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ASE Manfredonia. Dietro le quinte dell’ASE. Lettera operatore a SQ: “Il nostro, un duro lavoro invisibile”

"Da mesi, gli operatori ecologici di ASE vivono in un clima di forte tensione e pressione lavorativa"

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
17 Novembre 2024
Cronaca // Manfredonia //

Riceviamo e pubblichiamo.

“Caro Stato Quotidiano, vi scrive un operatore ecologico di ASE per denunciare una realtà che troppo spesso rimane nell’ombra. La voce degli operatori ecologici, che quotidianamente si impegnano per garantire la pulizia e il decoro urbano, è sovente ignorata o travisata. Questi professionisti sono talvolta oggetto di accuse e critiche ingiustificate, e per questo è fondamentale chiarire i sacrifici e le difficoltà che affrontano ogni giorno, specialmente in questo periodo di forte stress e carenza di personale.

Da mesi, gli operatori ecologici di ASE vivono in un clima di forte tensione e pressione lavorativa. Alcuni membri del personale si trovano a dover affrontare turni di lavoro estenuanti che arrivano a durare fino a 11 o 12 ore, spesso ripetutamente nel corso della settimana. Questi turni non conoscono condizioni climatiche favorevoli: freddo, pioggia e vento sono sfide costanti. In molti casi, la concessione di giorni di ferie è praticamente un miraggio, anche quando le condizioni fisiche lo richiederebbero. Ci sono lavoratori che, in un arco di tempo di uno o due anni, hanno accumulato 50-60 giorni di ferie mai usufruiti, senza alcuna certezza di poterli godere in futuro.

Questo ritmo di lavoro non influisce solo sulla produttività, ma ha un impatto profondo anche sul benessere psicofisico degli operatori.

La mancanza di riposo e l’impossibilità di dedicare del tempo alla propria famiglia generano uno stato di stanchezza cronica che va ben oltre la normale fatica fisica. Gli effetti si estendono alla vita personale e relazionale di questi lavoratori, minacciando il loro equilibrio e la loro serenità familiare.

C’è un altro aspetto importante che merita di essere messo in luce: la retribuzione. Alcuni cittadini avanzano la critica che gli operatori ecologici ricevano paghe “profumate” per il loro lavoro, ma la realtà è ben diversa. Le buste paga, anche considerando le ore straordinarie, raramente superano i 1200 euro. Una somma che, per molti, è appena sufficiente a sostenere una famiglia e fronteggiare le spese quotidiane. A fronte delle responsabilità e della mole di lavoro affrontata, questo compenso non solo appare inadeguato, ma acuisce il senso di frustrazione tra il personale.

Un’altra sfida significativa è la carenza di personale, una problematica che ASE affronta da anni e che sembra non trovare soluzioni concrete.

L’organico esistente è già ridotto al minimo, e questa situazione obbliga i lavoratori in servizio a coprire mansioni extra, spesso a discapito della loro salute. Non dimentichiamo che una buona parte degli operatori ha già superato i 55 anni di età, portando con sé un’esperienza preziosa, ma anche una maggiore vulnerabilità fisica. La pressione continua e il carico di lavoro eccessivo li mettono a rischio, rendendo urgente la necessità di nuove assunzioni.

Per migliorare la qualità del servizio e garantire un ambiente di lavoro sostenibile, è essenziale che ASE e l’amministrazione comunale prendano atto della reale situazione vissuta dagli operatori ecologici. La soluzione non può limitarsi a una maggiore attenzione alla disciplina interna o a strategie temporanee, ma deve includere piani concreti per l’ampliamento dell’organico e il miglioramento delle condizioni lavorative. Questo tipo di interventi porterebbe beneficio non solo ai lavoratori, ma all’intera comunità, contribuendo a un servizio più efficiente e a una città più pulita.

Le responsabilità non sono soltanto di chi gestisce il servizio, ma anche della cittadinanza. Un ambiente urbano ordinato e decoroso non dipende solo dall’opera degli operatori ecologici, ma anche dal senso civico dei residenti. L’educazione al rispetto degli spazi comuni è un elemento chiave per migliorare la qualità della vita di tutti. Purtroppo, questa consapevolezza sembra mancare, aggravando le già difficili condizioni di lavoro degli operatori.

È tempo di cambiare prospettiva e di considerare gli operatori ecologici non solo come esecutori di un servizio, ma come persone con famiglie, dignità e un forte senso del dovere. Dobbiamo riconoscere la loro importanza e sostenere le loro richieste di tutela, miglioramenti contrattuali e ferie che garantiscano un adeguato equilibrio tra vita professionale e privata. In caso contrario, continueremo a perpetuare un sistema che logora i lavoratori e compromette il servizio stesso.

Questo appello, intriso di preoccupazione e speranza, è rivolto ad ASE e alle autorità competenti: ascoltate le voci degli operatori ecologici, riconoscete la loro realtà e agite per offrire le giuste condizioni di lavoro. La tutela di chi lavora per il benessere collettivo non è un’opzione, ma un dovere di ogni amministrazione e comunità.”

3 commenti su "Manfredonia. Dietro le quinte dell’ASE. Lettera operatore a SQ: “Il nostro, un duro lavoro invisibile”"

  1. I spazzini 3 ore di lavoro e3 nei bar e nei forni diverno al caldo altro che durò lavoro. X che non li diamo ai privati che vedono il vero durò lavoro.

  2. Cari operatori ecologici cercate di ribellarvi .. ci sono operatori colleghi che dal terzo livello , non si sa come,sono passati al quinto ,e nessuno dice nulla di come è stato possibile, e soprattutto grazie a chi ???… e poi questi signori possono mai comandare,e fare quello che vogliono solo perché premiati falsamente responsabile di 5 livello ??? Possono questi operatori andare a sedersi vicino i bar a prendere caffè , a discapito dei poveri cristi che lavorano ?e Possono essere maltrattati da questo operatore da certi certi responsabili del terzo livello solo perché hanno un cognome forte e che oggi sono a capo di tutti gli altri operatori con la scopa in mano o a guidare camion molto più intelligenti dei cosiddetti responsabili ??? Ma la cosa più grave è che nessuno li controlla ?

  3. Il sottoscritto a lavorato in una azienda ecologica privata e da solo dovevo guidare e raccogliere 100 bidoni al giorno e non lasciare rifiuti a terra. Portavo i rifiuti in discarica tornavo in azienda e tutti giorni dovevo lavare il caso ne del mezzo tutto in 6 ore di lavoro.

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