Martedì 17 settembre 2024, a seguito di un’importante operazione investigativa condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Potenza, su coordinamento della Procura Distrettuale della stessa città, sono stati eseguiti provvedimenti di sequestro preventivo per un valore di oltre 15,5 milioni di euro e applicate misure cautelari personali nei confronti di 20 imprenditori attivi nelle province di Potenza, Foggia e Barletta-Andria-Trani. Le misure, richieste dalla Procura e disposte dal GIP del Tribunale di Potenza, prevedono il divieto per gli indagati di ricoprire cariche direttive in imprese o persone giuridiche.
L’operazione trae origine dalla scoperta di tre società con sede in Basilicata, risultate totalmente prive di personale, mezzi e capacità imprenditoriale, che dal 2019 al 2022 avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti per un valore complessivo di circa 52 milioni di euro. Tali fatture, riferibili a prestazioni di servizi come trasporti e facchinaggio e a cessioni di beni, prevalentemente prodotti da forno, sembrano, secondo le evidenze investigative raccolte, mai essere state oggetto di scambio reale. I beneficiari delle operazioni fittizie sono 18 aziende, operanti in Puglia nei settori della produzione e commercializzazione di prodotti di panificazione, pasticceria e generi alimentari, sia al dettaglio che all’ingrosso.
Le indagini hanno consentito di ricostruire un quadro indiziario che ha portato a ritenere la sussistenza di una frode fiscale di notevoli proporzioni. L’uso sistematico di fatture false avrebbe infatti permesso ai soggetti coinvolti di realizzare una significativa evasione dell’Iva e delle imposte sui redditi. Gli elementi raccolti durante l’inchiesta, ritenuti gravi sia dalla Procura che dal GIP, hanno fatto emergere la strategia di frode attuata attraverso società gestite da prestanome. Tali società, oltre a non rispettare le normative fiscali in vigore, quali l’obbligo di istituzione e tenuta delle scritture contabili, la presentazione delle dichiarazioni IVA e il versamento delle imposte, non erano neppure titolari di conti correnti aziendali, condizione obbligatoria per l’esercizio di attività d’impresa.
Le imprese beneficiarie delle fatture fittizie hanno giustificato i pagamenti utilizzando meccanismi di compensazione non chiariti e, in alcuni casi, hanno fatto ricorso al “baratto” come strumento di scambio. L’emissione e l’utilizzo di tali fatture ha consentito un illecito risparmio d’imposta, tra IVA e IRES, per oltre 15,5 milioni di euro, pari all’ammontare dei beni sequestrati.
Un altro aspetto rilevante dell’operazione riguarda le misure interdittive disposte nei confronti degli imprenditori indagati, ai quali sono contestati vari reati in ambito fiscale. Le accuse riguardano in particolare la dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti, l’omessa dichiarazione, l’emissione di fatture false, l’occultamento o distruzione di documenti contabili e il mancato versamento dell’IVA, tutti reati previsti dal D.Lgs. 74/2000. Inoltre, alle società coinvolte è stata contestata la violazione dell’art. 25-quinquiesdecies del D.Lgs. 231/2001, che disciplina la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche per reati commessi nel loro interesse o vantaggio.
Parallelamente all’applicazione delle misure interdittive, sono stati sequestrati beni mobili e immobili appartenenti agli indagati. Tra i beni oggetto del provvedimento di sequestro per equivalente figurano numerosi immobili e autoveicoli di lusso, tra cui modelli Ferrari, Range Rover, Mercedes e Alfa Romeo, oltre a rapporti finanziari nelle disponibilità degli indagati.
L’operazione rappresenta un importante risultato nella lotta alle frodi fiscali e conferma l’impegno delle autorità nel contrastare reati che minano la correttezza del sistema economico e fiscale.
Da raccolta dati di StatoQuotidiano.it, risultano 3 persone – amministratore unico e socio di maggioranza di società collegate- di Tito (Potenza), 1 cittadino rumeno residente a Tito, nei cui confronti sono state eseguite le misure interdittive; 2 di San Severo, amministratrice unica e amministratore unico di società collegate; 1 di San Giovanni Rotondo (FG), amministratore unico di una S.r.l. di Manfredonia (FG), una, di San Giovanni Rotondo (FG), amministratore unico di una snc di Cagnano Varano (FG); ancora: un imprenditore di San Severo (FG), amministratore unico di una S.t.l. di San Severo (FG), un altro di San Severo (FG), amministratore unico di una S.r.L.s. di Apricena (FG) e di una s.l.l. di San Severo (FG).
Ancora: una donna di Manfredonia (FG), amministratrice unica di una s.r.l.s. di Manfredonia (FG); un imprenditore di Cerignola (FG), amministratore unico di una S.r.l. di Cerignola (FG); un imprenditore di San Giovanni Rotondo (FG), amministratore unico di una di Canosa di Puglia (BT);
Un imprenditore di Manfredonia (FG), amministratore unico di una S.r.l. di Manfredonia (FG); un imprenditore di San Severo (FG), amministratore unico di una S.r.l. di San Severo (FG); un imprenditore di Manfredonia (FG), amministratore unico di una S.r.l.s. di Manfredonia (FG); una donna di Manfredonia (FG), amministratrice unica di una S.I.l.s. di Manfredonia (FG); un imprenditore di Manfredonia (FG), amministratore unico di una S.t.l.s. di Manfredonia (FG); una donna di San Giovanni Rotondo (FG), amministratrice unica di una S.r.l. di Manfredonia (FG); infine: un imprenditore di San Severo (FG), amministratore unico di una s.r.l.s. di Apricena (FG).
Vogliamo i nomi
Fate i nomi solo così si riesce a capire chi sono le mele marce..FATE NOMI E COGNOMI e no bla bla