Il nome di Ciro Salvatore Caliendo è emerso nell’inchiesta condotta dai carabinieri di Napoli, che ha portato all’arresto degli organizzatori dell’attentato esplosivo contro un ufficiale della guardia di finanza, rimasto miracolato e illeso. L’operazione ha portato, complessivamente, all’arresto di quattro persone: dopo la cattura dell’esecutore materiale, il foggiano Franco Di Pierno, altre tre persone sono state arrestate, tra cui Viviana Pagliarone, 39enne di Roma e presunta mandante dell’attentato, e Giovanni Di Stefano, 32 anni. Caliendo, 46enne di San Severo, si trova attualmente agli arresti domiciliari.
Caliendo è sotto indagine a piede libero per omicidio volontario, in relazione alla morte della moglie, Lucia Salcone, deceduta in un incendio scoppiato in auto a seguito di un grave incidente stradale. La Procura di Foggia sospetta che l’incidente possa essere stata una messinscena.
Secondo le accuse, l’imprenditore sarebbe coinvolto nella fabbricazione di un ordigno esplosivo, poiché, in accordo con Franco Di Pierno, ha confezionato un dispositivo esplosivo su richiesta di quest’ultimo, che a sua volta era stato incaricato dalla Pagliarone. L’ordigno, descritto come non convenzionale e non classificato secondo le normative vigenti, sarebbe stato composto da una miscela di sostanze chimiche, tra cui perclorati, potassio, alluminio, nitrati, ammonio e zolfo, creando un’esplosione di tipo Flash Powder.
Caliendo e Di Pierno hanno una conoscenza personale, in quanto Di Pierno era sposato con la sorella di Lucia, rendendoli ex cognati. L’accusa sostiene che Caliendo sia stato il “realizzatore materiale” dell’ordigno e il fornitore del telecomando utilizzato per detonarne l’esplosione. Gli artificieri hanno stimato la quantità di esplosivo impiegata nell’attentato tra i 500 e i 1000 grammi, e la lista dei materiali necessari era stata inviata a Caliendo tramite un messaggio su WhatsApp.
Il giudice per le indagini preliminari, Nicola Marrone, ha dichiarato che risulta evidente il coinvolgimento di Caliendo nel confezionamento dell’ordigno, sottolineando che non è stata fornita alcuna spiegazione credibile riguardo all’invio degli screenshot con i materiali chimici necessari per assemblare l’ordigno. Inoltre, i riferimenti alle comunicazioni sul tempo della batteria e ai soldi da restituire in caso di insuccesso dell’operazione sono considerati inequivocabili.
Tuttavia, secondo il giudice, non esistono elementi che dimostrino la consapevolezza di Caliendo riguardo al fine dell’attentato.
Lo riporta FoggiaToday.