pagamento – chiuse le case di tolleranza in Italia, il settore della prostituzione non rientrava più sotto una tutela legale. Inoltre, la legge introdusse i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione.

Ma il fenomeno ovviamente non si è estinto, ma semplicemente la prostituzione si è spostata in strada, dove le condizioni di lavoro sono spesso pericolose e insicure. Da allora, nessun governo si è occupato di scrivere una regolamentazione legislativa che avesse come tema centrale la protezione dei sex worker.

Ci provò nel 2008 la legge Carfagna, punendo il reato di prostituzione per strada, ma affrontando l’argomento solamente dal punto di vista penale, senza tenere conto di una questione ben più importante, e cioè la tutela dei diritti lavorativi.

In questo contesto giuridico e privo di normative specifiche, vendere servizi sessuali in Italia non è illegale, ma l’assenza di una regolamentazione aggiornata ha permesso la diffusione di un altro fenomeno parallelo (o meglio, strettamente collegato) totalmente dominato dalla criminalità. Si tratta del favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione, che ha costretto migliaia di sex worker ad operare in clandestinità e, di conseguenza, ha esposto donne e uomini al rischio di subire violenza e abusi sessuali.

Proposte di regolamentazione del sex work

Solamente due anni fa, nel 2023, si è tenuto a Bologna il primo congresso di sex worker, i quali hanno chiesto all’unanimità norme ad hoc e tutela dei diritti e della loro sicurezza che tenessero lontane tutte le problematiche legate alla criminalizzazione. Una legislazione così obsoleta e con così tante lacune come quella in vigore in Italia non garantisce l’adeguata protezione dei lavoratori del sesso.

I Radicali Italiani sono uno dei gruppi più attivi in merito alle proposte per la regolamentazione del sex work, settore in cui è necessario migliorare le condizioni di lavoro e di sicurezza, non soltanto per i lavoratori ma anche per i loro clienti.

Tra le principali proposte volte al raggiungimento di questi obiettivi vi sono la decriminalizzazione del lavoro sessuale e la creazione di spazi sicuri in cui il sex work possa essere praticato liberamente, nella legalità e in piena sicurezza. Ma nessuno di questi disegni di legge è mai stato approvato.

In molti paesi europei sono già in vigore dei modelli normativi di gestione e legalizzazione del sex work, come mostra l’esempio della Germania e dei Paesi Bassi. In questi paesi in cui la prostituzione, oltre ad essere legale, è anche regolamentata dalle leggi nazionali, i tassi di crimini e pericoli ai danni dei sex worker e dei loro clienti sono diminuiti nettamente. (nota stampa)

1 commenti su "Italia e sex work: la professione invisibile che sposta miliardi, anche online"

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